Questa sera, le forze israeliane hanno lanciato una serie di attacchi aerei contro obiettivi situati nella valle della Bekaa, nel Libano orientale. La notizia è stata confermata dal sito di notizie israeliano ‘Ynet’. Il bilancio delle vittime è drammatico: secondo il Ministero della Salute libanese, almeno 492 persone hanno perso la vita e 1.645 sono rimaste ferite negli attacchi condotti in tutto il Paese. Tra i morti, 35 bambini e 58 donne, secondo quanto riportato dalle autorità sanitarie libanesi.
Herzi Halevi, capo di stato maggiore delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), ha affermato che i raid in Libano sono stati diretti a smantellare le infrastrutture costruite da Hezbollah negli ultimi 20 anni. “L’operazione di questa mattina è stata una mossa difensiva proattiva. Abbiamo colpito infrastrutture significative di Hezbollah, ed è un passo molto rilevante”, ha dichiarato Halevi in un video rilasciato dall’IDF. Ha aggiunto che l’obiettivo è prepararsi alle prossime fasi dell’operazione, con l’intento di creare condizioni che permettano agli sfollati del nord di Israele di ritornare nelle loro case.
Nel frattempo, Hezbollah ha smentito la morte di uno dei suoi comandanti di alto rango, Ali Karaki, che secondo alcune fonti sarebbe stato ucciso durante i raid a Beirut. Il gruppo militante ha confermato che Karaki è al sicuro in una località protetta. La tensione nella regione continua a salire, con il portavoce dell’IDF, contrammiraglio Daniel Hagari, che ha annunciato ulteriori operazioni future nella valle della Bekaa, un’area che secondo l’esercito israeliano ospita importanti depositi di armi di Hezbollah nascosti in edifici civili. Hagari ha esortato i residenti locali ad evacuare immediatamente dalle aree adiacenti a tali strutture per evitare il rischio di coinvolgimento nei prossimi attacchi.
In parallelo, la comunità internazionale osserva con preoccupazione l’escalation del conflitto. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha inviato una lettera al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, esprimendo preoccupazione per la sicurezza dei militari italiani impegnati nella missione UNIFIL (Forza di Interposizione delle Nazioni Unite in Libano). Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, ha affermato che, al momento, i militari italiani sono al sicuro, pur ribadendo la gravità della situazione al confine tra Israele e Libano.
Ha inoltre accennato alla possibilità di un’evacuazione dei cittadini italiani presenti nel Paese in caso di emergenza. Anche la Spagna ha emesso un avviso per i suoi cittadini, esortandoli a lasciare il Libano. La ministra della Difesa spagnola, Margarita Robles, ha assicurato che i militari spagnoli impegnati nella missione ONU mantengono alto il morale, nonostante la gravità degli eventi in corso.
Nel frattempo, Hezbollah ha intensificato il lancio di razzi verso Israele. Secondo l’esercito israeliano, circa 165 razzi sono stati lanciati dal Libano, colpendo principalmente il nord di Israele, inclusa l’area di Haifa. Inoltre, per la prima volta dall’8 ottobre, i miliziani libanesi hanno utilizzato proiettili a lungo raggio, alcuni dei quali hanno raggiunto gli insediamenti nella Cisgiordania, a oltre 100 chilometri dal confine con il Libano. Con l’escalation degli attacchi e delle risposte militari, la situazione lungo il confine tra Israele e Libano continua a essere estremamente volatile, alimentando timori di un ulteriore allargamento del conflitto.