“I motori del Paese devono riavviarsi, ma con un piano ben strutturato e articolato”, sapendo che l’uso della mascherina e il distanziamento sociale andranno avanti fino a che non ci sarà un vaccino. Questa la previsione sulla ‘Fase 2’ dell’emergenza da coronavirus, tratteggiata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella sua informativa all’aula del Senato. Sul fronte economico il premier ha ribadito che sul Mes si esprimerà il Parlamento, annunciando che il decreto aprile, con nuove misure a sostegno dell’economia, avrà una consistenza di 50 miliardi. Nel suo intervento, Conte ha assicurato che c’è “chiara consapevolezza” della necessità di “coinvolgere appieno il Parlamento”, rivendicando di aver sempre avuto “la massima premura affinché fosse preservato il delicato e complesso equilibrio fra i molteplici valori coinvolti, tutti di rango costituzionale”.
Il presidente del Consiglio ha quindi delineato una strategia in cinque punti, dalla necessità di “mantenere e far rispettare, a tutti i livelli, le misure per il distanziamento sociale e promuovere l`utilizzo diffuso dei dispositivi di protezione individuale, fino a quando non saranno disponibili una specifica terapia e un vaccino” al rafforzamento delle “reti sanitarie del territorio come arma principale per combattere il virus”; dall’intensificazione della presenza di ‘Covid hospital’ “come strumento fondamentale della gestione ospedaliera dei pazienti” all’uso corretto dei test, fino alla mappatura dei contatti sospetti. A questo proposito, ha garantito che la app Immuni sarà “offerta su base volontaria e non obbligatoria” e chi “non vorrà scaricarla non subirà limitazione nei movimenti o altri pregiudizi”. Per quanto riguarda la ‘Fase 2’, ha spiegato, “stiamo elaborando un programma di progressive aperture che sia omogeneo su base nazionale, e che ci consenta di riaprire buona parte delle attività produttive e anche commerciali tenendo però sotto controllo la curva del contagio”.
Gli interventi fin qui attuati sul piano economico, ha ammesso, “non sono sufficienti e occorre un sostegno alle famiglie e alle imprese, prolungato nel tempo e ancora più incisivo” e per questo “il Governo invierà a brevissimo al Parlamento un`ulteriore Relazione, contenente una richiesta di scostamento dagli obiettivi di bilancio programmati per il 2020, pari a una cifra ben superiore a quella stanziata a marzo. Una cifra davvero consistente, non inferiore a 50 miliardi di euro, che si aggiungeranno ai 25 miliardi” del dl ‘Cura Italia’. Risorse che serviranno al rafforzamento del personale sanitario, della protezione civile e delle forze di sicurezza; alla proroga e al rafforzamento degli ammortizzatori sociali, in particolare la cassa integrazione e gli indennizzi per gli autonomi e le partite Iva; al sostegno di coloro che non sono coperti da cassa integrazione; a misure di sostegno alle piccole e medie imprese; a fondi aggiuntivi per Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni; agli interventi di sostegno dei settori particolarmente colpiti dalle misure di contenimento del virus. Su tutte le misure, ha garantito, c’è “piena disponibilità al dialogo” con le opposizioni. Una ‘apertura’ che però non ha convinto per niente le minoranze, che hanno interrotto il discorso urlando parole come “vergogna”.
La partita fondamentale, però, sul fronte economico, si gioca in Europa. Giovedì Conte prenderà parte al Consiglio europeo. A questo proposito, ribadendo la convinzione che il Mes non sia uno strumento adeguato, Conte ha rilevato che “rifiutare la nuova linea di credito significherebbe fare un torto ai Paesi, che pure sono a noi affiancati in questa battaglia, e che intendono invece usufruirne”. Sulla questione, comunque, in ultima istanza dovrà pronunciarsi il Parlamento. L’obiettivo del governo è però un altro e per questo a Bruxelles arriverà una proposta italiana, incentrata su uno ‘European Recovery Fund’, che possa finanziare progetti comuni di interesse europeo. “Il nuovo strumento di finanziamento dovrà essere conforme ai trattati europei, perchè non abbiamo tempo di cambiarli” da costruire “prima possibile” e “in grado di finanziarsi con debito comune sui mercati finanziari”, ha precisato. “Dobbiamo affrettarci, senza indugio, a rafforzare la nostra casa comune, e dobbiamo ripararla in fretta per sperare di competere in modo efficace con le altre economie mondiali”, ha concluso Conte, garantendo che “non potrò accettare un compromesso al ribasso. Qui non siamo di fronte ad un negoziato a somma zero”. askanews