“Nuovo partito democratico”, Alfano alle amministrative col Pd

NUOVI SCENARI La Lorenzin esce allo scoperto. I rumors da tempo considerano la ministra una sorta di enclave Dem in Ncd di Daniele Di Mario

ALFANO

Il leader del Ncd, Angelino Alfano

di Daniele Di Mario

lorenzin260x160mediaLa scissione del Nuovo Centrodestra – ammesso che la parola “destra” abbia ancora un senso… – è ormai un caso politico conclamato. Che il partito di Angelino Alfano ormai viaggi in due direzioni è nei fatti. C’è chi teorizza un’alleanza stabile con Renzi e chi, invece, guarda a una riaggregazione del centrodestra (anche qui con sfumature diverse tra quanti vorrebbero creare un’area moderata alternativa a Renzi e a Salvini e quanti sono interessati a un rassemblement anche con la Lega). Nella chiera dei primi va sicuramente annoverata Beatrice Lorenzin. I rumors da tempo la considerano una sorta di enclave Dem in Ncd. Non è un mistero, del resto, che una frangia del partito alfaniano ritenga opportuno portare avanti l’esperienza di governo con Renzi e consolidare un’alleanza stabile con il Pd tanto alle amministrative quanto alle prossime politiche, magari modificando l’Italicum. Lo stesso Angelino Alfano intervenendo tempo fa alla Festa dell’Unità ha chiarito come non intenda rinnegare la nuova legge elettorale, auspicando comunque un ripensamento di Renzi: “Per battere i populismi di Grillo e Salvini c’è bisogno del premio alla coalizione” e non alla lista. Tesi sostenuta da Fabrizio Cicchitto. C’è comunque tempo. Se le riforme costituzionali andranno in porto e la legislatura andrà avanti, l’ipotesi su cui si starebbe lavorando è una modifica dell’Italicum nel 2017.

In questo scenario è chiaro che Area Popolare (Ncd più lUdc) potrebbe evolvere in un contenitori in grado di aggregare tutti coloro che, partendo dall’attuale maggioranza di governo, vogliono creare un centrosinistra diverso, che abbia nel Pd il perno di una coalizione aperta al centro. Così fa clamore un’intervista rilasciata da Beatrice Lorenzin al settimanale Tempi , vicino a Comunione e Liberazione. “La gente – spiega il ministro della Salute – ha bisogno come il pane di concretezza. Se Renzi riproduce il modello nazionale a livello locale, cioè la politica del fare come il Jobs Act, il bonus bebè, la diminuzione delle tasse, allora andiamo alle elezioni per i sindaci facendo liste insieme al Pd”. La Lorenzin sembra così spingere il suo partito ad allearsi con Renzi già alle amministrative, che comunque costituiranno uno spartiacque per tutti, un punto di non ritorno per delineare le future alleanze. “Valori forti e concretezza nell’azione amministrativa. Questo è il governo Renzi”, dice la Lorenzin, che però in una nota rilasciata alle agenzie di stampa precisa: “Non ho avuto modo di poter leggere in anteprima come sia stata stesa la mia intervista sul mensile Tempi , però leggendo le anticipazioni alle agenzie non mi sembra che il mio pensiero sia stato riportato con chiarezza. Ritengo che le elezioni amministrative abbiano una loro natura locale legata a dinamiche territoriali ed alla persona del sindaco. Quindi secondo me bisogna sempre ascoltare il territorio. Poi se posso fare un auspicio laddove il sindaco fosse espressione dello stesso spirito riformista e popolare con cui stiamo al governo con Renzi allora auspicherei un’alleanza coerente con la maggioranza di governo. Altrimenti siamo ben capaci di andare da soli come abbiamo già dimostrato”.

Parole che confermano e non smentiscono. Anche perché il ministro evoca semmai l’eventualità di andare “da soli”, non in coalizione con il centrodestra. Il Partito della Nazione sognato da Renzi e visto come un “incubo” non solo dalla minoranza Pd ma anche dagli ex Ds oggi filorenziani come Matteo Orfini, potrebbe quindi vedere la luce già alle amministrative, per poi strutturarsi in coalizione – o lista unica – alle politiche. Denis Verdini, ex fedelissimo del Cav che ha fondato Alleanza Liberaldemocratica per sostenere le riforme del governo, spiega che bisogna prima disgregare per poi riaggregare. Anche qui senza indicare in quale direzione vada la riaggregazione: se verso lo schema classico centrodestra contro centrosinistra o verso un’evoluzione diversa dell’architettura politica che, più che il centrosinistra, prevederebbe un ampio campo moderato e liberale alleato alla socialdemocrazia in salsa renziana. Anche se, su questo punto, Renzi non si è mai espresso, pur sollecitato invano da Bersani.

Ma quanto varrebbe il Partito della Nazione. Renato Brunetta ieri girava a Montecitorio sbandierando i dati di un sondaggio della Ghisleri: MoVimento 5 Stelle 31,6%, Listone di centrodestra (FI, Lega/Noi con Salvini, Fratelli d’Italia) 29,1%, Partito della Nazione (Pd e Moderati per Renzi) 25,1% e Listone di Sinistra (bersaniani e minoranza Pd, Sel di Nichi Vendola, Possibile di Pippi Civati, Coalizione Sociale di Landini, Rifondazione Comunista e Verdi) 12,7%. Astenuti e indecisi vengono dati al 37,8%. Insomma, il Partito della Nazione non arriverebbe al ballottaggio. Sarà per questo che tanti in Ncd – tra cui Quagliariello, Giovanardi, Formigoni, Esposito, Schifani – dicono apertamente di non voler “morire renziani” e, ancorandosi convintamente al centrodestra, sono pronti a fare come Nunzia De Girolamo: mollare Alfano prima che divenga impossibile farsi risucchiare da Renzi. Cioè prima delle amministrative di maggio.