di Daniele Di Mario
In questo scenario è chiaro che Area Popolare (Ncd più lUdc) potrebbe evolvere in un contenitori in grado di aggregare tutti coloro che, partendo dall’attuale maggioranza di governo, vogliono creare un centrosinistra diverso, che abbia nel Pd il perno di una coalizione aperta al centro. Così fa clamore un’intervista rilasciata da Beatrice Lorenzin al settimanale Tempi , vicino a Comunione e Liberazione. “La gente – spiega il ministro della Salute – ha bisogno come il pane di concretezza. Se Renzi riproduce il modello nazionale a livello locale, cioè la politica del fare come il Jobs Act, il bonus bebè, la diminuzione delle tasse, allora andiamo alle elezioni per i sindaci facendo liste insieme al Pd”. La Lorenzin sembra così spingere il suo partito ad allearsi con Renzi già alle amministrative, che comunque costituiranno uno spartiacque per tutti, un punto di non ritorno per delineare le future alleanze. “Valori forti e concretezza nell’azione amministrativa. Questo è il governo Renzi”, dice la Lorenzin, che però in una nota rilasciata alle agenzie di stampa precisa: “Non ho avuto modo di poter leggere in anteprima come sia stata stesa la mia intervista sul mensile Tempi , però leggendo le anticipazioni alle agenzie non mi sembra che il mio pensiero sia stato riportato con chiarezza. Ritengo che le elezioni amministrative abbiano una loro natura locale legata a dinamiche territoriali ed alla persona del sindaco. Quindi secondo me bisogna sempre ascoltare il territorio. Poi se posso fare un auspicio laddove il sindaco fosse espressione dello stesso spirito riformista e popolare con cui stiamo al governo con Renzi allora auspicherei un’alleanza coerente con la maggioranza di governo. Altrimenti siamo ben capaci di andare da soli come abbiamo già dimostrato”.
Parole che confermano e non smentiscono. Anche perché il ministro evoca semmai l’eventualità di andare “da soli”, non in coalizione con il centrodestra. Il Partito della Nazione sognato da Renzi e visto come un “incubo” non solo dalla minoranza Pd ma anche dagli ex Ds oggi filorenziani come Matteo Orfini, potrebbe quindi vedere la luce già alle amministrative, per poi strutturarsi in coalizione – o lista unica – alle politiche. Denis Verdini, ex fedelissimo del Cav che ha fondato Alleanza Liberaldemocratica per sostenere le riforme del governo, spiega che bisogna prima disgregare per poi riaggregare. Anche qui senza indicare in quale direzione vada la riaggregazione: se verso lo schema classico centrodestra contro centrosinistra o verso un’evoluzione diversa dell’architettura politica che, più che il centrosinistra, prevederebbe un ampio campo moderato e liberale alleato alla socialdemocrazia in salsa renziana. Anche se, su questo punto, Renzi non si è mai espresso, pur sollecitato invano da Bersani.
Ma quanto varrebbe il Partito della Nazione. Renato Brunetta ieri girava a Montecitorio sbandierando i dati di un sondaggio della Ghisleri: MoVimento 5 Stelle 31,6%, Listone di centrodestra (FI, Lega/Noi con Salvini, Fratelli d’Italia) 29,1%, Partito della Nazione (Pd e Moderati per Renzi) 25,1% e Listone di Sinistra (bersaniani e minoranza Pd, Sel di Nichi Vendola, Possibile di Pippi Civati, Coalizione Sociale di Landini, Rifondazione Comunista e Verdi) 12,7%. Astenuti e indecisi vengono dati al 37,8%. Insomma, il Partito della Nazione non arriverebbe al ballottaggio. Sarà per questo che tanti in Ncd – tra cui Quagliariello, Giovanardi, Formigoni, Esposito, Schifani – dicono apertamente di non voler “morire renziani” e, ancorandosi convintamente al centrodestra, sono pronti a fare come Nunzia De Girolamo: mollare Alfano prima che divenga impossibile farsi risucchiare da Renzi. Cioè prima delle amministrative di maggio.