Obama saluta l'”amico” Dalai Lama, Cina furiosa
Il Dalai Lama resta un nervo sempre scoperto per la Cina. Così, l’apertura mostrata oggi dal presidente Usa Barack Obama, che ha avuto parole dolci per il leader spirituale dei tibetani, è stata accolta da Pechino con irritazione. Obama ha salutato oggi il suo “amico” Dalai Lama in occasione di una mattinata di preghiera a Washington, alla quale ha partecipato il Dalai Lama. “Io voglio accogliere in maniera molto particolare un buon amico”, ha detto Obama all’inizio del suo discorso di fronte a circa 3mila persone. Il Dalai Lama, ha detto ancora il Presidente, è “un esempio potente di quel che significa la compassione, è una fonte d’ispirazione che noi incoraggiamo a aparlare a favore della libertà e della dignità di tutti gli esseri umani”. Per questo motivo, ha detto ancora, “noi siamo felici che sia qui”.
LA MINACCIA Obama ha giocato sul filo dell’ambiguità diplomatica, in realtà. La Casa bianca ha tenuto a precisare che tra i due non era previsto alcun “incontro specifico”. Una risposta agli altolà lanciati da Pechino nei giorni scorsi. “Noi siamo fortemente contrari che qualsiasi paese interferisca con gli affari interni della Cina in nome di questioni che riguardano il Tibet”, aveva detto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Hong Lei. In un commento pubblicato dall’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, la Cina ha attaccato comunque Obama. “Flirtare con un secessionista è giocare con un fuoco, che ferisce gravemente la reciproca fiducia tra la Cina e gli Stati uniti e umilia la credibilità di Obama come leader nazionale, perché viola gli impegni con la Cina sulla questione tibetana”, si legge nel commento. “Può esserci – continua la Xinhua – un’autoproclamata amicizia personale tra Obama e il Dalai Lama, ma un incontro tra un presidente Usa e un fuggiasco politico va oltre il dominio personale. Si tratta di una relazione ipocrita, fatta di accordi politici e freddi calcoli”.
IL COLPO BASSO – Tuttavia, secondo Pechino, da questo incontro, Obama non avrà nulla da guadagnare. “Francamente, Obama ha bisogno del Dalai Lama non perché lo rispetta, come afferma lui, ma perché il Dalai Lama è utile. Da un lato è un separatista, dal’altro viene dalla Cina ed è contro la sua patria. In parole povere, il Dalai Lama è solo uno strumento utile per Obama per ottenere guadagni a breve, mostrare la sua chiarezza morale e guadagnare punti facili in patria”, spiega l’editoriale. “Ma Obama – continua – e altri politici che vogliono incontrare il fuggitivo scopriranno presto di aver fatto male i calcoli e che le perdita supera il guadagno, dovendo pagare caro questo errore”. Questo perché la Cina “è determinata a difendere i suoi interessi fondamentali e questa determinazione, anche per temi come il Tibet, non deve mai essere sottovalutata”. Ma anche perché “ogni possibile incontro con il Dalai Lama programmato da Obama danneggerà la positività così duramente conquistata del momento nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti”.