Consiglio Ue, i 27 divisi su rincari gas e riforma mercato energia
In agenda, Covid-19, Russia e migranti. L’avvertimento alla Russia per la minaccia militare all’Ucraina
Si svolge oggi a Bruxelles, con inizio alle 10 del mattino, l’ultimo Consiglio europeo dell’anno, a cui parteciperà per l’Italia il presidente del Consiglio Mario Draghi. La discussione comincerà con il tradizionale intervento preliminare del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. I capi di Stato e di governo accoglieranno tre nuovi leader, i neo cancellieri tedesco, Olaf Scholz, e austriaco, Karl Nehammer, e la nuova premier svedese Magdalena Andersson, mentre partecipa per l’ultima volta il primo ministro uscente ceco, Andrej Babic. L’agenda del vertice prevede innanzitutto l’ormai usuale discussione sull’evoluzione della pandemia di Covid-19, poi la continuazione del dibattito sui prezzi ancora elevati sul mercato dell’energia, e quindi la questione dell’immigrazione, focalizzata ancora una volta sulla “dimensione esterna”.
Seguiranno i temi di politica estera e sicurezza, e in particolare la situazione riguardante l’Ucraina, che vede da molte settimane un’allarmante concentrazione di truppe russe lungo il confine con il Paese. C’è molta attesa per le conclusioni del Vertice su questo punto, che dovrebbero indicare che tipo di “risposta forte” l’Unione prospetta nel caso in cui si verifichi davvero la paventata invasione russa dell’Ucraina. Verrà evocata naturalmente la questione dei rapporti con la Bielorussia e della strumentalizzazione dei migranti da parte del regime di Alexandr Lukashenko per destabilizzare l’Ue. Ma la discussione avviene in un contesto più positivo vista la de-escalation delle tensioni in corso alle frontiere con Polonia, Lituania e Lettonia, grazie allo sforzo diplomatico dell’Ue con i paesi di origine e transito dei migranti.
E’ previsto anche un punto sullo “Strategic Compass”, il documento strategico preparato dall’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune, Josep Borrell, che comunque verrà adottato al prossimo Consiglio europeo di marzo. Il vertice terminerà con una riunione dell’Eurosummit, che discuterà le situazione economica, e in particolare la ripresa più forte del previsto, ma in un contesto di alta inflazione e sotto la minaccia dalle incognite della nuova variante Omicron del Covid-19. Riguardo alla pandemia, la discussione sarà focalizzata sulla situazione vaccinale, che vede ancora diversi paesi dell’Est indietro nell’immunizzazione della popolazione, e sulla necessità di migliorare il coordinamento delle misure sanitarie riguardo alla circolazione delle persone.
In questo contesto, è probabile che venga sollevata la questione delle nuove misure restrittive sui viaggi transfrontalieri nell’Ue, e in particolare l’obbligo di test che è stato introdotto per chi arriva in Italia e in Portogallo, anche se munito del Certificato digitale attestante la vaccinazione. Un altro tema è quello della cooperazione internazionale e della condivisione dei vaccini con i paesi a reddito medio-basso, che va accelerata, anche per contrastare l’apparizione di nuove varianti. Riguardo all’energia, che continua a registrare prezzi ancora molto elevati, la Commissione presenterà le conclusioni preliminari dei rapporti delle due agenzie che sono state incaricate di esaminare eventuali anomalie o comportamenti speculativi sui mercati del gas e dell’elettricità e su quello dei permessi di emissione Ets, l’Autorità europea dei mercati finanziari (Esma) e l’Agenzia per la cooperazione dei regolatori dell’energia (Acer). I due rapporti non suggeriscono modifiche o riforme dell’attuale sistema di mercato.
Una novità importante nella discussione è comunque la proposta della Commissione di prevedere che i paesi che lo vorranno possano prendere iniziative per l’acquisto e lo stoccaggio congiunto di riserve strategiche di gas, una soluzione sostenuta, fra gli altri, anche dall’Italia. Ma gli Stati membri restano divisi, con i paesi del Nord contrari a possibili interventi che cambino la dinamica attuale della formazione dei prezzi sul mercato, basata sul costo marginale del gas. Solo se i prezzi resteranno alti anche oltre i primi mesi del 2022 questa situazione potrebbe cambiare, e registrare forse una volontà più condivisa di rivedere i meccanismi di funzionamento del mercato.
La discussione sull’immigrazione continua, per ora, a essere focalizzata sulla cosiddetta “dimensione esterna”, ovvero sulle iniziative e meccanismi volti a ridurre i flussi migratori (che sono in aumento nei paesi mediterranei “in prima linea”, come l’Italia) attraverso negoziati con i paesi di origine e di transito, accordi di rimpatrio e finanziamenti a questi paesi per cercare di impedire le partenze. Su questi punti c’è il consenso di tutti gli Stati membri, diversamente dalla controversa riforma del Regolamento di Dublino (che sancisce il principio della responsabilità unica del paese di primo arrivo), rimasta ferma ormai da anni, anche dopo la nuova proposta della Commissione dell’anno scorso sul Patto per l’immigrazione e l’asilo. Qui la speranza è che la presidenza di turno francese del Consiglio Ue, nel primo semestre del 2022, riesca a sbloccare il negoziato.
La proposta di riforma dei regolamenti dell’area di libera circolazione delle persone di Schengen, che è stata presentata dalla Commissione martedì scorso, è ancora troppo recente perché possa essere oggetto di una discussione approfondita, ma è molto probabile che venga evocata, soprattutto per quanto riguarda la maggiore cooperazione fra le polizie nazionali nella individuazione e nella riduzione dei cosiddetti “movimenti secondari”, ovvero i tentativi dei migranti irregolari di ottenere l’asilo nei paesi del Nord, invece che in quello del Sud dove sono sbarcati. Potrebbe essere sollevata, inoltre, anche la questione del finanziamento Ue delle “infrastrutture” ovvero di muri e barriere alle frontiere esterne, come chiedono diversi paesi soprattutto dell’Est, ma a cui la Commissione si oppone per ragioni di principio (e non perché non sia possibile giuridicamente).
Il pranzo dei leader sarà dedicato alle questioni di politica estera, Ucraina e Russia, Bielorussia, e probabilmente non mancherà (sebbene non sia previsto dall’agenda) un punto sulla Cina. Sulla Bielorussia i leader prenderanno nota, a seguito di una relazione dell’Alto Rappresentante Borrell, degli ultimi sviluppi positivi, anche se la situazione della pressione migratoria artificialmente indotta alle frontiere dei paesi Ue confinanti non è ancora risolta del tutto; e restano comunque le tensioni con il regime di Lukashenko, mai riconosciuto dall’Ue dopo le ultime elezioni, per la forte repressione interna. Sulla concentrazione di truppe russe ai confini con l’Ucraina ci si aspetta un messaggio forte dai leader, con l’avvertimento chiaro che ogni azione militare sarà oggetto di una risposta adeguata (“conseguenze massicce” le definisce il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella sua lettera di invito ai leader), sul piano delle sanzioni economiche e finanziarie dell’Ue contro Mosca.
C’è tuttavia una differenza di atteggiamento fra gli Stati membri che chiedono una reazione energica immediata e preventiva, e quelli che considerano necessario mantenere la proporzionalità della risposta, per evitare di peggiorare le tensioni e la confrontazione, con un processo alle intenzioni di Mosca prima ancora che la minaccia si sia concretizzata davvero in una azione militare contro l’Ucraina. Non è chiaro se in questa situazione possa svolgere un ruolo la vicenda del gasdotto Nord Stream, che dovrebbe portare il gas russo in Germania passando sotto il Baltico. Il gasdotto è terminato, ma non è ancora entrato in funzione perché si attendono le autorizzazioni da parte tedesca. E queste autorizzazioni potrebbero essere bloccate (come vorrebbero gli Usa) in caso d’invasione russa dell’Ucraina.
Questo punto non è previsto in agenda, ma potrebbe essere evocato da qualche Stato membro, anche durante la discussione sull’energia. C’è, infine, un convitato di pietra al tavolo dei leader: la Cina. L’invito di Michel non ne parla, ma la Lituania solleverà probabilmente il problema, dopo che Pechino ha bloccato tutte sue le esportazioni in Cina, per punire il piccolo Stato baltico dopo l’apertura sul suo territorio di un ufficio di rappresentanza di Taiwan. L’Ue finora non ha reagito, la Commissione prende tempo sostenendo che bisogna capire bene che cosa stia avvenendo, quali siano le ragioni addotte da Pechino per questa misura. In gioco potrebbe esserci anche la proposta di boicottare le prossime olimpiadi invernali di Pechino, avanzata da altri attori internazionali per punire la Cina per le sue violazioni dei diritti umani, anche se difficilmente i Ventisette si avventureranno su questo terreno.