Oggi il governo svelerà le carte sui nuovi numeri dei conti italiani contenuti nella Nota di aggiornamento al Def che serviranno a disegnare il quadro per la manovra di ottobre. La revisione delle stime, secondo quanto già indicato ufficialmente dall’esecutivo, sarà a rialzo per quanto riguarda la crescita del Pil, che quest’anno dovrebbe salire all’1,4-1,5% dall’1,1% delle vecchie previsioni di aprile. Ma rispetto a qualche mese fa si aprono margini anche sul deficit 2018 che dovrebbe attestarsi all’1,7-1,8% dall’1,2 già stimato. La Nota di aggiornamento dovrebbe indicare un aggiustamento di circa 5 miliardi di euro (tre decimali di Pil) dopo lo sconto di 8,5 miliardi implicitamente accordato da Bruxelles all’Italia (rispetto ai 13,5 miliardi previsti ad aprile). Il titolare dell’Economia Pier Carlo Padoan continua comunque a invitare alla prudenza: i vincoli di bilancio sono stretti e le risorse poche. E l’incremento del Pil pur liberando un pò di risorse, non sarà sufficiente a far quadrare i conti. La strada della manovra per il 2018 si annuncia, quindi, tutta in salita.
Il disco verde del governo è previsto entro il 20 ottobre, e una volta messi nero su bianco i numeri, il ministro e il suo staff dovranno concentrarsi sugli interventi possibili con gli scarsi fondi a disposizione. Con un occhio sempre rivolto al consolidamento, le uniche misure per la crescita dovrebbero concentrarsi tutte sui giovani (sgravi sulle assunzioni), la lotta alla povertà, e per le imprese l’iperammortamento e credito d’imposta sulla formazione digitale. Al momento si lavora su un’ipotesi di manovra intorno ai 20 miliardi. Un terzo delle risorse dovrebbero essere recuperate con nuove entrate. Nel menù ci sono la fatturazione elettronica obbligatoria, l’allargamento dello split payment e la riapertura dei termini della la rottamazione delle cartelle. Sul fronte fiscale, inoltre, restano da disinnescate del tutto le clausole di salvaguardia sull’Iva. Nel capitolo fiscale non rientrerà, invece, la contestata sanatoria dei contanti come estensione della voluntary disclosure. Altri fondi potrebbero arrivare da un nuovo round di spending review che tuttavia finora non ha mai dato i risultati sperati.
Intanto, i sindacati insistono per rimettere mano al sistema pensionistico per bloccare l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni, la pensione di garanzia per i giovani, il pensionamento anticipato per le lavoratrici con figli. Il confronto è rimandato a dopo il varo del Def quando il ministro del Lavoro Giuliano Poletti incontrerà i sindacati. Al momento comunque le posizioni restano lontane perché il pacchetto costerebbe svariati miliardi. Il problema principale sarà adesso quello di frenare gli appetiti ed evitare che la manovra si gonfi di troppe richieste elettorali. Già un primo scoglio politico potrebbe consumarsi in Parlamento sul via libera al Def, in particolare sulla minore correzione del deficit accordata dall’Europa, sulla quale serve l’approvazione a maggioranza. Infatti, anche se nessuno forse auspicherebbe un taglio del disavanzo maggiore, molti potrebbero sfruttare questa circostanza per fare pressioni sul governo in vista delle misure della prossima legge di Bilancio.