Oggi direzione Pd, correnti discutono su tempi e regole assise
Letta ribadisce percorso costituente e respinge opa ostile
Il congresso deve essere aperto, “costituente”, e il Pd non è da rottamare. Saranno questi, oggi, i due capisaldi della proposta di Enrico Letta alla direzione democratica, il primo vero faccia a faccia del gruppo dirigente dopo la sconfitta alle politiche. Letta ribadirà e dettaglierà il percorso indicato nella lettera agli iscritti di venerdì scorso, ma stavolta avrà davanti tutti i capicorrente che in queste ore hanno riunito le rispettive truppe. E ci saranno anche i più arrabbiati, gli esclusi dalle liste o quelli che non ce l’hanno fatta. Soprattutto, il segretario democratico arriva all’appuntamento all’indomani di una serie di uscite pubbliche di big del Pd o ex Pd come Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani, Walter Veltroni che hanno messo sul tavolo il vero tema della discussione: il Partito democratico ha ancora un senso o no?
Per Letta sì, il segretario non intende partecipare al dibattito sull’identità, non vuole dire se ci si debba spostare più a sinistra o no, ma ha un’unica bussola: appunto, respingere “l’opa ostile” che arriva dal centro e da M5s. E in parte anche da mondi contigui al partito. Ma per farlo, Letta ne è convinto, il partito si deve aprire, sul modello delle Agorà, deve mostrarsi pronto a coinvolgere anche forze esterne. Un ragionamento che dovrà fare i conti innanzitutto con le correnti Pd e con le pressioni che arrivano dagli alleati: sia Giuseppe Provenzano che Bersani, per esempio, hanno chiesto di mettere da parte le primarie. Andrea Orlando ha riunito, ieri all’ora di pranzo è stata la volta di Dario Franceschini con la sua area, poi Lorenzo Guerini ha fatto il punto con Base riformista. Orlando – raccontano – insiste per avere tempi adeguati ad un vero percorso “costituente”, Franceschini condivide l’esigenza di non strozzare troppo il dibattito, ma pensa anche che il percorso congressuale non si debba allungare troppo.
Soprattutto, il ministro della Cultura è convinto – come Letta – che il Pd resta un progetto valido e che si debba respingere l’opa ostile di Conte e Calenda. Guerini e i suoi, infine, sembrano persuasi che non si possano bruciare le tappe, ma insistono a chiedere “tempi ragionevoli” e, soprattutto, fissano un paletto: le regole non si possono cambiare in corsa. Una risposta appunto a chi chiede di abbandonare le primarie e anche un avvertimento a Letta sulla gestione della prima fase: va bene l’apertura, ma il Pd ha uno statuto. Il segretario, in realtà, sta lavorando proprio per comporre questo difficile puzzle, per trovare una formula che – nel regolamento congressuale che andrà scritto – consenta anche la partecipazione di chi non è iscritto al Pd e non intende farlo, come per esempio quelli di Articolo Uno, ma non solo. Tutto, però, lascia intendere che domani sarà ancora una tappa interlocutoria: ci sarà la relazione del segretario, il dibattito, ma appunto non verrà ancora avviato ufficialmente il congresso. Con tutta probabilità sarà una seconda direzione a fine ottobre-inizio novembre, o un’assemblea nazionale ad aprire formalmente le assise.