Entrano in vigore oggi le sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro l’Iran, dopo il ritiro dall’accordo sul programma nucleare iraniano firmato nel 2015, deciso da Donald Trump e annunciato nello scorso mese di maggio. “L’Iran è malvagio”, ha detto il presidente degli Stati Uniti ieri.
“Quando mi sono insediato, giusto poco prima, si pensava che l’Iran avrebbe dominato l’intero Medio Oriente, o che lo avrebbe fatto in meno di qualche anno, molto rapidamente. Nessuno ne parla oggi”, ha aggiunto Trump. Le sanzioni americane, oltre a penalizzare l’economia iraniana, equivalgono a un ricatto contro Paesi terzi che attualmente negoziano con l’Iran: società asiatiche o europee saranno bandite dal mercato statunitense se continueranno a importare petrolio iraniano o a negoziare con banche iraniane prese di mira da Washington. Tuttavia, otto Paesi beneficeranno di un’esenzione per il petrolio: tra questi, ci sarebbero l’Italia, la Turchia, la Cina e l’India.
La lista completa e ufficiale sarà annunciata oggi. “Ci sono una manciata di Paesi che hanno già ridotto significativamente le loro importazioni di greggio e hanno bisogno di un po’ più di tempo per arrivare a zero, e daremo loro quel tempo”, ha detto il capo della diplomazia statunitense, Mike Pompeo, in un’intervista a Fox News. Riguardo alle sanzioni finanziarie, Pompeo ha ribadito che più di 600 persone ed entità in Iran saranno inserite in una lista nera, un numero superiore a quello precedente alla conclusione dell’accordo del 2015. L’obiettivo, ha aggiunto”, è “costringere il regime iraniano a cambiare comportamento”.
In Iran, il ritorno delle sanzioni è stato interpretato dalla leadership come la prova che gli Stati Uniti non riescono a mantenere la parola data. “Questo nuovo presidente americano (…) ha screditato ciò che restava del prestigio degli Stati Uniti e della democrazia”, ha twittato sabato il leader supremo iraniano, Ali Khamenei.
Ieri, la manifestazione di piazza a Teheran in occasione del 39esimo anniversario dell’occupazione dell’ambasciata Usa (il 4 novembre del 1979, fino 20 gennaio 1981, furono presi in ostaggio 52 membri della sede diplomatica americana, scatenando una pesante crisi nelle relazioni tra i due Paesi) è sfociata in proteste contro gli americani, con slogan anti-Trump e bandiere a stelle e strisce bruciate in piazza. E questa mattina è arrivato anche il commento del presidente Hassan Rohani. “Annuncio che supereremo con fierezza le vostre sanzioni illegali e ingiuste perché sono contro le regole internazionali”, ha detto Rohani in un discorso trasmesso dalla televisione locale. askanews