La riforma elettorale, il cosiddetto Italicum tornerà oggi in aula al Senato ma il suo destino è sempre più legato alle incognite dell’elezione del Presidente della Repubblica, ormai imminente, e della tenuta del patto del Nazareno tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Andrea Marcucci, senatore renziano di stretta osservanza sembra mettere le mani avanti con questo tweet: “Domani (oggi, ndr) il Senato riparte con Italicum. Legge elettorale è una priorità ed un tema che deve restare distinto dal Quirinale”. Il caso della norma salva-Berlusconi poi non ha di certo migliorato il clima tra Pd e Fi e non a caso oggi, dopo aver ribadito che la marcia indietro del premier sul salvacondotto contenuto nella delega fiscale è un errore che danneggia tanti onesti imprenditori, le prime fila azzurre, da Giovanni Toti a Paolo Romani hanno iniziato a mettere in discussione le modifiche introdotte alla riforma elettorale dall’ultimo vertice di maggioranza, in particolare il premio alla lista invece che alla coalizione, punto sul quale Berlusconi aveva aperto poco prima della pausa natalizia. E dunque oggi si riparte con l’avvertimento del capogruppo di Fi a palazzo Madama: “Domani (oggi, ndr) al Senato riprenderemo il cammino sull`Italicum. A inizio seduta – ha preannunciato Romani dopo l’incontro di lunedì con Silvio Berlusconi – ribadirò che siamo contrari al premio di maggioranza alla lista e che occorrerà una norma di salvaguardia sull`entrata in vigore della riforma. Senza tentennamenti: il premier Renzi ci deve dire a inizio lavori che intenzioni abbia al riguardo”.
Anche se il consigliere politico di Fi, esclude che l’epilogo del decreto fiscale, con o senza depenalizzazione dell’evasione fiscale sotto il 3%, possa incidere nella collaborazione fra Fi e Matteo Renzi su riforma elettorale e scelta del nuovo capo dello Stato. “L’esito della delega fiscale – ha detto Toti – non influirà in alcun modo sulla partita per il Colle. Che per noi è prioritaria, perché avere un Capo dello Stato condiviso, è una necessità per il Paese. L’importante è che sia una personalità in cui possano riconoscersi sia il centrodestra, sia il centrosinistra”. Franco Coppi, il legale dell’ex premier, invece sostiene senza tanti giri di parole che la norma salva-Berlusconi entra eccome nella partita per il Colle, “altrimenti perché Matteo Renzi promette che la pratica sarà rinviata a presidente eletto e dopo la fine dei servizi sociali a Cesano Boscone?”. Oltre al gelo con Fi stanno rialzando la testa anche gli esponenti della minoranza Pd che chiedono “si ripulisca subito il decreto sul fisco e non lo si posticipi all`elezione del capo dello Stato” per Gianni Cuperlo infatti “agganciare l`emanazione del decreto al voto sul Quirinale o alla scadenza dei servizi sociali del leader di Forza Italia rischia di alimentare la tesi di un collegamento tra vicende e scadenze distinte e che tali devono rimanere nell`interesse di tutti”.
Strada ancora più in salita per l’Italicum dunque se il premier spera ancora di ottenere il via libera di Palazzo Madama prima del voto per il successore di Napolitano, e quindi entro fine mese, anche se in Aula ci sono strumenti utili ad aggirare l’eventuale ostruzionismo (il famoso canguro), a Renzi servirà tutto l’appoggio del suo gruppo per arrivare all’obiettivo. E uno degli ultimi ostacoli può essere il tema dei capilista bloccati: “Per l’Italicum – ha detto Cesare Damiano – 100 collegi sono decisamente troppi ed il numero dei parlamentari eletti dai cittadini risulterebbe troppo esiguo rispetto a quelli nominati dai capi partito”. Al Senato peraltro un emendamento ‘trasversale’ sottoscritto da 36 senatori esponenti di diverse aree dem chiede che la proporzione sia cambiata in 25% di nomi bloccati e 75% con le preferenze e una mediazione con il governo potrebbe partire da qui. Oggi pomeriggio intanto il presidente del Consiglio incontrerà i deputati dem per parlare di riforme costituzionali. Gal