Anche se il consigliere politico di Fi, esclude che l’epilogo del decreto fiscale, con o senza depenalizzazione dell’evasione fiscale sotto il 3%, possa incidere nella collaborazione fra Fi e Matteo Renzi su riforma elettorale e scelta del nuovo capo dello Stato. “L’esito della delega fiscale – ha detto Toti – non influirà in alcun modo sulla partita per il Colle. Che per noi è prioritaria, perché avere un Capo dello Stato condiviso, è una necessità per il Paese. L’importante è che sia una personalità in cui possano riconoscersi sia il centrodestra, sia il centrosinistra”. Franco Coppi, il legale dell’ex premier, invece sostiene senza tanti giri di parole che la norma salva-Berlusconi entra eccome nella partita per il Colle, “altrimenti perché Matteo Renzi promette che la pratica sarà rinviata a presidente eletto e dopo la fine dei servizi sociali a Cesano Boscone?”. Oltre al gelo con Fi stanno rialzando la testa anche gli esponenti della minoranza Pd che chiedono “si ripulisca subito il decreto sul fisco e non lo si posticipi all`elezione del capo dello Stato” per Gianni Cuperlo infatti “agganciare l`emanazione del decreto al voto sul Quirinale o alla scadenza dei servizi sociali del leader di Forza Italia rischia di alimentare la tesi di un collegamento tra vicende e scadenze distinte e che tali devono rimanere nell`interesse di tutti”.
Strada ancora più in salita per l’Italicum dunque se il premier spera ancora di ottenere il via libera di Palazzo Madama prima del voto per il successore di Napolitano, e quindi entro fine mese, anche se in Aula ci sono strumenti utili ad aggirare l’eventuale ostruzionismo (il famoso canguro), a Renzi servirà tutto l’appoggio del suo gruppo per arrivare all’obiettivo. E uno degli ultimi ostacoli può essere il tema dei capilista bloccati: “Per l’Italicum – ha detto Cesare Damiano – 100 collegi sono decisamente troppi ed il numero dei parlamentari eletti dai cittadini risulterebbe troppo esiguo rispetto a quelli nominati dai capi partito”. Al Senato peraltro un emendamento ‘trasversale’ sottoscritto da 36 senatori esponenti di diverse aree dem chiede che la proporzione sia cambiata in 25% di nomi bloccati e 75% con le preferenze e una mediazione con il governo potrebbe partire da qui. Oggi pomeriggio intanto il presidente del Consiglio incontrerà i deputati dem per parlare di riforme costituzionali. Gal