Quotato nei sondaggi, preceduto dalla fama di prudente tessitore, ma senza nulla di concreto, per ora, nelle mani: “Fidatevi di me, scommettiamo insieme sul futuro”, questo è in sostanza il messaggio che Giuseppe Conte recapiterà stasera ai parlamentari, ai sindaci e ai consiglieri regionali del Movimento 5 stelle riuniti in assemblea (digitale, come pandemia impone). Il nuovo progetto di organizzazione che Beppe Grillo ha affidato all’ex presidente del Consiglio tarda a vedere la luce (verrà forse definito e reso noto dopo Pasqua) ma la riunione non era più rinviabile, specie dopo che lo stesso garante e fondatore del Movimento ha ribadito la scorsa settimana – senza informare Conte, che non ha gradito – la validità del limite dei due mandati elettivi in Parlamento.
“Sarà un incontro interlocutorio – garantisce chi conosce bene le intenzioni di Conte – un primo momento in cui presenterà le sue riflessioni. Si parlerà di ripartire dal territorio, di valorizzare le realtà locali. E di internazionalizzazione, che non è solo il problema dei contatti con le ‘famiglie politiche europee’ ma vuol dire avere interlocutori, visibilità e ruolo anche fuori dall’Italia”. Conte rischia di trovarsi in mano un contenitore vuoto, se non chiarisce quale futuro personale toccherà a chi non può essere rieletto e anche a chi potrebbe essere candidato ma sa già di avere pochissime chance a causa del calo dei consensi rispetto al 2018 e della riforma costituzionale che taglia gli eletti nelle due Camere. I numeri dicono che il M5S nel 2018 ha portato in Parlamento 222 deputati compresa una eletta all’estero e 112 senatori ma solo tre anni dopo ha 164 deputati e 75 senatori; e a Bruxelles i 14 europarlamentari eletti nel 2019 si sono ridotti a 9. “Se se ne vanno altri 50 faremo il pane con la farina che resta”, taglia corto un osservatore interno.
“Ci sono tante possibilità – minimizza una fonte di alto profilo del M5S – per dare spazio a chi non verrà rieletto. Conte non aveva promesso a nessuno il salvacondotto per il terzo mandato, al massimo qualcuno ci ha sperato…”. Eppure, osserva un’altra voce, “il Movimento non è più quello delle origini: non sarà facile rinunciare a gente che può valere, da sola o come gruppo di ‘volti noti’, qualche centinaio di migliaio di voti: vedi Di Maio e i suoi, Cancelleri in Sicilia, la pattuglia piemontese. Né si può pensare che i big accettino di andare a fare gli assistenti parlamentari”. D’altro canto, nessuno coltiva particolari illusioni sulle poltrone di sottogoverno: “Il M5S non toccherà palla o quasi – ammette un esponente stellato di primo piano – già da questa tornata di aprile delle nomine nelle partecipate. Il nostro peso in maggioranza si è molto ridotto e Draghi non risolverà i nostri problemi”.
“Qui c’è gente che fra l’impegno da attivista e quello di parlamentare ha legato la propria vita al Movimento da più di dieci anni: nessuno accetta di buon grado un calcio in culo”, spiega senza mezzi termini un deputato esperto: “Quando sarà il momento chi va a fare la campagna elettorale, io che sono conosciuto oppure il ragazzotto attivista?”. I gruppi sono in ebollizione da giorni, anche perché i vertici del Movimento stanno riorganizzando il sistema di raccolta fondi dai parlamentari: sarà centralizzato e non passerà più dall’Associazione Rousseau gestita da Davide Casaleggio. “Ma se devo dare gli stessi soldi che davo a Rousseau, sapendo già che non sarò rieletto, che lavoro per rieleggere al massimo qualche protetto di Luigi Di Maio e qualche esponente della società civile portato da Conte, per me tanto vale andarmene nel gruppo misto: risparmio 80-100mila euro. E come me – garantisce un altro parlamentare al secondo giro – la pensano in tanti”.
Ma ci sono anche le voci di chi, dopo il primo mandato, non dispera di fare il secondo: “La regola era nota – sottolinea una giovane deputata al primo mandato – non è che la possiamo cambiare per rivedere sempre le stesse facce. E con quale criterio si farebbe una deroga, il merito? Ma il merito è per caso quello della visibilità, quello di chi è stato a suo tempo prescelto dalla comunicazione per andare in tv? Qui c’è gente che non è conosciuta ma fa un lavoro molto serio”. E Rousseau? Altro nodo di cui Conte sperava di non doversi occupare ma che ancora non è stato sciolto. Casaleggio, che denuncia una campagna di “fango” contro la sua Associazione e nega di avere in corso una parallela attività di consultazione degli iscritti, ha lanciato una raccolta di fondi, spiegando che è a rischio “il progetto civico costruito in questi anni”. Ma dai palazzi romani il M5S fa filtrare la convinzione di poter chiudere la partita con lui ridimensionandone le pretese, pari a circa 450mila euro per i soli arretrati: “La sua non è un’attività economica, le nostre sono donazioni liberali. Per vantare un credito dovrebbe avere un contratto di servizio. E staccare fattura…”. askanews