Afghanistan, Russia, Corea del Nord, coalizione anti-Isis e Siria. Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Jim Mattis è oggi a Bruxelles per due giorni di consultazioni con i colleghi dell’Alleanza atlantica sui dossier più caldi della Nato. Il capo del Pentagono giunge in Europa con l’obiettivo di portare a casa un duplice risultato: la creazione di due nuovi centri di comando Nato, una riorganizzazione che permetterebbe di rafforzare ulteriormente la deterrenza nei confronti della Russia, e l’incremento di almeno 3.000 militari del personale dispiegato dall’Alleanza nella missione Resolute Support in Afghanistan. Il primo risultato dovrebbe essere annunciato dai ministri riuniti a Bruxelles già oggi; l’aumento delle truppe nel Paese asiatico, anticipato dal segretario generale Jens Stoltenberg, sarà invece discusso e approvato nella giornata di domani. Il vertice giunge proprio mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è impegnato in un tour in Asia, in un contesto di crescenti tensioni con la Corea del Nord per le ambizioni nucleari e balistiche di Pyongyang. E la “minaccia globale” rappresentata dal regime di Kim Jong Un sarà al centro della cena di Mattis e dei suoi 28 omologhi dell’Alleanza Atlantica questa sera presso la sede della Nato a Bruxelles.
La Russia, con la quale le relazioni si sono raffreddate come mai dal tempo della Guerra Fredda a causa della crisi ucraina e delle presunte interferenze di Mosca nella campagna elettorale statunitense, sarà inoltre uno dei tempi più importante trattati in serata. Alla cena è stata invitata anche Federica Mogherini, alto rappresnetante Ue per la Politica estera e di sicurezza. Nell’ambito delle discussioni sulla Russia e le relazioni – tese – tra la Nato e Mosca, l’Alleanza annuncerà una revisione della struttura di comando, descritta dal Segretario generale Jens Stoltenberg come la “colonna vertebrale” della Nato. La nuova struttura comprenderà un comando per la protezione delle comunicazioni marittime fra l’America settentrionale e l’Europa e un comando per migliorare il movimento di truppe ed equipaggiamento in Europa, come ha spiegato lo stesso Stoltenberg, sottolineando come la capacità di spostamento delle forze sia “essenziale per la deterrenza e la difesa collettiva”. Attualmente, la Nato dispone di sette comandi distinti, per un totale di 6.800 effettivi, contro i 33 (e 22mila effettivi) dell’epoca della Guerra Fredda; dal 2002 la struttura è stata oggetto di tagli e ridimensionamenti, ma dopo la crisi ucraina si è registrato un cambiamento di strategia nei confronti di una Russia ritenuta più aggressiva, in particolare con il dispiegamento di alcuni battaglioni nei paesi Baltici e in Polonia.
Domani, i ministri della Difesa della Nato dovranno annunciare invece un rafforzamento della loro missione in Afghanistan, “Resolute Support” – che attualmente conta circa 13.000 soldati – come segno di sostegno alla “nuova strategia” per questo Paese. Gli Stati Uniti dovrebbero contribuire con altri 2.800 militari per la missione e gli Alleati e i loro partner dovrebbero fornire circa 700 soldati, secondo quanto spiegato da alcune fonti diplomatiche. Sempre nella mattinata di domani, inoltre, Mattis riunirà nei locali della Nato circa sessanta ministri e rappresentanti dei Paesi della coalizione anti-Isis per fare il punto sulla campagna militare in Iraq e in Siria. La caduta di Mosul e, più recentemente di Raqqa, la “capitale” del gruppo jihadista in Siria, apre la strada per alcune discussioni sul “dopo”, ha detto Mattis ai giornalisti a bordo dell’aereo che lo conduce in Europa. A Bruxelles, infine, Mattis avrà un incontro bilaterale con il suo omologo turco Nurettin Canikli. Le relazioni tra Washington e Ankara sono sempre più tese in ragione del disaccordo sull’addestramento e la fornitura di armi statunitensi al Ypg, la milizia curdo-siriana in prima linea nella lotta all’Isis, considerata dalla Turchia come un gruppo terroristico.