Comincia stasera a Bruxelles, attorno alle 19, il tradizionale Consiglio europeo di ottobre, che questa volta ha come piatto forte l’apparente stallo nei negoziati sulla Brexit, e come possibile piatto extra (non previsto dall’agenda) una discussione sulla manovra finanziaria italiana.
Il momento giusto per discutere della manovra potrebbe essere il pranzo di giovedì fra i leader dell’Eurozona (Eurosummit), se il premier italiano Giuseppe Conte vorrà “anticiparne alcuni elementi” – come ha detto il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, considerandolo “verosimile” -, oppure se sarà qualche altro capo di Stato e di governo che approfitterà dell’occasione per chiedere chiarimenti, durante la riunione plenaria o in incontri a margine con Conte. Fonti del Consiglio europeo non escludevano affatto, a Bruxelles, che sia sollevato, anche se non previsto, il “tema scottante” della manovra italiana, sottolineando comunque che si tratterebbe di una discussione in cui i leader sarebbero “guidati dal rispetto reciproco”.
Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha invece avvertito che “non sarebbe saggio” aprire questa discussione già al vertice Ue. “Non credo che sarebbe un’idea saggia, ispirata, evocare il problema del bilancio italiano nel Consiglio Europeo. C’è prima la Commissione che deve dare la sua opinione, poi ci sono l’Eurogruppo e l’Ecofin. E se tutto si blocca c’è il Consiglio Europeo: non cominciamo dalla fine della procedura”, ha spiegato Juncker. “Io dico – ha insistito il presidente della Commissione – che non bisogna comincia dalla fine della procedura, ma dall’inizio. Non bisogna – ha avvertito – mettere l’Italia sul banco degli imputati”.
D’altra parte, anche le fonti del Consiglio europeo hanno ricordato che “c’è una procedura chiara: non sta ai leader fare le valutazioni dei bilanci. Il Documento programmatico di bilancio italiano – hanno constatato – è stato inviato ieri: ora la palla è nel campo della Commissione europea”. D’altra parte, lo stesso Juncker ha inviato un messaggio piuttosto contraddittorio, con la sua lunga intervista di oggi ad alcuni media audiovisivi italiani, in cui ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte: da una parte ha assicurato che l’Europa non potrebbe fare a meno dell’Italia, perché “non sarebbe più l’Europa”, e ha affermato che non c’è ancora alcun giudizio di Bruxelles, e tanto meno una bocciatura della manovra; dall’altra, dopo aver osservato che la Commissione non vuole mettere in discussione le misure della manovra stessa, ha sottolineato che deve però esprimersi sui saldi di bilancio, che deve far rispettare le regole europee sui conti pubblici.
Fino ad avvertire che, se l’esecutivo Ue lasciasse passare tutto al governo italiano, vi sarebbero “reazioni virulente” in diversi altri Stati membri dell’Eurozona, e insulti e invettive” contro la Commissione per la sua mancanza di rigore rispetto a Roma. Forse sarebbe stato meglio, invece di fomentare le polemiche e provocare le inevitabili reazioni sprezzanti degli esponenti della maggioranza giallo verde e del governo, che Juncker avesse lasciato il compito di cominciare i difficili negoziati sulla manovra al solo commissario agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, al quale non ha certo reso il compito più facile. Moscovici sarà a Roma proprio durante il vertice di Bruxelles, e incontrerà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro dell’Economia Giovanni Tria. E, oggi, secondo quanto riferito da Palazzo Chigi, è in programma un bilaterale tra Giuseppe Conte e Angela Merkel a Bruxelles.
L’agenda ufficiale dell’Eurosummit, comunque, prevede una ennesima discussione sul cosiddetto “approfondimento” dell’Unione economica e monetaria (Uem), con la riforma del Fondo salva-Stati Esm e soprattutto il completamento dell’Unione bancaria, tenuta in ostaggio ormai da anni dall’ala rigorista dei tedeschi e dei loro alleati. L’ala rigorista non vuole assolutamente accettare la garanzia comune per i depositi bancari e l’intervento pubblico per finanziare, se necessario, il Fondo di risoluzione comune. La speranza della presidenza di turno semestrale austriaca del Consiglio Ue è di riuscire a fare qualche passo avanti entro la fine dell’anno, ma non ci sono molte probabilità che questo accada. Gli altri temi più importanti del Consiglio europeo, oltre alla Brexit, sono la discussione sull’immigrazione, la cooperazione con i paesi arabi e africani, e le misure contro gli attacchi cibernetici.
Domani mattina, nella riunione del vertice a ventotto, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, il cui governo esercita la presidenza di turno semestrale del Consiglio dei ministri dell’Ue, farà un rapporto di aggiornamento sulla situazione migratoria, sottolineando che il numero degli arrivi irregolari nell’Ue è calato, rispetto all’ottobre dell’anno scorso, del 95%, portandosi a un livello inferiore a quello precedente alla crisi del 2015. Il Consiglio europeo adotterà delle conclusioni, ma in realtà non sono stati fatti progressi nell’attuazione delle conclusioni del Consiglio precedente; quello di giugno, in particolare per quanto riguarda il concetto nuovo di “piattaforme di sbarco” nei paesi terzi per i migranti salvati in mare, e un sistema volontario funzionante di redistribuzione dei richiedenti asilo raccolti dalle navi europee e sbarcati nei porti dei paesi Ue, per non parlare dello stallo totale della riforma del sistema d’asilo di Dublino.
Uno dei pochi punti su cui c’è sicuramente accordo è la necessità di andare avanti nello sviluppo della cooperazione con i paesi di origine e di transito dei migranti irregolari in Africa, e poi con i paesi arabi che si affacciano sul Mediterraneo, che l’Ue incontrerà in un vertice previsto a febbraio in Egitto. I leader dei Ventotto esprimeranno la loro determinazione a contrastare, con misure concrete, gli attacchi cibernetici (che sono spesso di provenienza russa, sebbene non lo si dica esplicitamente), anche in vista delle elezioni europee del prossimo maggio. Il sospetto espresso in alcuni articoli della stampa internazionale secondo cui la prudenza verso Mosca sarebbe determinata da una possibile opposizione del governo italiano non è stato confermato, ieri, dalle fonti del Consiglio europeo, che hanno sottolineato il carattere generale delle misure sulla sicurezza cibernetica, e il fatto che non vi sia opposizione da parte di nessuno Stato membro: “C’è la chiara intenzione e equipaggiare l’Ue con strumenti per affrontare la minaccia in futuro, indipendentemente da chi proviene, che sia la Russia o altri”.
Sulla Brexit, infine, il Consiglio europeo prevede una “coreografia” particolare: la premier britannica, Theresa May, avrà la possibilità di parlare ai capi di Stato e di governo dell’Ue all’inizio della riunione di domani sera, prima che i leader dei Ventisette si riuniscano, in un’altra sala, senza di lei, per ascoltare il rapporto sulla situazione del capo negoziatore dell’Unione, Michel Barnier. I negoziati non hanno comportato i passi avanti sperati, dopo la bocciatura, da parte dei Ventisette, del piano “Checquers” britannico, e la difficoltà da parte della May ad accettare il “backstop” (rete di sicurezza) proposto dai Ventisette per rimandare la soluzione della “questione irlandese” a un periodo successivo all’accordo di ritiro del Regno Unito dall’Ue. Mancano, dunque, oggi, quei “progressi decisivi” che dovrebbero aver luogo perché i leader dell’Ue possano convocare un vertice straordinario a metà novembre in cui decidere di dare il via libera all’accordo di divorzio e allo stesso tempo approvare una dichiarazione sulle relazioni future, secondo le condizioni che erano state fissate. Insomma, la situazione è chiaramente di stallo.
Ma questa situazione di crisi potrebbe essere anche una opportunità: drammatizzando la possibilità, ormai ben reale, di un “no deal”, un mancato accordo, con tutte le conseguenze che comporterebbe, sia i Ventisette che la May potrebbero cercare di fare un ultimo tentativo per salvare il negoziato. La premier britannica potrebbe dare qualche indicazione in questo senso durante il suo discorso ai Ventisette, e poi negli incontri bilaterali che avrà a margine. Comunque, come è stato dimostrato al recente vertice informale di Salisburgo, disastroso per Londra, quello che è certo è che non pagano i tentativi britannici di dividere gli europei, o di screditare Barnier: come hanno affermato oggi fonti del Consiglio europeo, “Barnier è sostenuto da tutti i Ventisette, e ne ha la piena fiducia; e a ogni vertice, questo sostegno e questa fiducia non fanno che aumentare”. askanews