Vertice Ue, focus su condizioni per aiuti di Stato

L’Europa divisa. Nove paesi chiedono Eurobond, si discute su linea di credito Mes

bruxelles

Si svolge oggi pomeriggio, a partire dalle 16, una nuova riunione dei capi di Stato e di governo dell’Ue in videoconferenza, la terza dopo quelle del 10 e del 17 marzo, e la prima che sostituisce un Consiglio europeo formale in calendario da mesi, sempre con lo stesso, unico punto in agenda: le misure per rispondere alla pandemia del Coronavirus Covid 19, all’emergenza sanitaria e alle sue pesantissime conseguenze economiche. Lo sforzo principale del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, e della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, era stato finora soprattutto volto ad aumentare il livello di coordinamento e la coerenza fra gli Stati membri per le misure da prendere in un settore, quello sanitario, che è di competenza nazionale (e a volte regionale) e non comunitaria. Ma questa volta il nodo principale è un altro: gli Stati membri sono divisi sul tipo, le dimensioni e la portata degli strumenti europei da utilizzare, o da creare, per sostenere l’enorme sforzo economico dei paesi più colpiti dalla pandemia.

Questi paesi (di cui l’Italia e la Spagna sono solo l’avanguardia) stanno affrontando una spesa ingente per sostenere e rafforzare i loro sistemi sanitari sottoposti a pressioni senza precedenti, e per far reggere l’intero sistema economico, le imprese e il lavoro al drastico “lockdown” necessario per fermare il contagio. E questa spesa è in deficit, e diventerà presto debito pubblico aggiuntivo. Per i paesi come l’Italia e la Spagna, questo debito aggiuntivo andrà pagato con tassi d’interesse più alti a causa dello spread, il divario con i tassi tedeschi, che si allarga quanto più si aggrava la crisi. Per evitare che alla tragica crisi del coronavirus in corso segua, subito dopo, una dura crisi finanziaria durante l’inevitabile recessione, i governi europei e la Commissione stanno discutendo varie forme di sostegno e di solidarietà, ma sono soprattutto due quelle su cui si concentra il dibattito: una linea di credito del Mes, il Fondo salva-Stati dell’EUrozona, disponibile per tutti i paesi, ma a condizioni diverse rispetto al passato; e la creazione di “eurobond”, o “Corona bond”, uno strumento per l’emissione di debito comune europeo. Oggi nove paesi membri dell’Eurozona, tra cui l’Italia, hanno chiesto di lavorare a questa soluzione.

Durante la crisi del debito sovrano dell’Eurozona, la “condizionalità” del Mes ha significato, per i paesi sottoposti al salvataggio finanziario del Fondo salva-Stati (Irlanda, Portogallo, Grecia, Cipro, Spagna), pesanti misure di austerità e riforme strutturali, monitorate dall’arcigna Troika (Fmi, Bce, Commissione europea). In questo caso, invece la condizionalità del sostegno del Mes – che dispone della ragguardevole potenza di fuoco di 410 miliardi di euro – dovrebbe consistere semplicemente nell’esclusiva destinazione dei finanziamenti alle misure legate alla crisi del coronavirus, in campo sanitario come nella dimensione socio-economica. Nella discussione che si è svolta finora fra i ministri finanziari, tuttavia, i paesi rigoristi hanno insistito perché venisse aggiunta una seconda condizione: “L’aspettativa che, a lungo termine, i paesi tornino alla stabilità finanziaria”, come ha spiegato il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno. Il dibattito è ora sul significato di questa formula del “ritorno alla stabilità”: bisogna chiarire, in particolare, se non implichi ancora una volta per i paesi che chiedono di accedere alla linea di credito, una marcia forzata per il risanamento dei conti pubblici a ritmi insostenibili.

Questa domanda è stata fatta al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel durante un’intervista alla Tv belga LN24. “A situazione eccezionale, risposta eccezionale”, ha replicato. “Questa non è una crisi che riguardi solo l’Italia o la Spagna, è una crisi europea, anzi mondiale dobbiamo essere molto mobilitati a breve, a medio e a lungo termine”. “Nella videoconferenza dei leader – ha continuato Michel – sarà questo il punto: impegnarci a mobilitare tutti i mezzi. È vero – ha ammesso – che su certi strumenti importanti dell’Eurozona come il Mes le discussioni dovranno proseguire, per vedere tecnicamente come garantire le capacità di solidarietà, stabilità, e anche di responsabilità di ciascuno Stato membro”. Quello della condizionalità del sostegno del Mes, ha aggiunto il presidente del Consiglio europeo, “è esattamente il soggetto sulla tavola dei capi di stato e di governo e anche su quello dei ministri delle Finanze”, ed è necessario “che si continui il lavoro nei prossimi giorni e nelle prossime settimane”.

Su questo, ha precisato, “non dovremmo attenderci uno sprint: questa crisi – ha insistito – avrà un impatto a breve, a medio e a lungo termine. E dunque stiamo entrando in un processo decisionale permanente sul piano europeo. È quello che abbiamo fatto nelle ultime due settimane: decidiamo degli orientamenti, li mettiamo in atto, verifichiamo a che ritmo sono applicati, e sappiamo che le prossime tappe dovranno riguardare anche le questioni economiche e sociali”. “Ne ho parlato – ha riferito Michel – con il premier spagnolo Pedro Sanchez, con quello italiano Giuseppe Conte, con olandese Mark Rutte, ne avevo parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Siamo mobilitati insieme ai colleghi – ha assicurato – per fare in modo di poter ravvicinare i punti di vista, in modo da essere sulla stessa lunghezza d’onda, sia sulla filosofia generale che sulla strategia, sull’architettura della nostra risposta, sulle risposte più concrete che potremmo declinare progressivamente lungo tutte le prossime settimane”.

“Non è nell’interesse di nessuno – ha continuato il presidente del Consiglio europeo – abbandonare gli Stati membri che sono in difficoltà più gravi rispetto agli altri. È per questo che i ministri delle Finanze sono mobilitati tentare di fare in modo che si possa rialzare la testa insieme, progredire insieme. È vero – ha riconosciuto Michel – la questione della condizionalità è uno dei dibattiti che sono aperti sul piano politico fra i diversi Stati membri. Tenteremo di fare progressi. Io sono molto impegnato – ha concluso – a cercare di garantire sia l’unità che lo spirito di solidarietà sul piano europeo”.