“All’Ars, come alla Regione, le sacrosante esigenze di riduzione dei costi in un periodo da economia di guerra, non possono portare alla lesione dei diritti dei lavoratori”. Lo dichiara il segretario generale della Cisl Funzione pubblica Gigi Caracausi, che aggiunge: “A proposito dei tanto discussi stipendi dei dipendenti dell’Assemblea regionale, ad esempio, crediamo intanto che l’eventuale riduzione debba essere accompagnata da altre forme di intervento ‘anti-spreco’ nei Palazzi per dare il senso della condivisione di un progetto di spending review e non una risposta momentanea alla pressione della pubblica opinione”.
Il leader sindacale sottolinea poi come “gli eventuali tagli debbano riguardare le fasce più alte, quelle dirigenziali. Considerati i vincoli che derivano da garanzie costituzionali e normativi, il tetto fissato da Renzi credo possa essere un ottimo punto di partenza per iniziare un cammino di progressiva armonizzazione tra le retribuzioni dei dipendenti dell’Ars a quelle dei lavoratori della Regione”. A proposito dei dipendenti regionali, nella scorsa manovrina è stata inserita una norma che fissa il tetto degli stipendi dei burocrati a 160 mila euro. Poco più che uno spot, secondo Caracausi. “I criteri fissati da quella norma – spiega infatti il leader siciliano della Cisl Fp – andranno successivamente discussi in sede di contrattazione sindacale. E credo che sarebbe assai più utile verificare la presenza di doppi, tripli e multipli incarichi di dirigenti e alti burocrati che siedono anche in cda e consigli vari. Cariche aggiuntive il cui compenso – conclude – dovrebbe essere per metà restituito dai dirigenti al Bilancio. Sarebbe interessante verificare anche se questa restituzione avviene davvero”.