Olanda, avanzata dei populismi. Francia e Germania prossimi test, in gioco futuro Ue

Olanda, avanzata dei populismi. Francia e Germania prossimi test, in gioco futuro Ue
12 marzo 2017

Il voto olandese di meta’ marzo e’ il primo dei tre passaggi elettorali chiave del 2017 per capire cosa diventera’ l’Europa dei prossimi anni. Nei Paesi Bassi la crescita del partito di estrema destra PVV, guidato dal leader islamofobo e anti-europeo Geert Wilders, e’ una ipotesi concreta, anche se gli ultimi sondaggi indicano una rimonta del partito liberale del premier Mark Rutte. Ma saranno le elezioni presidenziali in Francia del 23 aprile e 7 maggio e le politiche in Germania del 22 settembre, a dire davvero se il vento del populismo che soffia in occidente diventera’ una realta’ di governo. Il voto in Francia, in particolare, e’ il vero ‘stress test’ che pesa sulle sorti dell’Europa. A Parigi per il momento si tende a dare credito ai sondaggi, che considerano la vittoria finale di Marine Le Pen come una ipotesi piuttosto remota. Ma il numero di indecisi e’ altissimo e la credibilita’ scientifica degli istituti demoscopici, che hanno sbagliato non poche previsioni a cominciare dalla ‘Brexit’ passando per l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, suggerisce di guardare all’esito finale con cautela. I sondaggisti comunque indicano la leader del Front National attorno al 27% delle intenzioni di voto al primo turno.

Le Pen dovrebbe battere tutti i candidati, piazzandosi in testa. Ma al ballottaggio, in caso di scontro con il candidato centrista, Emmanuel Macron, la sconfitta della leader dell’ultradestra francese e’ considerata molto probabile. Soprattutto ora che il candidato indipendente ha superato la diretta rivale nei rilevamenti demoscopici. Per la prima volta, pochi giorni fa, la leader della destra si e’ vista scavalcare anche nei sondaggi del primo turno. Campane a festa per il centrista, che ora potrebbe avantaggiarsi del “voto utile” di tutto lo schieramento anti Le Pen, senza nemmeno aspettare il secondo turno elettorale. Tanto piu’ che l’uomo del centrodesta, Francois Fillon, sta divenendo l’anatra zoppa della situazione, per via del caso giudiziario che lo vede implicato insieme alla mogli Penelope. Senza chance i candidati della sinistra: il socialista Benoit Hamon non si muove dal 14%, il candidato della sinistra radicale Jean Luc Melenchon resta al 10%. Diverso, almeno all’apparenza il caso Germania. Il 24 settembre i tedeschi saranno chiamati a rinnovare i 630 seggi del parlamento federale. La 62enne cancelliera Angela Merkel, alla guida del paese dal 2005, si candida per il quarto mandato consecutivo.

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Una candidatura considerata quasi senza alternative fino a poche settimane fa, quando i socialdemocratici hanno messo sul tavolo la carta Martin Schulz, che a sorpresa, ha suscitato un’ondata di consensi inattesa per un elettorato stanco e quasi rassegnato a svolgere una funzione ancillare nei confronti dei centristi della Cdu. Tre settimane fa, per la prima volta, l’ex presidente del parlamento europeo ha superato nei sondaggi la rivale e secondo il ‘Politbarometer’ della tv pubblica Zdf, ha raggiunto il 49% dei consensi, mentre la Merkel si e’ fermata al 33%. Poiil colpo di scena: Merkel controsoprassa e4 Schulz torna secondo. Ma da qui a settembre la partitia e’ ancora tutta aperta. Tanto piu’ che la legge elettorale tedesca premia i partiti, non le coalizioni, e anche in questo caso i sondaggi indicano un’ascesa della Spd, dopo anni di lento declino: i socialdemocratici e la Cdu sono testa, a testa attorno al 30%i sono dati attorno al 30%, contro un 34% della Cdu. Il partito nazionalista e euroscettico ‘Alternative fur Deutschland’ guidato da Fauke Perry, la cui ascesa e’ il vero rischio di sterzata populista per Berlino, rimane al terzo posto dietro ai due grandi e viene indicato al 12%.

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