Omicidio Desiree, giudici: violenza dolorosissima

Omicidio Desiree, giudici: violenza dolorosissima
Desirée Mariottini
9 marzo 2022

“Solo una condizione di totale obnubilamento, associata all’effetto analgesico, sedativo ed antidolorifico secondario che il mix di sostanze le provocò, spiegano come la giovane abbia potuto resistere ad una tale forma di dolorosissima violenza, senza alcuna reazione apparente e senza neppure sottrarvisi: tanto più che si trattava della prima esperienza sessuale completa”. Così si legge in un passo delle motivazioni della sentenza che ha condannato, lo scorso 19 giugno, quattro cittadini di origine africana per l’omicidio di Desiree Mariottini, avvenuto il 19 ottobre 2018.

Nel documento di 281 pagine i giudici ripercorrono tutta la vicenda della ragazza, che aveva 16 anni e venne trovata senza vita in uno stabile abbandonato di via dei Lucani, nel quartiere di San Lorenzo. Morì dopo aver preso droghe ed esser stata più volte oggetto di violenza. L’ergastolo è stato comminato a Mamadou Gara e Yusef Salia. La pena di 24 anni e mezzo è stata data a Brian Minteh. Alinno Chima ha avuto 27 anni. Le accuse nei loro confronti vanno, a seconda delle singole posizioni, dall’omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di sostanza stupefacente.

I giudici spiegano che quanto è avvenuto “non si trattò solo della cinica e malevola volontà di non salvare la giovane dall’intossicazione di cui loro stessi erano stati autori e di impedire le indagini delle violenze da lei subite, ma in forma più estesa, di conservare la propria ‘casa’ e le proprie fonti di ‘reddito’, oltre ad un tranquillo e sostanzialmente indisturbato luogo di consumo degli stupefacenti, che rendeva eccezionale e noto quel rifugio”.

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Quindi “gli imputati sapevano perfettamente che Desiree poco prima aveva bevuto molto metadone e aveva fumato il crack” e “hanno mostrato un cinico assoluto disinteresse rispetto al progressivo decadimento delle funzioni vitali di Desiree”, sottolineano i giudici. “Anche chi non ha partecipato o non vi è prova abbia partecipato alla somministrazione delle sostanze tossiche che indussero allo stato comatoso della ragazza, ben può essere chiamato a rispondere dell’evento morte – si legge ancora nella sentenza – laddove le condizioni di fatto fossero risultate tali da imporre e pretendere anche da parte sua un dovere di protezione e di impedimento delle conseguenze di danno per il bene della vita di Desiree”.

Inoltre “sussiste comunque la violenza sessuale di gruppo, anche se circoscritta all’azione dei soli Salia e Gara – concludono i giudici – che in ogni caso, va rimarcato, hanno entrambi compiuto atti sessuali approfittando delle condizioni menomate di Desiree”. Secondo la Corte “le cessioni di sostanze” sono “state finalizzate all’aggressione sessuale poi realizzata dentro il container, in un unico contesto spazio-temporale”. E poi “la centrale dei rifornimenti di droga era certo costituita dallo stabile di Via dei Lucani 22, una sorta di supermercato degli stupefacenti – si spiega – con ampia offerta di ‘prodotti’, da eroina e cocaina a psicofarmaci ed altro e con spazi deputati alla preparazione e al consumo delle droghe”.

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