Omicidio Desiree, pm chiede ergastolo per i 4 imputati
Omicidio volontario, violenza sessuale aggravata, cessione di stupefacenti a minori. Per queste accuse, contestate a vario titolo ed a seconda delle singole posizioni, la Procura di Roma ha chiesto l’ergastolo per i 4 immigrati sotto accusa in relazione alla morte di Desiree Mariottini, la ragazzina di 16 anni trovata senza vita la mattina del 19 ottbre 2018 in un palazzo abbandonato nel quartiere San Lorenzo. Era andata via di casa da alcuni giorni Desiree Mariottini. Originaria di Cisterna di Latina, venne accompagnata dalla stazione Termini allo stabile dove trovò la morte.
Sotto accusa ci sono Alinno Chima, Brian Minthe, Mamadou Gara, Yussef Salia. Nei loro confronti i pubblici ministeri hanno chiesto il massimo della pena, l’ergastolo. Per Gara è stata chiesta l’assoluzione per le contestazioni relative alla cessione di stupefacenti ed alla induzione alla prostituzione. Il 14 settembre Desiree Mariottini avrebbe compiuto 18 anni. Ma a quell’appuntamento, tanto importante per i giovani, la ragazzina di Cisterna di Latina non c’è mai arrivata. La sua vita è finita dentro uno stabile abbandonato al quartiere San Lorenzo, in un’area che da anni dovrebbe essere risanata e invece rimane un pezzo cariato dentro la città. A poca distanza dalle strade della movida universitaria, della musica live e di qualità dei club vicini al camposanto del Verano.
Nei mesi scorsi una testimone ha spiegato davanti ai giudici del tribunale di Roma quel che ha visto la ragazza un giorno prima della morte di Desiree. “Con me, uno degli imputati ha confessato di aver avuto rapporti sessuali consensuali con lei dopo averle dato la droga – ha spiegato – L`ha ammesso qualche ora dopo la morte. Anche altri due imputati mi hanno raccontato di aver avuto dei rapporti con Desirée. Ognuno, in confidenza, ha scaricato le responsabilità delle violenze sugli altri. Confermo di aver saputo che uno degli imputati ha pronunciato la frase `Meglio lei morta, che noi in carcere'”. Desiree è spirata per per un’insufficienza cardiorespiratoria causata da un mix di droghe. Il giorno della sua scomparsa è arrivata alla stazione Termini e poi è andata nel palazzo di via dei Lucani insieme ad una conoscente. In quel tugurio senza mobili e con qualche materasso posato per terra è stata violentata da persone molto più grandi di lei “mediante la costrizione delle braccia e delle gambe”, hanno ricostruito gli inquirenti.