Omicidio Khashoggi, il giorno della “cruda verità”. Erdogan rivelerà al mondo le prove che incastrano Riad

Omicidio Khashoggi, il giorno della “cruda verità”. Erdogan rivelerà al mondo le prove che incastrano Riad
Jamal Khashoggi
23 ottobre 2018

La “cruda verita’” sul caso di Jamal Khashoggi e’ attesa per oggi, nel giorno in cui Ankara dovrebbe rivelare al mondo le prove che incastrano Riad per l’omicidio del giornalista saudita nel consolato a Istanbul. Con il dossier sul coinvolgimento saudita la Turchia puo’ condizionare Washington, alleata dei sauditi e finora sua protettrice, e lo stesso regno wahabita che potrebbe veder sospese le forniture di armi dai Paesi europei. L’assassinio di Khashoggi del 2 ottobre scorso e’ stato “selvaggiamente pianificato”, ha detto una fonte del governo turco, lasciando intravedere quanto esplosive possano essere le rivelazioni che il presidente, Recep Tayyp Erdogan, fara’ oggi nella riunione del gruppo parlamentare del proprio Partito per la giustizia e lo sviluppo.

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“Siamo di fronte ad una situazione che e’ stata mal pianificata e poi sono stati fatti notevoli sforzi per nascondere” l’omicidio, ha sottolineato nel corso di una conferenza stampa Omer Celik, il portavoce del partito al potere in Turchia. Se gli Usa prendono tempo, ribadendo con Jared Kushner, genero e consigliere di Donald Trump, “l’importanza” dell’Arabia Saudita come alleato contro il terrorismo e affermando che solo al termine di una indagine sara’ presa una posizione chiara, alcune capitali europee sembrano piu’ risolute. Il ministro dell’Economia tedesco, Peter Altmaier, ha chiesto una una posizione comune da parte dell’Unione europea per fermare le esportazioni di armi in Arabia Saudita.

L’altro ieri la cancelliera Angela Merkel ha annunciato che “in questa fase non approvera’ ulteriori esportazioni di armi” fino a quando non sara’ fatta luce sulla vicenda. Nel primo commento del governo italiano sulla vicenda, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha detto che “l’Italia non da sola ma con l’intera comunita’ internazionale attende risposte ancora credibili”. “E’ un fatto preoccupante. L’Italia non e’ insensibile -ha aggiunto- e’ un fatto molto grave, vorremmo avere contezza del fatto in se’ prima di confrontarci con i partner europei e con Trump. Il caso non puo’ terminare con versioni non esaurienti”. Le indagini sull’omicidio proseguono, e si concentrano sul personale turco del consolato, e su un’auto con targhe diplomatiche saudite trovate in un parcheggio a Istanbul. Sarebbero state riprese dalle telecamere all’esterno del consolato mentre lasciavano l’edificio il 2 ottobre. Inoltre, in un altro filmato, secondo al-Jazeera, e’ stato ripreso un membro del commando mentre scaricava valigie da un’auto, caricandole sull’altra.

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Ankara ritiene che parti del corpo del giornalista siano state trasportate fuori dalla Turchia da un funzionario vicino al principe ereditario Mohammed bin Salman, scrive il portale Middle East Eye, che cita le dichiarazioni di alcune fonti delle forze di sicurezza turche: il colonnello Maher Abdulaziz Mutreb, un ufficiale dei servizi segreti considerato il capo del commando saudita, avrebbe trasportato parti del corpo di Khashoggi in un borsone. Il colonnello saudita, che e’ stato spesso visto viaggiare con l’erede al trono, lascio’ Istanbul il 2 ottobre, il giorno della morte di Khashoggi, su un jet privato partito dall’aeroporto Ataturk alle 18:20 ora locale: i suoi bagagli non furono controllati dalla sicurezza turca cosi’ come non e’ stato perquisito l’aereo, registrato con il numero HZ-SK1. Questo perche’ il velivolo parti’ prima che la polizia turca potesse collegare Mutreb alla scomparsa del giornalista, denunciata intorno alle 16:30 dalla compagna di Khashoggi. Il colonnello, “che possedeva un passaporto diplomatico, sembrava avere fretta”, hanno riferito le fonti.

Inoltre, un componente del commando saudita ha indossato i vestiti della vittima dopo la sua morte e si e’ recato nella famosa Moschea Blu di Istanbul, per depistare le indagini. Secondo quanto riferito da un alto funzionario turco alla Cnn, l’uomo e’ Mustafa al-Madani, 57 anni, 2 in meno del giornalista, peso e corporatura simili. L’emittente ha trasmesso in onda un filmato esclusivo di sorveglianza delle forze dell’ordine, parte delle indagini del governo turco, che mostra l’uomo lasciare il consolato dalla porta sul retro, con indosso gli abiti di Khashoggi, una barba finta e degli occhiali. Lo stesso uomo e’ stato visto nella famosa Moschea Blu della citta’, poche ore dopo che il giornalista era stato ucciso. Secondo un quotidiano turco molto vicino al governo di Ankara inoltre, il giorno dell’omicidio Mutreb, considerato il capo del commando, per quattro volte dall’ufficio del console ha chiamato Bader Al-Asaker, direttore dell’ufficio privato del principe ereditario Mohammed bin Salman.

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E’ dalla versione che oggi il presidente turco dara’, che dipende la sorte politica di Mohammad bin Salman. Il principe ereditario telefono’ a Jamal Khashoggi e tento’ di convincerlo a tornare a Riad, pochi istanti prima che il giornalista e dissidente fosse ucciso nel consolato del regno, a Istanbul, sostengono i media governativi turchi, ai quali lo staff di Erdogan fa filtrare pezzi di verita’, destinati ad alimentare la suspence per le dichiarazioni di domani. Il principe contatto’ Khashoggi poco dopo il suo ingresso nel consolato e cerco’ di convincerlo a tornare in patria, in Arabia Saudita. Ma Khashoggi, fuggito dal regno l’anno prima per paura di ritorsioni, declino’ l’offerta perche’ temeva che sarebbe stato ucciso non appena messo il piede di nuovo in patria. Ma messo giu’ il telefono, scrive il giornale, fu ucciso dal commando di sauditi arrivati a Istanbul.

Le rivelazioni di Erdogan arriveranno nello stesso giorno di apertura del Future Investment Initiative, destinata a diventare un boomerang per Riad a causa delle numerose diserzioni, ultima in ordine di tempo, quella dell’amministratore delegato della Siemens, Joe Kaeser. Come se non bastasse, ieri l’home page della ‘Davos del Deserto’ e’ stata hackerata. Prima che venisse oscurata, sulla pagina compariva l’immagine manipolata di Mohamed bin Salman che impugna una scimitarra e si appresta a decapitare Jamal Khashoggi, il giornalista dissidente ucciso nel consolato saudita di Istanbul. “Nell’interesse dei bambini di tutto il mondo, chiediamo a tutti i paesi di sanzionare il regime saudita”, si legge in una scritta che accompagna l’immagine.

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“Tale regime, allineato agli Stati Uniti – prosegue la scritta – deve essere ritenuto responsabile per le sue azioni inumane e barbare, come l’uccisione del proprio cittadino Jamal Khasoggi e di migliaia di innocenti in Yemen. Il medievale regime saudita e’ una delle fonti di finanziamento del terrorismo nel mondo”. La pagina consentiva di scaricare, attraverso un link, numerosi numeri di telefono di “spie” saudite e esponenti del regime di Riad. La monarchia saudita, in questo quadro, sembra voler mostrare indifferenza. E cinismo: re Salman e il principe Mohamed bin Salman, ha fatto sapere l’agenzia di stampa saudita (Spa) hanno presentato le loro condoglianze al figlio di Khashoggi. Il monarca e il proprio figlio hanno telefonato a Salah Jamal Khashoggi, il quale -riferisce ancora l’agenzia, ma non e’ data la possibilita’ di verificare la fondatezza della notizia- ha ringraziato il re ed ha espresso la sua “sincera gratitudine” al principe Mohamed per le telefonate.

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