Alberto Stasi ha presentato in Cassazione un ricorso straordinario contro la sentenza che il 12 dicembre 2015 portò alla sua condanna definitiva a 16 anni per l’omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi, massacrata il 13 agosto 2007 nella sua villetta di Garlasco, nel Pavese. Nel ricorso, una quarantina di pagine, Stasi – attualmente detenuto nel carcere milanese di Bollate – fa riferimento a un “errore di fatto” chea suo giudizio ha “comportato per l’imputato un processo iniquo” e sollecita la Suprema Corte a “disporre l’annullamento con rinvio della sentenza” emessa il 17 dicembre 2014 della Corte d’Appello di Milano e confermata l’anno successivo dalla stessa Cassazione. L'”errore di fatto”, secondo quanto evidenzia Stasi nel ricorso, starebbe nella decisione dei giudici della Corte d’Assise d’Appello di (quelli che per la prima volta lo condannarono con ribaltando le precedenti sentenze di assoluzione) di non riascoltare, nel corso del dibattimento, quei testimoni – soprattutto periti e consulenti tecnici, ma anche investigatori e cittadini di Garlasco – che, con le loro dichiarazioni, avevano portato alla sua assoluzione nel primo grado di giudizio.
La condanna che gli venne inflitta nell’appello bis è dunque il frutto, come si legge nel ricorso, di un “ribaltamento della valutazione operata dal primo giudice su prove dichiarative” relative ad “elementi probatori decisivi ai fini della pronuncia assolutoria, senza che tali prove dichiarative venissero nuovamente assunte”. E’ la stessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sottolinea ancora Stasi in un passaggio del suo ricorso in Cassazione, a sancire che “l’affermazione nel giudizio di appello della responsabilità dell’imputato prosciolto in primo grado sulla base di prove dichiarative è consentita solo previa nuova assunzione diretta degli stessi testimoni nel giudizio di impugnazione”. Stasi chiede inoltre ai giudici in ermellino di Piazza Cavour, in caso di accoglimento del ricorso, di valutare “mediante un giudizio totalmente discrezionale e con la più serena capacità decisionale attesa la sicura e ben comprensibile delicatezza della situazione, la possibilità di sospendere gli effetti” della sentenza che lo ha portato in carcere. La revoca della condanna gli permetterebbe infatti di tornare in libertà. L’udienza dedicata alla discussione del ricorso straordinario è stata fissata per il 27 giugno davanti alla prima sezione della Cassazione.