Omicidio di Yara, per Bossetti chiesto l’ergastolo con 6 mesi di isolamento
IL PROCESSO Secondo l’accusa il muratore avrebbe agito con l’aggravante delle sevizie e della crudeltà: “Incapace di resistere ai propri impulsi verso le donne”
Ergastolo. E’ quanto il pm di Bergamo, Letizia Ruggeri, ha chiesto per Massimo Bossetti, accusato dell’omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra, Yara Gambirasio. Oltre all’ergastolo chiesti anche 6 mesi di isolamento. Le accuse nei confronti del muratore sono di omicidio volontario pluriaggravato e calunnia ai danni di un collega di lavoro. Secondo il pm su Yara “si è voluto infliggere particolare dolore e ci si è riusciti”. Il pubblico ministero lo ha detto per motivare l’aggravante, nei confronti di Bossetti, delle sevizie e della crudeltà. Per il pm “non vi è dubbio che l’omicidio sia volontario”. “Abbandonandola in quel campo – ha aggiunto – si è causata volontariamente la morte” della ragazzina. Nel delitto “non è possibile individuare un movente certo ciò, però, “non dà meno significato” all’impianto dell’accusa in quanto Bossetti avrebbe dato “più volte dimostrazione di incapacità di controllarsi”. L’omicidio aggravato anche dalla minorata difesa – un uomo contro un’adolescente. Bossetti avrebbe “una tendenza sfrenata a dire bugie”. Per l’accusa “non ci sono elementi per dire che si conoscessero, è più plausibile che l’abbia incontrata per caso, che l’abbia in qualche modo convinta a salire sul suo mezzo” e quel che è successo dopo “è solo immaginazione”.
IL DNA A inchiodare Bossetti per il pm è la traccia mista di Dna – di Yara e dell’imputato – trovata sugli slip e i leggings della vittima. Senza quella traccia biologica, Bossetti “non lo avremmo mai trovato”, ha spiegato Ruggeri nella scorsa udienza. Dubbi sul risultato genetico? Controversie nel merito? Secondo il pubblico ministero “non è vi è modo di mettere in crisi il risultato”: Ignoto 1 è Bossetti e quelle presunte “anomalie” sul Dna mitocondriale restano sullo sfondo e “non inficiano” quella traccia principale (catalogata come 31G20, ndr) “positiva al sangue”. E ancora: Bossetti – ha sottolineato Ruggeri nella requisitoria – non ha un alibi e non ricorda cosa ha fatto quel 26 novembre 2010, “non sa spiegare perché il suo Dna si trova sugli indumenti della vittima”.
IL CELLULARE Emergono anche dall’analisi del cellulare di Bossetti: quel pomeriggio il muratore non era al lavoro. Infine il tentativo di fuga il giorno dell’arresto: il 16 giugno 2014, secondo la pubblica accusa, Bossetti avrebbe tentato la fuga, “consapevole delle sue responsabilità”. La sentenza è attesa per metà giugno.