A pagare il prezzo più salato sono le strutture impegnate nell’alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir con la cancellazione di molti eventi legati al Natale e Capodanno nelle località turistiche, a partire dalle tradizionali feste in piazza. Gli operatori speravano che l’avvio e il consolidamento di una campagna vaccinale di massa anti Covid-19 avrebbe migliorato le condizioni di salute del comparto, ma un’ulteriore spallata l’ha data la nuova variante. In questi giorni a ridosso del Capodanno, tradizionalmente strategici per il turismo, tra positivi, quarantene, impauriti la situazione è ancora peggiorata. Solo per le vacanze tra Natale, Capodanno ed Epifania, rispetto ai 25 milioni di partenze programmate dagli italiani appena pochi mesi fa, 5 milioni sono state già cancellate e 5,3 milioni modificate riducendo i giorni di vacanza o scegliendo una destinazione più vicina, ma ci sono anche 7 milioni di viaggi che restano in sospeso.
Un’analisi che non lascia spazio a interpretazioni quella effettuata da Confcommercio in collaborazione con SWG, sulla base di dati Istat e Bankitalia. E secondo la quale, tra l’altro, il 2021 si chiuderà con dati disastrosi con almeno 60 milioni di arrivi e 120 milioni di presenze che mancheranno all’appello rispetto al 2019 e 13 milioni in meno di viaggi degli italiani all’estero. Colpita anche la ricettività del mondo agricolo che a oggi conta già oltre il 40% delle disdette tra Natale e l’Epifania, una perdita, in media, di circa 25 mila euro in 10 giorni e un Capodanno a picco da recuperare, forse, puntando sulla consegna a domicilio. Sotto l’ondata Omicron, questo il quadro della situazione tracciato da Cia-Agricoltori Italiani che insieme a Turismo Verde, sua associazione agrituristica, teme adesso una ripartenza lontana e sempre più in salita.
Insomma, l’impennata di contagi degli ultimi giorni e i tempi imposti dalla quarantena stanno avendo l’effetto di moltiplicare le disdette. Secondo Fipe Confcommercio, inoltre, la Federazione dei Pubblici esercizi, nelle ultime ore, il 25-30% circa di media ha rinunciato al cenone di Capodanno. Rispetto alle chiusure imposte per legge lo scorso anno, il prossimo capodanno – sostiene la Fipe – vedrà nuovamente la ristorazione accogliere la clientela nei propri locali, e questo è certamente un fattore di fondamentale importanza. Tuttavia le aspettative per una serata, attesa a lungo e nel segno della ripresa, rischiano di rimanere disattese per i 70mila ristoranti che apriranno le porte a chi vorrà celebrare l’arrivo del 2022 con una cena fuori casa.
Prima di Natale i dati raccolti dall’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio erano incoraggianti, con 4 milioni di italiani pronti a festeggiare l’ultimo dell’anno nei ristoranti aperti. Un dato in calo rispetto al 2019, ma costituiva una boccata d’ossigeno rispetto allo zero assoluto del 2020, quando i locali erano chiusi. Per favorire questa ripresa, i ristoratori avevano previsto una riduzione dei prezzi rispetto a due anni fa: 78 euro in media per il cenone rispetto agli 80 del 2019, mentre per cena e brindisi di mezzanotte con sottofondo musicale il calo era più evidente, 90 euro contro 105. In virtù di questi numeri la spesa totale prevista si sarebbe attestata intorno ai 325 milioni di euro, a fronte dei 445 milioni spesi due anni fa.