L’Onu approva una risoluzione “light” sulla guerra in Ucraina: nessun accenno alla Russia come aggressore
Dopo una maratona diplomatica al Palazzo di Vetro, nel terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dato il via libera a una risoluzione presentata dagli Stati Uniti che invoca una “rapida fine della guerra”

Consiglio di sicurezza Onu
Dopo una maratona diplomatica al Palazzo di Vetro, nel terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dato il via libera a una risoluzione presentata dagli Stati Uniti che invoca una “rapida fine della guerra”. Un testo volutamente essenziale, quasi evasivo, che però ha scatenato polemiche e rivelato crepe profonde nel fronte occidentale. La risoluzione, infatti, non menziona la Russia come aggressore e omette qualsiasi riferimento alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina, principi sacrosanti invece sanciti in Assemblea Generale grazie agli emendamenti proposti dall’Unione Europea.
Il voto
La mossa americana è passata con 10 voti a favore, nessun contrario e 5 astensioni. Tra questi ultimi, spiccano i nomi di Francia, Gran Bretagna, Slovenia, Grecia e Danimarca, paesi europei che avrebbero potuto bloccare la risoluzione con un veto ma hanno preferito non schierarsi, aprendo di fatto la strada alla versione “soft” voluta da Washington. Un risultato che ha sancito, almeno simbolicamente, il riallineamento tra la Casa Bianca di Trump e il Cremlino di Putin, in un’inedita convergenza che ha lasciato molti osservatori a bocca aperta.
L’ambasciatore russo Vassily Nebenzia, dopo aver posto il veto su due emendamenti europei, ha accolto con soddisfazione il voto, definendolo “un passo nella giusta direzione”. Una vittoria diplomatica per Mosca, che vede così attenuata la pressione internazionale, mentre gli Stati Uniti e la Cina si sono ritrovati, quasi paradossalmente, dalla stessa parte. Un segnale chiaro del nuovo ordine mondiale emerso dopo l’elezione di Trump, caratterizzato da un’inedita distensione tra Washington e Mosca.
Il colpo di scena
Ma il vero colpo di scena è arrivato dal confronto con il voto in Assemblea Generale, dove la stessa risoluzione, radicalmente modificata da tre emendamenti europei, era stata approvata con 93 voti a favore. Un risultato che, seppure inferiore ai 140 sì del 2022, è stato accolto con cauto ottimismo dalla diplomazia europea, consapevole delle difficoltà di far fronte comune in un contesto internazionale sempre più polarizzato. “Questo è un momento storico che definirà il futuro dell’Ucraina, dell’Europa e il nostro futuro comune”, ha dichiarato la vice ministra degli Esteri ucraina, Betsa Mariana, dopo il voto.
L’Italia, da parte sua, ha mantenuto una posizione coerente, votando a favore della risoluzione ucraina in Assemblea Generale e sostenendo anche la versione modificata della risoluzione americana. “Crediamo fermamente che la piena attuazione dei principi di una pace globale, giusta e duratura, basata sulla sovranità, indipendenza, unità e integrità territoriale dell’Ucraina, vada non solo nell’interesse dell’Ucraina e dell’Europa, ma anche di tutti i membri delle Nazioni Unite”, ha dichiarato il Rappresentante Permanente all’Onu, Maurizio Massari.
Ma al di là delle dichiarazioni di facciata, il voto al Consiglio di Sicurezza ha messo in luce le fragilità del sistema multilaterale e le divisioni interne al blocco occidentale. Con regole arcaiche che resistono da 80 anni, il massimo organo decisionale dell’Onu si è dimostrato ancora una volta incapace di assumere una posizione netta e univoca di fronte a una delle crisi più drammatiche del secolo. E mentre la guerra in Ucraina continua a mietere vittime, la comunità internazionale sembra sempre più divisa, tra veti incrociati, astensioni di comodo e compromessi al ribasso.
Usa e Ucraina: un accordo controverso
Secondo fonti vicine ai negoziati, riportate dal The New York Times, Stati Uniti e Ucraina sarebbero vicini a un accordo sullo sfruttamento delle risorse minerarie del Paese. Tuttavia, ciò che sta facendo discutere è l’assenza di una contropartita in termini di sicurezza da parte di Washington. La nuova bozza di accordo, infatti, non prevede più la richiesta statunitense di un impegno ucraino a fornire l’equivalente di 500 miliardi di dollari in risorse minerarie o energetiche. Ma soprattutto, mancano le garanzie di sicurezza che Kiev aveva chiesto per proteggersi da future aggressioni.
“Non credo sia utile inviare truppe europee o della Nato in Ucraina. Se si deve fare una zona cuscinetto, bisogna mandare delle truppe sotto la bandiera delle Nazioni Unite, e nel caso ci può essere anche una disponibilità italiana”, ha dichiarato Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, sottolineando la necessità di un approccio multilaterale.
La ricostruzione dell’Ucraina
Secondo un rapporto congiunto del governo ucraino, della Banca Mondiale, della Commissione europea e delle Nazioni Unite, la ricostruzione dell’Ucraina richiederà un investimento di 524 miliardi di dollari nell’arco dei prossimi dieci anni. Una cifra astronomica, quasi tripla rispetto al Pil nominale stimato per il 2024, che evidenzia l’entità della distruzione causata dal conflitto. Il rapporto sottolinea che il 13% degli alloggi è stato distrutto o danneggiato, lasciando senza casa 2,5 milioni di famiglie.
La ricostruzione non sarà solo una questione di infrastrutture, ma anche di fiducia e stabilità. Senza un piano chiaro e un sostegno internazionale coordinato, il rischio è che il Paese rimanga bloccato in una spirale di povertà e instabilità.
L’Ue il ruolo di Macron
Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha annunciato una videoconferenza con i leader dell’Ue per ascoltare un resoconto del presidente francese Emmanuel Macron sulla sua recente visita a Washington. L’obiettivo è preparare il vertice straordinario sull’Ucraina, previsto per il 6 marzo.
“Per preparare il Consiglio europeo straordinario del 6 marzo, organizzerò una videoconferenza dei membri del Consiglio dell’Ue, domani mattina, per ascoltare un debriefing del presidente Emmanuel Macron sulla sua recente visita a Washington DC”, ha scritto Costa su X. La visita di Macron negli Stati Uniti è stata cruciale per discutere non solo della guerra in Ucraina, ma anche del futuro delle relazioni transatlantiche in un momento di crescente tensione globale.
Le armi e il rischio di un vuoto militare
Un altro tema caldo è quello degli aiuti militari. Secondo un’analisi riportata da Politico, l’Ucraina potrebbe perdere circa metà delle sue armi, comprese quelle “più efficaci”, se gli Stati Uniti smettessero di inviare supporto. Ben Barry, esperto dell’International Institute for Strategic Studies, ha sottolineato che alcuni sistemi militari statunitensi, come i carri armati Abrams e i sistemi di difesa aerea Patriot, potrebbero essere sostituiti con alternative europee, come i Leopard tedeschi o i sistemi IRIS-T e NASAMS norvegesi. Tuttavia, non tutte le lacune potrebbero essere colmate.
“L’Europa non ha sostituti per certi tipi di armamenti ed equipaggiamenti, come alcune munizioni a lungo raggio”, ha dichiarato il ministro degli Esteri lituano Kestutis Budrys, evidenziando le limitazioni delle capacità militari europee.
Mentre la guerra continua, le sfide si moltiplicano. Dall’accordo minerario tra Stati Uniti e Ucraina alla ricostruzione del Paese, passando per le tensioni diplomatiche e le incertezze militari, il quadro è estremamente complesso. La comunità internazionale si trova di fronte a una scelta cruciale: agire con decisione per garantire una pace duratura o rischiare di prolungare ulteriormente un conflitto che ha già causato sofferenze indicibili. La strada verso la pace è ancora lunga, e ogni passo avanti sembra accompagnato da nuovi ostacoli.