Di fronte alla realtà di un mondo fuori rotta nella lotta al riscaldamento climatico, Paesi particolarmente minacciati dal suo devastante impatto hanno lanciato un appello ai più ricchi a fare di più, “per non tradire” le generazioni future. Nonostante le prove incontrovertibili, il mondo “non sta andando nella giusta direzione” per limitare gli effetti catastrofici del cambiamento climatico, ha messo il guardia il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in un summit organizzato nel secondo giorno della 24esima Conferenza dell’Onu sul clima a Katowice, in Polonia. Per “molte persone è gia una questione di vita o di morte”, ed “è difficile comprendere perché noi, insieme, avanziamo così lentamente, e anche nella direzione sbagliata”, ha aggiunto davanti ad una platea disseminata di capi di Stato e di governo.
Ma per i Paesi in via di sviluppo già particolarmente colpiti dalla siccità, da ondate di maltempo senza precedenti o dall’aumento del livello degli oceani, sono i Paesi ricchi che devono fare di più, per ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra e per aiutare il Sud a far fronte alle catasrofi. “Abbiamo la sensazione di essere stati puniti per errori che non abbiamo commesso. La comunità internazionale deve fare in modo che sia fatta giustizia”, ha dichiarato la presidente del Nepal, Bidhya Devi Bhandari, riferendosi allo scioglimento dei ghiacciai himalayani. “A coloro si trascinano, dico semplicemente ‘fatelo'”, ha rincarato il Primo ministro delle Fiji, Frank Bainimarama, presidente della COP23, chiedendo ” di perseguire le ambizioni contro il riscaldamento climatico. “Che Dio ci perdoni, se ignoriamo le prove irrefutabili, diventeremo la generazione che ha tradito l’umanità”, ha avvertito.
L’Accordo di Parigi del 2015, le cui regole di applicazione devono essere definite durante le due settimane della conferenza, punta a limitare il riscaldamento del pianeta a +2°C rispetto all’era pre-industriale e idealmente a +1,5°C. Un recente rapporto degli scienziati del Giec, sottolineando le nette differenze in termini di impatti fra i due obiettivi, ha anche sottolineato che bisognerà, per rimanere sotto +1,5°C, ridurre le emissioni di CO2 di circa il 50% entro il 2030 rispetto al 2010. Per aiutare i Paesi in via di sviluppo a ridurre le proprie emissioni e ad adattarsi agli impatti del riscaldamento, i Paesi del Nord hanno promesso di portare entro il 2020 il loro sostegno finanziario a 100 miliardi di dollari all’anno. Ma se i flussi aumentano, secondo l’Ocse, l’obiettivo, lontano dal rispondere alle colossali necessità, non è ancora raggiunto.
Intanto lievitano le polemiche in Polonia dopo la prima giornata della Cop24. Il presidente polacco Andrzej Duda, nonostante i ripetuti richiami alla decarbonizzazione del pianeta, ha paradossalmente dichiarato in una conferenza stampa congiunta con il segretario dell’Onu Antonio Guterres che il suo paese “non puo’ rinunciare al carbone”, una materia prima “strategica” che garantisce “la sovranita’ energetica” dei polacchi. Varsavia conta ancora sul carbone per l’80% del suo fabbisogno energetico, e prevede di arrivare al 50% entro il 2030. Duda ha ricordato che la Polonia ha gia’ tagliato del 30% le emissioni di Co2 negli ultimi 30 anni, sottolineando che la difesa dell’uso del carbone per il suo Paese non contraddice la necessita’ di combattere i cambiamenti climatici.
“Le parole del presidente mettono a rischio l’esito della conferenza”, ha commentato il direttore polacco di Greenpeace, Bohdan Pekacki, ricordando che secondo gli scienziati il mondo puo’ evitare la crisi climatica solo se rinuncera’ definitivamente all’uso del carbone entro l’anno 2030. I media locali sottolineano inoltre che il presidente Duda, dopo l’inaugurazione della Cop24 in veste di padrone di casa, oggi celebrera’ in una miniera di carbone nella stessa regione di Katowice la tradizionale festa di Santa Barbara, la patrona dei minatori, durante la quale assicurera’ loro che non vi sono rischi di licenziamenti nel loro settore.