La nave Open Arms è davanti alle coste di Lampedusa, sul ponte della nave 259 persone e 5 cadaveri. Quello di Joseph, il neonato di sei mesi che non è riuscito a sopravvivere al naufragio del gommone al largo della Libia, è gia sull’isola, portato da un elicottero della guarda costiera insieme alla madre, che invece è sopravvissuta, e lì verrà seppellito. “Nel Mediterraneo centrale la situazione è insostenibile”, denuncia la ong, sottolineando: “Moltissime sono le segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà arrivate alla nostra nave in questi giorni è sempre più urgente un meccanismo di ricerca e soccorso europeo che abbia come priorità la difesa della vita e dei diritti”.
“Dopo essere partiti dal porto di Barcellona il 4 di novembre con la nostra imbarcazione la Open Arms, diretti nel Mediterraneo centrale per la nostra settantottesima missione di ricerca e soccorso insieme ad Emergency, ci siamo trovati a dover operare in un contesto difficile e drammatico” raccontano i volontari, che spiegano: “Moltissime le segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà che avevano necessità di essere soccorse, ma nessun assetto né umanitario né governativo in zona oltre al nostro”. La nave Open Arms, che porta lo stesso nome dell’ong catalana, ha portato a termine, tra il 10 e l`11 di novembre, 3 operazioni di soccorso. Il 9 novembre i volontari della ong hanno ritrovato in mare uno zaino: dentro, tra glia altri oggetti, c’erano due anelli uno dei quali con l`incisione “Mohamed (cuore) Doudou”. Poi hanno ritrovato un’imbarcazione di legno di colore azzurro semi affondata, nessuno a bordo. Nessuno nei dintorni.
Il dieci novembre la prima operazione di soccorso, a Nord di Zuwara, l`imbarcazione era in pessime condizioni e imbarcava acqua, e il gasolio fuoriusciva. Sono state salvate 88 persone di cui due donne incinte e, 25 minori. La seconda è avvenuta a Nord di Sabratha: “Siamo stati allertati da un velivolo dell`agenzia europea Frontex, cosa insolita, che non avveniva dal 2016. Il gommone aveva collassato e tutte le persone a bordo sono cadute in acqua. Abbiamo recuperato 113 naufraghi, tra cui 7 donne e 4 bambini, e cinque corpi senza vita”. E “purtroppo nelle ore successive al salvataggio, un bimbo di 6 mesi, già in condizioni precarie, ha perso la vita”. Si chiamava Joseph, sua madre lo ha perso tra le onde, le sue grida disperate si sentono nel drammatico video dell’operazione di salvataggio. I soccorritori sono riusciti a ritrovare il neonato e ha salvarlo dal mare, lo hanno portato a bordo, lo hanno stabilizzato ma poi le sue condizioni sono peggiorate ed è morto.
Infine, durante la terza operazione, avvenuta nel tardo pomeriggio dell`11 novembre, sono state recuperato 64 persone. “Durante la notte dell`11 novembre – aggiunge la Open Arms – abbiamo inoltre richiesto e ottenuto evacuazione medica per 5 persone in condizioni di salute gravi e per il corpo esanime del bimbo”. In questo momento, sul ponte della nave sono ospitate 259 persone, 12 donne e 247 uomini, tra cui 80 minori (76 non accompagnati), e 5 corpi senza vita, 3 uomini e 2 donne. I naufraghi, che vengono principalmente da Eritrea, Togo, Sudan, Guinea, Burkina Faso, Somalia, Burundi, Ghana, Etiopia, Costa d`Avorio, “sono in condizioni di salute fisiche e psicologiche precarie e devono poter sbarcare in un porto sicuro quanto prima”. E in questo momento la nostra nave, la Open Arms, si trova davanti alle coste di Lampedusa, “in attesa di ricevere indicazioni su come e dove garantire ai nostri ospiti le cure di cui necessitano”.