È arrivato il tempo di costruire nuovamente il futuro del nostro Paese, così come venne fatto all’indomani della Seconda guerra mondiale con la nascita della Repubblica. Un futuro che l’Italia di oggi è in grado di darsi, forte delle drammatiche prove che è stata costretta ad affrontare nei decenni passati, da ultima la crisi pandemica, e della strada che viene lucidamente indicata dalla nostra Costituzione. Un futuro in mano ai giovani, a loro toccherà scrivere la storia della nostra Repubblica ed essere protagonisti di ciò che arriverà. Avendo ben presente, come cantato da Francesco De Gregori, che “la storia siamo noi”, “nessuna si senta escluso”. E’ un vero e proprio messaggio agli italiani quello che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella legge nel cortile d’onore del Quirinale, in occasione dei festeggiamenti per i 75 anni della Repubblica. Nove cartelle in oltre venti minuti di discorso, tratteggiando la storia del Paese dal dopoguerra ad oggi.
Un quadro dove certo vengono sottolineate le assenze, le difficoltà presenti ancora nella nostra società a partire dalla mancanza di una piena parità tra uomo e donna, dalle ancora troppe disuguaglianze e ingiustizie esistenti, dall’evasione fiscale alle morti sul lavoro. Una “Repubblica imperfetta”, con “storture che hanno cause antiche”, sottolinea Mattarella che però subito aggiunge: “La storia repubblicana è tutt’altro che una sequela di insuccessi, è la storia di una democrazia ben radicata e di successo”. Il Paese insomma “non è fermo” e “ha le carte in regola per farcela”. Nessuna concessione, come era d’altronde prevedibile ai temi politici di attualità e meno che meno alla questione della sua eventuale (sotterraneamente sollecitata da una parte del mondo politico ma dallo stesso presidente respinta, con i toni a lui consueti, al mittente) permanenza al Quirinale, al termine del settennato il prossimo gennaio.
“Oggi – rileva il presidente – siamo a un tornante del nostro cammino dopo le due grandi crisi globali, quella economico finanziaria e quella provocata dalla pandemia”. E come fu dopo la Seconda guerra “questo è tempo di costruire il futuro”. Fu proprio la scelta repubblicana, evidenzia Mattarella, “il presupposto che rese possibile radicare, nel sentimento profondo del popolo, le ragioni di una unità e di una coesione più forti, favorendo il dispiegarsi di nuove energie, di nuovi protagonisti della vita pubblica”. La Repubblica “è la storia del formarsi e del crescere di una comunità. Un bel brano di De Gregori dice “la storia siamo noi”, “nessuno si senta escluso””. Una Italia che “è stata ricostruita dalle macerie” con “la Costituzione ha indicato alla Repubblica la strada da percorrere”. Per Mattarella “la democrazia è qualcosa di più di un insieme di regole: è un continuo processo in cui si cerca la composizione possibile delle aspirazioni e dei propositi, nella consapevolezza della centralità delle persone, più importanti degli interessi”. Questo forse, ma forzando molto l’interpretazione per la verità, potrebbe essere un riferimento ai ruvidi scambi dialettici tra le forze politiche. “In questo cammino – rileva – un ruolo fondamentale lo giocano i partiti, le forze sociali, i soggetti della società civile”.
Gli apparati dello Stato, per esempio, sono sembrati “incerti” di fronte all’attacco terroristico degli anni 70 e 80. “A salvare la democrazia in quel passaggio drammatico, stringendosi intorno alle istituzioni democratiche – ricorda Mattarella citando Guido Rossa, Aldo Moro – fu prima di tutto la straordinaria mobilitazione popolare. Il no alla violenza netto, forte, determinato dei partiti, dei sindacati”. Una “risposta di popolo che spazzò via le ambiguità di chi teorizzava assurde e intollerabili equidistanze tra lo Stato e i terroristi. Il terrorismo è stato sconfitto e lo Stato ha prevalso con gli strumenti del diritto”. Il terrorismo, il Polesine, l’alluvione di Firenze: tutte prove per il capo dello Stato dalle quali il nostro Paese è riuscito ad uscirne. La Repubblica, continua, “è umanità e difesa della pace e della vita. Sempre e ovunque. Come testimonia – afferma Mattarella di fatto richiamando i partiti, i rappresentanti delle istituzioni sul tema dei migranti – l’impegno della nostra Guardia costiera e della Marina militare per salvare la vita di persone spinte dalla disperazione alla deriva nel Mediterraneo”. Per il capo dello Stato poi “c’è un articolo, in particolare, della nostra Costituzione, quello sull’uguaglianza, che suggerisce una riflessione su quanto sia lungo, faticoso e contrastato il cammino per tradurre nella realtà un diritto pur solennemente sancito”.
“Non siamo ancora al traguardo di una piena parità” uomo-donna, continua Mattarella. “Soprattutto riguardo alla condizione delle donne nel mondo del lavoro, al loro numero, al trattamento economico, alle prospettive di carriera, alla tutela della maternità, alla conciliazione dei tempi. Permangono disparità mentre cresce l’inaccettabile violenza contro di loro”. Il capo dello Stato ha colto l’occasione per citare Lina Merlin, Nilde Iotti, Tina Anselmi, donne di riferimento della storia della nostra Repubblica. “Certo, la nostra Repubblica è imperfetta – prosegue – come ogni costruzione che rifletta i limiti e le contraddizioni della vita. Ancora troppe ingiustizie. Ancora diseguaglianze. Ancora condizioni non sopportabili per la coscienza collettiva, come l’evasione fiscale o le morti sul lavoro. Il ricordo del sorriso di Luana D’Orazio impegni tutti al dovere di affrontare il tema della sicurezza dei lavoratori con determinazione e con rigore”.Detto tutto ciò, “la storia repubblicana è tutt’altro che una sequela di insuccessi: è la storia di una democrazia ben radicata e di successo”, rileva Mattarella.
“Qualcuno, a volte, manifesta l’impressione che questo spirito, che animò i costruttori di allora, sia andato smarrito. Che il Paese si sia fermato, imbrigliato da inerzie e pigrizie, bloccato da rendite di posizione, dall’illusione di poter sopravvivere seguendo la logica emergenziale del “giorno per giorno”. Ma “il Paese non è fermo”. “L’Italia, la nostra Patria, ha le carte in regola per farcela”, sostiene aggiungendo che “un valore – che vorrei ancora una volta sottolineare – sarà più di tutti decisivo: la connessione della Repubblica con i suoi cittadini. Lo abbiamo visto anche nella lotta alla pandemia. Tra lutti e sofferenze, che mai dimenticheremo, abbiamo riscoperto il senso civico di chi si è trovato a operare nella frontiera più esposta, quella degli ospedali e delle strutture sanitarie, abbiamo apprezzato il sacrificio di chi ha lavorato nei servizi, per la pubblica sicurezza, nelle catene alimentari”. Una pandemia da cui è emerso che “ciascuno ha bisogno degli altri” e che “le cure che la Repubblica è riuscita ad assicurare a tanti italiani adesso ci pongono di fronte alla necessità comune di avere cura della Repubblica”.
Una Repubblica che “ha una risorsa grande” che “si chiama Europa”. Una Unione europea, spiega Mattarella, “essa stessa figlia della scelta repubblicana” e che rappresenta il “compimento del destino nazionale”. Il futuro che Mattarella vede non può non passare dai giovani, a cui “passeremo il testimone della vita”. Per questo “i doveri” della Repubblica verso di loro “sono ineludibili”. “Ai ragazzi che oggi sono qui e a quelli che avranno modo di ascoltare queste parole – conclude Mattarella – vorrei dire: la storia di questi settantacinque anni è stato il risultato, il mosaico di tante storie piccole e grandi, di protagonisti conosciuti e di testimonianze meno note. Tocca ora a voi scrivere la storia della Repubblica. Scegliete gli esempi, i volti, i modelli, le tante cose positive da custodire della nostra Italia. E poi preparatevi a vivere i capitoli nuovi di questa storia, ad essere voi protagonisti del nostro futuro”. askanews