Il governo è disponibile a un “dialogo serrato e costruttivo” per evitare la procedura di infrazione per debito eccessivo nei confronti dell’Italia. “E’ nel nostro interesse arrivare a un compromesso” per “normalizzare definitivamente le condizioni del nostro mercato dei titoli di Stato la cui solidità è fondamentale non solo per i risparmiatori e le istituzioni finanziarie del Paese ma anche e soprattutto per una vera ripresa dell’economia”. E’ la linea indicata dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in Parlamento per evitare il ‘cartellino rosso’ di Bruxelles sui conti italiani. Una strategia, ha tenuto a precisare il titolare di via Venti Settembre, condivisa da tutto il governo e tracciata nell’ultimo Def di aprile. “Certo”, ha risposto il ministro ai cronisti che gli chiedevano se si sentisse sostenuto da tutto l’esecutivo.
Il governo, ha quindi sottolineato Tria prima nell’Aula della Camera poi in quella del Senato, “è determinato a perseguire il fondamentale obiettivo di saldo strutturale”, rispettare “i dettami del patto di stabilità e crescita e ad adottare tutte le cautele e le iniziative funzionali al raggiungimento di tale obiettivo”. Il ministro ha difeso poi l’operato del governo gialloverde (“monitoriamo costantemente l’andamento dei conti pubblici”) affermando che “ha seguito un approccio prudente e responsabile nella politica di bilancio 2018”. E ha spiegato che la Commissione europea “era tenuta a formulare un rapporto” sul debito eccessivo dell’Italia. Adesso, quindi, “pur restando convinti che le regole di bilancio europee debbano essere profondamente migliorate e semplificate – ha affermato Tria – è nel nostro interesse arrivare a un compromesso” che eviti sanzioni all’Italia. Cosa che metterebbe a rischio “la solidità dei mercati” ritenuta “fondamentale”.
Tria ha svelato poi ufficialmente le carte sulle previsioni di deficit per quest’anno, che come aveva già accennato nei giorni scorsi, si prevedono “sensibilmente inferiori” rispetto alle stime di aprile e a quelle della Commissione. Il disavanzo si collocherebbe al 2,2 per cento del Pil, rispetto all’ultima previsione del 2,4 per cento. E se si considerano anche i risparmi attesi dalle nuove politiche di welfare (reddito di cittadinanza e quota 100) si potrà scendere ulteriormente al 2,1 per cento. Ma parlando di welfare, il responsabile del Tesoro, ha voluto chiarire – dopo le aspre polemiche a seguito della pubblicazione delle indiscrezioni sulla lettera di risposta dell’Italia alla Ue – che “non si inciderà nel complesso dei servizi”. Tuttavia, ha concluso Tria, a fine luglio potranno essere fornite “stime più aggiornate” non appena saranno disponibili i dati sulle liquidazioni d’imposta.