Nessuna collaborazione di Viktor Orban con Matteo Salvini al Parlamento europeo. E nuovo ‘no’ dei Verdi all’ipotesi di ingresso del M5S nel gruppo dei ‘Green’ a Strasburgo. Mentre le diplomazie dei partiti europei sono a lavoro per stringere alleanze in vista della nuova legislatura, arriva un doppio stop ai due azionisti del governo italiano. Il primo ‘niet’, quello piu’ pesante, arriva da Orban. I leghisti lavorano per allargare la pattuglia di deputati che siederanno a destra dell’emiciclo nella prossima legislatura (lo stesso Salvini ha annunciato un gruppo di 100-150 europarlamentari), ma il primo ministro ungherese respinge le avances e gela il leader del Carroccio: “Non vedo molte possibilita’ di collaborazione” tra Fidesz e la Lega, dice il capo dello staff del leader ungherese, Gergely Gulyas.
“Rispettiamo il vicepremier italiano, il governo italiano e il risultato delle Europee, che ha reso la Lega il primo partito del Paese – aggiunge – cio’ nonostante, non vedo molte possibilita’ di cooperazione a livello di partiti o in un gruppo parlamentare condiviso”. Che Orban punti a restare nel Ppe e’ evidente. Il portavoce del premier ungherese conferma che per la presidenza della Commissione Ue Budapest non sosterra’ il candidato dei Popolari Manfred Weber, ma il fatto che Orban non appoggi apertamente lo ‘Spitzenkadidat’ Popolare non ha grande significato: lo stesso Orban cinque anni fa voto’ contro la designazione di Jean Claude Juncker, anche lui del Ppe, alla guida dell’esecutivo europeo. Al contrario, come segno di apertura nei confronti dei Popolari, l’Ungheria ha annunciato il rinvio della contestata riforma della giustizia, una riforma che da mesi e’ nel mirino di Bruxelles che accusa Budapest di voler indebolire l’indipendenza della magistratura.
Il dato e’ politicamente rilevante perche’ il caso ungherese aveva imbarazzato non poco lo stesso Weber e i vertici Popolari quando il Parlamento europeo voto’ l’attivazione dell’articolo 7 del Trattato contro l’Ungheria per violazione dello Stato di diritto. La doppia mossa di Orban, chiudere a Salvini e rinviare la riforma del sistema giudiziario, e’ un segno che il premier ungherese, almeno per il momento, punta a restare nel grande gruppo centrista. Al momento, il futuro gruppo di sovranisti e nazionalisti al Parlamento Europeo, promosso dalla Lega di Salvini e dal Rassemblement National di Marine Le Pen, dovrebbe arrivare a 73 deputati da 9 paesi, spiega una fonte informata delle discussioni in corso tra le diverse delegazioni nazionali. Il nuovo gruppo, l’Alleanza Europea delle Nazioni e dei Popoli, dovrebbe essere composto dalla Lega (28 deputati), dal Rassemblement National francese (22), da Alternativa per la Germania (11), dal Vlaams Belang belga (3), dalla FPO austriaca (3), dalla SPD ceca (2), dai Veri Finlandesi (2), dal Partito del popolo danese (1) e dagli estoni di Ekre (1).
Per ora resta in stand by la formazione di estrema destra spagnola Vox, che ha ottenuto 3 seggi e che sta valutando se aderire al gruppo piu’ moderato dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) o passare alla nuova forza politica. Ma lo stesso gruppo Conservatore, scrivono i media slovacchi, potrebbe perdere un seggio. L’unico eurodeputato eletto nelle fila della coalizione slovacca di OL’aNO + NOVA infatti non rimarra’ nel gruppo ECR (dominato dai polacchi del PiS e lo stesso gruppo in cui siederanno i parlamentari di Fratelli d’Italia) ma sta negoziando per passare con il Ppe o con il gruppo dei Verdi. Se la notizia fosse confermata i Conservatori scenderebbero a quota 62 parlamentari dagli attuali 63. Se l’eurodeputato slovacco aderisse al Ppe, i Popolari arriverebbero a 180 seggi, se invece scegliesse i Verdi questi ultimi salirebbero a quota 70. Le trattative sono in corso intanto con Nigel Farage.
Il leader del Brexit Party, forte dei suoi 29 deputati, per il momento ha escluso un ingresso nel gruppo di Salvini e Le Pen, preferendo cercare di far sopravvivere l’EFDD con il Movimento 5 Stelle. Ma i colloqui proseguono e nelle prossime settimane potrebbero esserci degli sviluppi. E proprio dal fronte pentastellato, alla ricerca di alleati per formare un gruppo a Strasburgo, arriva un altro ‘no’ da parte dei Verdi. Ieri la presidente del partito dei Verdi europei, Monica Frassoni, aveva smentito le indiscrezioni su un possibile ingresso dei deputati europei del M5s nel gruppo dei Verdi: “non c’e’ alcuna disponibilita’ dei Verdi a discutere con il M5S in quanto tale. Sono incompatibili con noi e governano con un partito di estrema destra”, ha detto Frassoni all’AGI. Oggi la posizione dei Green e’ stata ribadita dall’altro presidente del partito, Philip Lambert, che intervistato da Huffington Post ha parlato di “autocrazia” riferendosi al ricorso del M5S alla piattaforma Rousseau. “Perche’ dovremmo salvare il Movimento Cinque Stelle? – ha detto – devo prendermi a bordo 14 europarlamentari la cui posizione e’ decisa da qualcuno a Milano? No, grazie”.