Ore folli a Seoul: Yoon ordina legge marziale, poi deve ritirarla

Umiliante marcia indietro, dopo voto del parlamento

Yoon

E’ stata una serata e una notte di caos in Corea del Sud, come non se ne vedevano da decenni. Si è conclusa nelle prime ore del mattino con un’umiliante marcia indietro del presidente Yoon Suk-yeol che, dopo aver proclamato la legge marziale d’emergenza, è stato costretto a revocarla dopo un voto dell’Assemblea nazionale che ha bocciato il suo provvedimento, anche con il voto a lui sfavorevole del leader e di parte del suo partito di provenienza.

Erano ormai le cinque del mattino a Seoul (ore 21 in Italia), quando l’agenzia di stampa Yonhap ha comunicato che il gabinetto ha approvato la revoca della legge marziale, dopo che lo stesso Yoon aveva annunciato in un messaggio televisivo che il governo avrebbe revocato lo stato d’emergenza. Il tutto mentre, davanti all’Assemblea nazionale, centinaia di persone protestavano contro di lui, con diversi slogan che chiedevano l’arresto del presidente. Le ore folli di Seoul sono iniziate quando, a sorpresa, nella tarda serata il presidente Yoon ha annunciato l’imposizione della legge marziale per emergenza, prevista dall’Articolo 77 della Costituzione della Corea del Sud, e che non veniva messa in campo dal 1979, quando fu imposta dopo l’assassinio dell’autoritario presidente Park Chung-hee.

“Proclamo lo stato di emergenza per sradicare le forze pro-Nord e proteggere l’ordine costituzionale della libertà”, ha detto Yoon, annunciando il provvedimento. Eppure, era apparso immediatamente evidente che la Corea del Nord c’entrasse ben poco con la mossa azzardata del presidente. Lui stesso, tra le motivazioni, ha indicato le richieste di impeachment, le normative contro la magistratura, il ridimensionamento del budget, imposti dall’Assemblea nazionale, dove la maggioranza è appannaggio del Partito democratico d’opposizione al presidente stesso. Sullo sfondo, c’è la difficoltà di un leader, Yoon, la cui immagine è fortemente intaccata dagli scandali, tra i quali quello di traffico d’influenze che vede protagonista la moglie, Kim Keon-hee, con il calo di popolarità che, prima di oggi, i sondaggi collocavano sotto il 25%, un record negativo per un presidente.

La proclamazione della legge marziale è ovviamente un atto molto traumatico. Yoon ha immediatamente dato ordine al capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Park An-su di assumere il comando dello stato d’emergenza e questi ha emesso un’ordinanza draconiana, vietando tutte le attività legate all’Assemblea nazionale e ai partiti politici. Inoltre ha proibito tutte le altre attività politiche, comprese le manifestazioni. Tutti i media e le pubblicazioni sarebbero dovuti ricadere sotto il controllo della legge marziale. Insomma, una sospensione dei diritti democratici. L’opposizione ha reagito immediatamente. Il leader del Partito democratico Lee Jae-myung ha ordinato ai suoi parlamentari di recarsi subito all’Assemblea nazionale, dove il presidente dell’assemblea Woo Won-shik ha riunito l’aula in seduta plenaria per votare una mozione di revoca della legge marziale. Su questa proposta c’è stata la convergenza anche di parte del Partito del potere del popolo, che è la formazione di provenienza di Yoon. Il leader del partito ex presidenziale ha definito “sbagliata” la decisione di Yoon.

Mentre i soldati sfondavano le finestre per entrare nell’edificio parlamentare e gli addetti parlamentari barricavano l’aula per permettere il voto, 190 membri del parlamento riuscivano a esprimersi, decretando la bocciatura della manovra presidenziale all’unanimità. Era necessario un quorum di 151 parlamentari per approvare la mozione di revoca. Intanto centinaia di persone si riunivano davanti all’edificio parlamentare, protestando e chiedendo l’arresto di Yoon, tra le tensioni. E sui mercati, il won – valuta sudcoreana – crollava. Il voto massiccio dell’Assemblea nazionale, a quel punto, lasciava poco margine a uno Yoon sempre più isolato. I militari, dopo il voto, si sono ritirati dall’Assemblea nazionale. E a Seoul si aspettava solo cosa avrebbe fatto Yoon. Per alcune ore, il presidente ha traccheggiato, poi ha annunciato la revoca del provvedimento.