Ore di riflessione per Renzi, l’uscita dal Partito Democratico sembra più vicina

Ore di riflessione per Renzi, l’uscita dal Partito Democratico sembra più vicina
L'ex segretario del Pd, Matteo Renzi
15 settembre 2019

Mentre si moltiplicano gli appelli a non uscire dal Pd, sono ore di riflessione per Matteo Renzi. Dopo settimane di stop and go, la possibile scissione, o “separazione consensuale”, nelle ultime ore sembra essere un processo avviato e difficile da fermare. Almeno stando alle dichiarazioni di renziani di peso, come Ettore Rosato, vicepresidente della Camera, intervistato da ‘La Repubblica’. Proprio Rosato parla di “separazione consensuale”, come “in quelle coppie che le hanno provate tutte per stare insieme ma proprio non ce la fanno”. La decisione, spiega, sarà frutto di “una riflessione sia per motivi politici che personali”.

Renzi al momento non si pronuncia ufficialmente. Alla Leopolda, tra un mese, “sarà chiaro come mai in passato”, ha detto in una intervista al ‘Corriere fiorentino’. In realtà la decisione potrebbe essere presa anche molto prima. Non è un mistero che gli aspetti “organizzativi” del progetto (che partirà dall’uscita dai gruppi parlamentari, formandone uno autonomo alla Camera e una componente al Senato) erano già in fase piuttosto avanzata in vista delle ultime europee. Poi la cosa era stata accantonata, ma il dossier è stato ripreso in mano. Al momento, spiega chi ha parlato in queste ore con il senatore di Rignano, la cosa “non è decisa al 100%” ma certo è che è “probabile”. Nonostante gli appelli.

E per voltare pagina Matteo Renzi sceglie ancora una volta la Leopolda. Cosi’ come fatto dal 2010 ad oggi, l’ex leader dem fa fermata alla storica stazione di Firenze prima di prendere la rincorsa verso un nuovo progetto. E questa volta in ballo c’e’ l’uscita dal suo partito e la creazione di un gruppo autonomo alla Camera e di una componente renziana nel gruppo Misto del Senato, antipasto del lancio di un movimento di stampo macroniano.

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– PROSSIMA FERMATA ITALIA La prima volta di Renzi alla Leopolda, nel 2010, rappresenta una scarica elettrica per un partito nato solo tre anni prima ma che appare gia’ ‘stanco’. Il titolo scelto per il debutto e’ “Prossima fermata Italia”, che gioca sul concetto di stazione mettendo al centro il Paese. Ma l’effetto si fa sentire soprattutto sul partito: e’ infatti la certificazione della “rottamazione” con cui Renzi e Pippo Civati – poi allontanatosi dal sindaco di Firenze – puntano l’accento necessita’ di un forte cambio di classe dirigente nel partito. Da quel momento inizia la battaglia interna al partito tra renziani e dirigenti del calibro di D’Alema, Bersani, Bindi, Fassino.

– BIG BANG L’anno successivo e’ la volta del Big Bang: il nome della seconda edizione riprendeva il concetto del rinnovamento radicale, dell’esplosione che mette in moto una nuova nascita. Il bersaglio e’ il Pd del segretario Pier Luigi Bersani e dalla seconda edizione della Leopolda arriva forte l’appello a superare l’automatismo del segretario-candidato premier a favore delle primarie per la premiership. Cosa che puntualmente avvenne: l’anno successivo fu proprio Renzi a sfidare Bersani per la carica di candidato alla presidenza del Consiglio.

– VIVA L’ITALIA VIVA Nel 2012 la kermesse renziana, con lo slogan Viva l’Italia viva, si svolge in piena campagna elettorale per le primarie di coalizione: Matteo Renzi sfida Pier Luigi Bersani, ma ne esce sconfitto. Getta comunque il seme per la rivincita che arrivera’ l’anno successivo con le primarie del Pd vinte contro Gianni Cuperlo.

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DIAMO UN NOME AL FUTURO Anche la quarta Leopolda, nel 2013, si svolge durante la campagna elettorale per le primarie del Pd. Lo sfidante e’ Gianni Cuperlo e Matteo Renzi sente di avere la vittoria in pugno, dopo che Bersani ha fallito il tentativo di mettere in piedi il governo. Presidente del consiglio e’ diventato Enrico Letta, sostenuto da una maggioranza di grandi intese. E proprio dalla Leopolda 2013 Renzi comincia a ‘sparare’ sul premier fino al famoso tweet “Enrico stai sereno” e l’avvicendamento a Palazzo Chigi.

– IL FUTURO E’ SOLO L’INIZIO L’edizione del 2014 e’ la prima “di governo” per Renzi che, dopo essere diventato segretario dem, conquista anche il partito. Ma lungi dall’abbracciare toni piu’ soft, il rottamatore mette nel mirino sindacati e sinistra dem che, mentre la Leopolda e’ in corso, partecipa alle manifestazioni della Cgil. “L’articolo 18 e’ come il gettone per l’Iphone”, dice tra le altre cose Renzi. Di li’ a poco, il Jobs Act segna prima la spaccatura politica, poi la vera e propria scissione dei bersaniani dal Pd.

– TERRA DEGLI UOMINI La sesta edizione si e’ svolge dall’11 al 13 dicembre 2015. Renzi ha il vento in poppa e lancia il progetto di “mille Leopolda in tuta Italia” per sostenere il referendum costituzionale. Ma per l’ex rottamatore, che dal palco rivendica i risultati del suo governo, e’ anche la Leopolda delle proteste dei truffati dalle banche un tema che avra’ un impatto anche sul referendum costituzionale e sulle elezioni politiche del 2018.

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E ADESSO IL FUTURO La Leopolda 2016 e’ segnata dal Si’ e No del quesito referendario sulla riforma della Costituzione. Riforma con la quale Renzi si gioca il futuro a Palazzo Chigi e alla guida del Pd. Il premier in carica ha personalizzato la campagna referendaria, la sinistra del partito lavora per il No. Un mese piu’ tardi Renzi, sconfitto, si dimette da Palazzo Chigi.

– IN/CONTRO L’ottava edizione dal 24 al 26 novembre 2017: i toni sono diversi. Con l’uscita dei bersaniani dal partito, Renzi si puo’ concentrare sul fronte esterno, sul M5s che e’ l’avversario da battere alle politiche del marzo 2018. Punta tutto sul tema europeista, ancora una volta si mette in gioco in prima persona e ancora una volta gli risultera’ fatale.

– RITORNO AL FUTURO Ritorno al Futuro significa ritorno alla Leopolda di Lotta e Matteo Renzi lancia i suoi comitati civici. Nelle intenzioni dell’ex segretario si tratta del germe di un nuovo movimento, simile per ispirazione a En Marche. Quasi un anno piu’ tardi, la crisi di governo e la nascita del Conte II – alla quale dara’ un contributo decisivo dando disco verde all’accordo Pd-M5s – lo portera’ a cambiare i suoi programmi. Tra un mese, alla Leopolda 10, Renzi potrebbe scrivere l’incipit di una nuova pagina per se’ e per il Partito Democratico.

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