Orlando tallona Renzi, arrivano i primi dati dai circoli. Distanze su alleanze e legge elettorale
L’ex segretario e’ in testa con 55 per cento dei voti contro il 42,6 del ministro. Briciole per Emiliano
Certo i dati sono parziali, la sfida dei congressi locali e’ appena iniziata, ma quello che emerge da quello zero virgola di circoli che si sono espressi fino a questo momento parla gia’ di un testa a testa tra Matteo Renzi e Andrea Orlando. Solo 23 i circoli che hanno tenuto ad ieri, secondo giorno utile, il proprio congresso. L’ex segretario e’ in testa ma non stacca ancora il diretto inseguitore: 55 per cento Renzi, 42,6 per cento Orlando. Sono loro, al momento, a spartirsi la torta dei circoli, con Michele Emiliano costretto ad accontentarsi delle briciole: 2,4 per cento per il governatore della Puglia. Dati che vengono presi con le pinze dai sostenitori di Emiliano e con cauta soddisfazione da Renzi e dal suo stretto entourage. “Stiamo andando bene”, ha commentato l’ex segretario nella consueta Enews per poi lasciare la parola a Lorenzo Guerini, coordinatore della mozione Renzi-Martina: “Sono dati positivi quelli che emergono dai primi congressi di circolo celebrati in questi giorni. In diverse realta’ la vittoria della mozione Renzi non era per nulla scontata”.
La partita e’ aperta per il comitato Orlando: “i dati su Andrea Orlando, giunti dai circoli Pd dai primi congressi e in particolare quelli provenienti dall’Emilia Romagna, sono molto positivi e confermano che la partita e’ aperta, a differenza di chi vuole far credere il contrario”, commenta Andrea Martella, coordinatore della mozione. Invita alla cautela, invece, Gero Grassi, deputato Pd e sostenitore di Emiliano: “La corsa alla segreteria e’ appena iniziata e gia’ c’e’ chi annuncia la vittoria di Renzi. Vale la pena ricordare che i dati diffusi in queste ore riguardano la sola Emilia Romagna”. Una cautela giustificata se si considera che i dati riguardano appena 444 circoli su 6 mila sparsi in tutta Italia e che, nel caso di Michele Emiliano, il grosso del consenso e’ concentrato nel Sud del Paese.
Discussioni che accompagnano un congresso fino ad oggi dominato dal tema delle alleanze e da quello della legge elettorale. In una intervista, il deputato Pd Roberto Giachetti ha ribadito la linea della maggioranza dem: il Mattarellum per uscire dall’impasse della legge elettorale. Una ricetta che non funziona per Orlando che ha piu’ volte sottolineato come insistere sul Mattarellum quando tutti hanno gia’ detto di no significa voler andare a votare con il proporzionale uscito dalla Consulta. Una prospettiva che non piace affatto al Guardasigilli, soprattutto perche’ un proporzionale come quello disegnato dalla Corte Costituzionale renderebbe pressoche’ necessario il ricorso alle larghe intese. Per questo Orlando chiede di intervenire al piu’ presto. Un auspicio che, sembra, rimarra’ tale visto che anche oggi, per la seconda volta, e’ slittato l’approdo della legge elettorale all’Aula di Montecitorio. Il presidente della Commissione Affari Costituzionali, Andrea Mazziotti, ha invitato i partiti a non concentrarsi sulle “proposte di bandiera” per arrivare al risultato “in tempi ragionevoli”.
Tuttavia, fonti sia di maggioranza che di alcune forze di opposizione, non nascondono le perplessita’ e le criticita’ sulla possibilita’ di arrivare in tempi brevi a convergere su un’unica proposta di legge. A ‘pesare’, ancora una volta, e’ l’incertezza che regna sul futuro del Pd: tutto dipendera’ da chi vince le primarie, viene fatto osservare. “Fare presto e bene” sulla legge elettorale e’ anche la parola d’ordine di Mdp che oggi l’ha ribadita con il capogruppo alla Camera, Francesco Laforgia. Il Movimento Democratico e Progressista sta lavorando in queste ore al simbolo che dovrebbe essere presentato a breve oltre che a una piattaforma con una serie di punti, per lo piu’ di carattere di politica economica, sa sottoporre al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. La linea di sostegno all’esecutivo, infatti, e’ piu’ che mai confermata, ma Speranza e i suoi desiderano svolgere un ruolo di interlocutori del governo e non limitarsi a votare i provvedimenti che vengono sottoposti.