Per la prima volta il telescopio spaziale Kepler della Nasa, costruito per dare la caccia ai pianeti extrasolari, è riuscito a catturare il flash brillante emesso dall’onda d’urto di una stella durante la sua esplosione. Lo scrive Media Inaf, il notiziario dell’Istituto nazionale di Astrofisica, spiegando che nel 2011 due delle migliaia di stelle monitorate da Kepler sono esplose “in diretta” sotto gli occhi degli astronomi, permettendo loro di osservare la morte delle due stelle. Si è trattato di due supergiganti rosse, esplose come supernove: KSN 2011a, grande quasi 300 volte il nostro Sole, ad appena 700 milioni di anni luce dalla Terra, e KSN 2011D, che contiene circa 500 volte la massa del Sole e si trova a 1,2 miliardi di anni luce di distanza da noi. Se da un lato tutte e due le curve di luce hanno mostrato o il picco tipico previsto dalla teoria – spiega ancora Media Inaf -, la più piccola delle due stelle non ha lasciato segni riconducibili ad alcuna onda d’urto. Gli scienziati ritengono che la mancata osservazione sia dovuta al fatto che questa stella è circondata da gas che hanno impedito all’onda d’urto di manifestarsi. “Questo è un mistero dei risultati raccolti – spiega Peter Garnavich, professore di astrofisica presso l’Università di Notre Dame nell’Indiana, che ha guidato il team -. Abbiamo osservato due supernove simili e abbiamo visto due cose differenti!”.