Pace e dialogo con islam, il primo Papa negli Emirati Arabi Uniti

Pace e dialogo con islam, il primo Papa negli Emirati Arabi Uniti
Papa Francesco e lo Sceicco, Mohammed bin Zayed Al Nahyan, Príncipe ereditario di Abu Dhabi
6 dicembre 2018

Dialogo con l’islam, collaborazione alla pace, nuovi scenari mediorientali: con il viaggio ad Abu Dhabi che compirà a febbraio – il primo di un Pontefice negli Emirati Arabi Uniti – Jorge Mario Bergoglio mette a segno un nuovo tassello di quella “geopolitica della misericordia” che, sulle orme di quel San Francesco di cui ha preso il nome che incontrò il sultano d’Egitto, lo ha già portato in questi anni a superare frontiere inveterate ed intrecciare alleanze inedite per la Chiesa cattolica mondiale.

“Accogliendo l’invito di Sua Altezza lo Sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan, Príncipe ereditario di Abu Dhabi”, ha reso noto il direttore della sala stampa vaticana, Greg Burke, “Sua Santità Papa Francesco visiterà Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti), dal 3 al 5 febbraio 2019, per partecipare all’Incontro Interreligioso Internazionale sulla ‘Fratellanza Umana’. La visita – precisa la nota – avviene anche in risposta all’invito della Chiesa Cattolica negli Emirati Arabi Uniti”. Il motto della visita, ha aggiunto Burke, è “Fammi canale della Tua pace” ed “e questa è l’intenzione del Papa nell’andare negli Emirati Arabi Uniti. Come tutte le persone di buona volontà possono lavorare per la pace sarà un tema centrale di questo viaggio. La visita, come quella in Egitto, mostra la fondamentale importanza che il Santo Padre attribuisce al dialogo interreligioso. Le visite di Papa Francesco al mondo arabo è un perfetto esempio di incontro tra le culture”.

“Accogliamo la notizia della visita di Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti a febbraio prossimo”, ha commentato su Twitter lo Sceicco Mohammed bin Rashid, vicepresidente e governatore di Dubai, aggiungendo che “la visita rafforzerà i nostri legami di reciproca comprensione, rafforzerà il dialogo interreligioso e ci aiuterà a lavorare insieme per mantenere e costruite la pace tra le nazioni del mondo”. La Santa Sede e gli Emirati Arabi Uniti hanno relazioni diplomatiche dal 2007 e nel 2010 il paese arabo ha nominato il proprio primo ambasciatore, la signora Hissa Al Otaiba, tuttora in carica. A settembre del 2016 il Papa aveva ricevuto in Vaticano il principe ereditario. Gli Emirati Arabi Uniti, disse a conclusione dell`udienza lo stesso sceicco a quanto riportato dal quotidiano del paese “The National”, sono determinati a promuovere pace, sicurezza, stabilità e sviluppo nel mondo. Il principe, che è anche vice-comandante in capo delle Forze armate emiratine, disse che questo desiderio nasce dai valori del paese di perseguire pace e sicurezza come prerequisito per uno sviluppo sostenibile globale.

L`incontro con Francesco, disse, sono stati una importante opportunità per rafforzare i legami esistenti e promuovere l`accettazione delle fedi altrui. L`estremismo e il fanatismo al quale il mondo ha assistito di recente, disse ancora il principe a quanto riportato dal giornale emiratino, nascono in parte dall`assenza di una cultura della coesistenza, del dialogo e dell`accettazione degli altri, e gli Emirati Arabi Uniti non risparmieranno alcuno sforzo per dare un fondamento di tolleranza e apertura al rapporto tra diversi popoli, civiltà, culture e religioni, e gli Emirati Arabi Uniti sono un esempio di coesistenza poiché vi abitano 200 nazionalità che “vivono in armonie nonostante le differenze di cultura, razza e religione”. Il paese, inoltre, intende sviluppare una legislazione internazionale per proteggere le religione da chi lavora per provocare tensione e ostilità tra i seguaci delle diverse fedi. Lo sceicco Mohammed Bin Zayed al-Nahyan espresse apprezzamento per come Papa Francesco mette in discussione l`intolleranza, l`estremismo e la violenza, ed elogiò le iniziative di Francesco, riferisce sempre “The National”, per contrastare povertà, ignoranza, violenza, e la cultura dell`odio che può portare ad un aumento di intolleranza e estremismo.

Negli Emirati Arabi Uniti vivono circa 900mila cattolici: la comunità è costituita da lavoratori immigrati provenienti in gran parte da altri Paesi dell’Asia, a cominciare dalle Filippine e dall’India. Quello che inizialmente si chiamava vicariato apostolico di arabia comprendeva Yemen, Oman, Arabia Saudita, Qatar, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti. Nel 2011 il vicariato fu diviso: Bahrein, Qatar e Arabia Saudita sono stati aggregati al vicariato del Kuwait (da allora chiamato vicariato apostolico dell`Arabia Settentrionale). Yemen, Oman ed Emirati Arabi sono andati a costituire il nuovo vicariato apostolico dell`Arabia Meridionale. I cattolici sono stranieri, racconta il vescovo Paul Hinder, vicario dell’Arabia meridionale, nel volume “Un vescovo in Arabia. La mia esperienza con l`islam” (Emi). Impegnati soprattutto in alcuni settori (edilizia, scuola, servizi e lavoro domestico), provengono da oltre cento Paesi: in prevalenza Filippine, India e altri Paesi asiatici. Vi è anche un numero consistente di fedeli di lingua araba (in maggioranza giunti da Libano, Siria, Giordania). Inoltre negli ultimi anni si è segnalato un significativo incremento di cattolici di origine africana, europea e americana.

Il Segretario di Stato vaticano si recò ad Abu Dhabi nel giugno 2015 per inaugurare una nuova chiesa cattolica dedicata a San Paolo, la seconda costruita nel Paese dopo quella dedicata a San Giuseppe ed eretta nel 1965. Nell’omelia della messa inaugurale – concelebrata anche da Mons Hinder e dal Vescovo Camillo Ballin MCCJ, Vicario apostolico dell’Arabia del Nord – Parolin, come riferisce un dispaccio dell’epoca di Fides, agenzia di Propaganda fide, ricordò anche “la benevolenza dei governanti passati e presenti, per la loro generosità nel fornire la terra per la costruzione di nuove chiese nel Paese”. Il permesso concesso dalle autorità locali alla costruzione di nuovi luoghi di culto, aggiunse il Segretario di Stato vaticano, era “un segno concreto dell’ospitalità che la società degli Emirati ha mostrato verso i cristiani”, e testimonia il loro impegno a favore di “una società fondata sulla coesistenza e il rispetto reciproco”.

Il luogo di culto è stato costruito su un terreno concesso dalla Municipalità di Abu Dhabi, su disposizione delle autorità locali. “Ai cristiani che vivono in questo Paese – dichiarò il card. Parolin – servono opportunità per crescere nella propria fede e testimoniarla. Il mio messaggio alla comunità dei cristiani è che essi possano essere sostenuti nel proprio desiderio di crescere nella fede e di essere caritatevoli con gli altri”. Una visita che preparava il primo viaggio di un Papa negli Emirati Arabi Uniti. “E’ stata la sperazna di tutti i cattolici negli Emirati Arabi Uniti che il Santo Padre ci visitasse”, ha dichiarato a The National il parroco di quella chiesa, Ani Xavier. “Abbiamo pregato per questo”. askanews

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