Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, è uscito visibilmente soddisfatto dall’Ecofin svoltosi oggi a Bruxelles, che ha approvato definitivamente la legge di Stabilità italiana (dopo che ieri lo aveva già fatto l’Eurogruppo) e ha dato il via libera al regolamento del Fondo europeo per gli investimenti strategici (Efsi), meglio conosciuto come Piano Juncker. Il regolamento del Fondo dovrà ora essere esaminato e approvato anche dal Parlamento europeo, prima dell’adozione definitiva, prevista per l’estate; ma intanto Padoan ha potuto annunciare ai colleghi la decisione di stamattina del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, secondo cui “l’Italia parteciperà all’Efsi con 8 miliardi di euro tramite la Cassa Depositi e Prestiti, con un meccanismo simile a quello già annunciato da Germania, Francia e Spagna”.
“L’Italia ha già prodotto – ha ricordato Padoan parlando coi giornalisti al termine dell’Ecofin – un elenco di progetti, anche in comune con altri paesi, che sono di interesse nazionale e che riguardano soprattutto le infrastrutture e il sostegno alle Pmi; un elenco che è stato già vagliato durante il semestre di presidenza italiana dell’Ue e che già contiene progetti con un valore facciale complessivo di 240 miliardi di euro per la sola Italia”. Si tratta comunque di una cifra “molto superiore a quella finanziabile dall’intera mobilitazione di risorse prevista dal Fondo europeo”, ha avvertito il ministro, e quindi solo alcuni dei progetti indicati, presumibilmente i migliori, riceveranno poi effettivamente il sostegno dell’Efsi. “Vorrei sottolineare – ha proseguito Padoan – che è molto importante, ed è stato ribadito a più riprese nell’Ecofin, che si producano buoni progetti, che siano ‘bancabili’, e che costituiscano opportunità di finanziamento aggiuntive” rispetto a quelle che sarebbero comunque disponibili con il normale intervento della Bei, per progetti con profilo di rischio più basso. Dove andranno gli 8 miliardi della Cassa Depositi e Prestiti?
“L’idea generale della Cdp come delle altre banche di promozione nazionale analoghe – ha spiegato il ministro – è di far confluire le risorse nelle cosiddette ‘piattaforme d’investimento’ (regionali o tematiche, ndr) che sono d’interesse nazionale, anche se c’è chiarezza sul fatto che l’allocazione delle risorse non sarà di tipo strettamente geopolitico”. I progetti saranno selezionati, ha precisato, in base a “criteri macroeconomici”, dando priorità a quelli riguardanti aree in cui “sono caduti di più gli investimenti in passato”, e anche a “criteri microeconomici”, in modo che si sostengano “progetti effettivamente meritevoli che però non sono finanziabili a causa di quello che viene chiamato ‘un fallimento di mercato'”. Ma se la scelta dei progetti verrà fatta secondo criteri “tecnici e non politici”, come hanno chiesto molti ministri e come continua a ripetere la Commissione, non è ancora chiaro, invece, se i contributi nazionali verranno considerati fuori dal Patto di Stabilità Ue, nel caso in cui abbiano un effeto su debito e deficit pubblici. “Il trattamento definitivo, ai fini della contabilità nazionale, degli investimenti da parte di queste banche di promozione nazionale è ancora in fase di definizione e deve passare ancora per l’approvazione del Parlamento europeo”, ha concluso Padoan.