“Dalla crisi di governo ad oggi la stragrande maggioranza degli italiani non ha mostrato grande interesse per il pur ricchissimo dibattito politico, fatto di tentativi di alleanze, veti incrociati, proclami altisonanti e promesse d’antan”. Lo scrive in un articolo su InPiù Nando Pagnoncelli, secondo il quale “a fine agosto solo il 22% dichiarava di aver seguito con molta attenzione l’attualità politica”. “Lo scarso interesse – sottolinea il sondaggista – si spiega solo in parte con l’inedita campagna elettorale agostana: già nel 2018, infatti, un elettore su quattro decise che cosa votare negli ultimi sette giorni, ricorrendo ad un voto last minute. Piuttosto, tra i cittadini sono largamente diffusi il disincanto e lo scetticismo che rappresentano la risultante di aspetti di breve, medio e lungo periodo”.
“Quelli di breve – spiega Pagnoncelli – hanno a che fare con la fine del governo Draghi, apparsa ai più davvero incomprensibile, soprattutto in un contesto di emergenza tra la pandemia, la guerra in Ucraina, l’inflazione, le bollette e le prospettive economiche del Paese. Non a caso – sottolinea – anche dopo la caduta il consenso per il governo ha continuato ad aumentare: se ad inizio luglio l’indice di gradimento per il premier era pari a 59, a fine agosto è salito a 67, un dato senza precedenti per un presidente dimissionario”. Gli aspetti di medio termine che determinano lo scarso interesse degli elettori, secondo Pagnoncelli, riguardano invece “le scelte adottate dei partiti nell’attuale legislatura che hanno generato governi” dei colori più disparati, “dall’alleanza giallo-verde, a quella giallo-rossa, fino al governo di (quasi) unità nazionale”.
Mentre sullo sfondo ci sono anche aspetti di lungo termine: “Dal 1994 abbiamo sperimentato qualsiasi tipo di governo: di centrodestra, di centrosinistra, quello composto da soli ‘tecnici’, quello di larghe intese, quelli guidati da leader o forze politiche che si sono affermati all’insegna del cambiamento. Ebbene – conclude Pagnoncelli -, le molteplici aspettative alimentate ad ogni campagna elettorale, regolarmente disattese, aiutano a capire lo scetticismo e il disinteresse di gran parte degli elettori e inducono a prevedere per il 25 settembre un astensionismo che potrebbe essere senza precedenti per le elezioni legislative”.