“Nel 2010 all’interno dell’Anm venne fuori l’esigenza di aggiornare le regole di autoregolamentazione stilate una prima volta negli anni ’90 e ci interessammo di vari argomenti, tra i quali la partecipazione dei magistrati alle trasmissioni tv, ma anche dell’opacità di alcuni comportamenti privati. Ora è necessario attualizzare il tema e dare un codice di comportamento ai membri del consiglio superiore”. Lo afferma Luca Palamara (foto), consigliere togato del Csm, sottolineando – in un’intervista a un quotidiano nazionale – la necessità di un codice deontologico per i consiglieri del Csm, di cui il vicepresidente Legnini ha già annunciato la discussione. “Deve essere riconosciuta a tutti la libertà di pensiero e di opinione. Il giudice non parla solo con le sentenze, parla anche quando ci sono leggi che toccano il suo operato, ma offrendo il proprio punto di vista e senza ledere le prerogative del parlamento”, rimarca Palamara. “A mio avviso – continua – si può esprimere la propria posizione, ma altro è la partecipazione attiva. Il rischio della strumentalizzazione è facile soprattutto in un momento nel quale al referendum può essere assegnato un significato politico. C’è una differenza tra esprimere la propria opinione a titolo personale e il raccogliere firme ai banchetti o fare comizi pubblici”. Anche salotti tv e interviste, “le eviterei, in occasioni come questa mi pare necessario accentuare il dovere del riserbo”.