Palazzo Grazioli e dintorni, storia minore di palazzi. E non solo. Il Cav pensa a chiuderlo
BERLUSCONI HOUSE Una lunga stagione di vertici, auto blu, processioni di visitatori ma anche anche location di feste. Quarantamila euro di affitto al mese.
Abitazione, ma anche. Ma anche sede della presidenza FI, dettaglio non secondario quando l’elezione di domicilio impatta su vicende giudiziarie. Ma anche luogo di vertici internazionali. Ma anche location di feste finite poi sotto l’occhio delle telecamere in Aule di tribunale. In mezzo, vassoi di pasta e gelato tricolore, parlamentini, scrivanie con bandiere per le interviste tv, vertici notturni, entrate e uscite da ingressi principali, e secondari, fioriere in cemento, finestrini blindati che si abbassano per dichiarazioni ‘slot’ per l’aereo permettendo. Via del Plebiscito (civico 102) e’ sempre la’, ma un buon pezzo dell’immaginario della Seconda Repubblica si avvia a essere traslocato. Palazzo Grazioli, primo piano: per meta’ destinato a uffici della struttura stampa e comunicazione, per l’altra casa e quartier generale di Silvio Berlusconi. Uno status symbol piu’ che una semplice abitazione, che pero’ costa troppo. Quarantamila euro di affitto al mese. Un luogo ormai da anni diventato ‘cult’, dove fino a qualche mese fa si fermavano frotte di scolaresche, turisti e questuanti di ogni tipo. Palazzo Grazioli, edificio cinquecentesco, realizzato da Giacomo della Porta per conto del duca Grazioli, nel pieno centro di Roma (famoso anche perche’ nel primo cornicione del palazzo fu inserita una gatta in marmo, rinvenuta nel vicino, antico santuario romano dedicato alla dea Iside, cui i gatti erano sacri), e’ da anni nell’imaginario collettivo la ‘casa’ di Silvio Berlusconi. In realta’ lo e’ anche agli atti, visto che proprio a via del Plebiscito il Cavaliere mantiene la residenza. Pero’ i tempi cambiano. Il palazzo ormai e’ chiuso su ‘input’ della famiglia dell’ex premier. Off limits ai dirigenti azzurri che occupavano stabilmente il primo piano o il ‘parlamentino’. Meta per anni di appostamenti quotidiani, quasi h24, di drappelli sempre piu’ nutriti di cronisti. E teatro anche di dissacranti incursioni a colpi di bidoni di letame, o di angoscianti casi di cronaca come quello dell’uomo che tento’ di darsi fuoco proprio li’ davanti, all’alba.
Insomma, raramente si tornava indietro senza qualcosa sul taccuino, anche se a costo di ore di attesa sotto il sole, o la pioggia, o il freddo. Prima, all’epoca della ‘discesa in campo’, c’era stata via dell’Umilta’: un intero palazzetto interamente ristrutturato, con tanto di appartamento privato per ‘il Dottore’, che pero’ risiedeva in via dell’Anima, e ascensore hi-tech a specchi. Poi il trasferimento qualche metro piu’ in la’: piu’ spazio, anche per le auto, e separazione fisica tra abitazione e sede del partito, che si accasera’ giusto dirimpetto, proprio nel Palazzo dove don Sturzo preparo’ il suo Appello ai Liberi e Forti. E’ la stagione di ‘Grazioli’, che diventa la sede alternativa, se non la principale nella sostanza, al ‘vero’ Palazzo, inteso come Chigi, anche quando Berlusconi torna alla guida del governo. Una lunga stagione di vertici, auto blu, processioni di visitatori alcuni dei quali, per privacy, giurano di andare da qualcun altro (il palazzo era abitato da altri inquilini e vi si trovavano altri uffici) mentre altri dichiarano incontri al vertice quando magari gli interlocutori erano altri.
Rigorosamente privo di comfort per gli intrusi della stampa, i cronisti addetti alla marcatura del Cavaliere hanno via via aggiornato la mappa di bar, pizzicherie, pub, biblioteche circonvicine per il loro ristoro. Non senza, va detto, l’aiuto misericordioso del personale di portineria nei casi di patente emergenza. Il tutto con la ricorrente promessa di allestimento di un’apposita sala stampa, proprio come nei palazzi ufficiali del potere. Non se ne fece nulla, ovviamente, e la postazione piu’ in voga e’ rimasta quella offerta dalle fioriere-dissuasori sul marciapiede di fronte. Via del Plebiscito e’ sempre la’ e al loro posto, com’e’ ovvio che sia, restano piazza del Gesu’, Botteghe Oscure, via del Corso, via della Scrofa. Toponimi che per anni hanno rappresentato, per estensione, Dc, Pci, Psi, AN, cioe’ i partiti che li’ avevano sede. Edifici e vie restano, il Palazzo ha imparato da tempo che il suo stradario cambia, eccome, a volte piu’ radicalmente di un Piano Regolatore. (con fonte Agi)