A Palermo Andy Warhol, l’Arte di essere famosi

Ben 166 differenti soggetti, tra opere uniche, multipli ed oggetti d’arte

andywarhol

epa01144263 A visitor to the National Portrait Gallery looks over Andy Warhol's 'Marilyn', a screenprint art work of Marilyn Monroe in London, Britain, 11 October 2007. The National Potrait Gallery is running an exhibit devoted to portraits in Pop Art. ANSA/EPA/ANDY RAIN - DRN

L’arte va consumata, come ogni opera commerciale. E va replicata, all’infinito, mutando i contorni ma non i temi, accendendo e spegnendo i colori. Per uno dei piu’ importanti esponenti della Pop Art come Andy Warhol, ogni icona va masticata, ingoiata, copiata e rigettata, in maniera tale da svuotarla da ogni significato. Ecco quindi The Flowers, Mao, Marilyn Monroe, Mick Jagger, Liza Minnelli: soggetti. E basta. Ma dall’impatto talmente forte ed autentico, da divenire esempi di comunicazione. La mostra “Andy Warhol. L’Arte di essere famosi”- che si visita da domani al 7 gennaio a Palazzo Sant’Elia, sede della Fondazione Sant’Elia, a Palermo – comprende 166 differenti soggetti, tra opere uniche, multipli ed oggetti d’arte, della Rosini Gutman Collection, che abbracciano gran parte dell’intero percorso artistico ed iconografico dell’artista, dal 1957 al 1987, anno della sua morte; una raccolta antologica delle “icone” piu’ conosciute, ospitata alla Fondazione Sant’Elia: dal Gold Book, realizzato da Warhol in occasione di una delle sue prime personali di successo alla Bodley Gallery di New York, nei primi anni Cinquanta; alle “ricette” di Suzie Farkfurt, Wild Raspberries, libro realizzato “a mano” con l’aiuto della madre Giulia Warhola, scimmiottando i libri di cucina francese tanto di moda in quel periodo; alcuni dei soggetti piu’ famosi degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, dal mito di Marilyn Monroe al fascino di Liz Taylor, dalle storiche bottiglie di Coca Cola alle leggendarie lattine di zuppa Campbell’s; e ancora, Flowers, Mao, Mick Jagger, Liza Minnelli, Joseph Beuys e Ladies and Gentlemen. Dalla Rosini Gutman Andy Warhol Collection giungono anche alcune opere inedite come gli SpaceFruits, di cui Warhol stesso descrive la realizzazione nei suoi diari, a dieci anni dall’attentato subito – il 3 giugno 1968, la femminista e frequentatrice della “Factory”, Valerie Solanas, sparo’ a Warhol e al suo compagno di allora, Mario Amaya che sopravvissero, nonostante le gravi ferite riportate.[irp]

Da quel momento l’artista apparve sempre meno in pubblico – e una serie di Dollars Bills di varie misure; Fish, Candy Box, Drag Queen, Kiku, Dress e Campbell Box, oltre a cover discografiche, numeri di Interview (la rivista fondata da Warhol a New York), ed altri oggetti divenuti opere d’arte dopo essere passati dalle sue mani. La serialita’, la precisione della tecnica serigrafica, il concetto stesso di copia e riutilizzo, sono componenti fondamentali per comprendere il percorso di un artista diverso, innovativo, all’avanguardia per anni in cui era ancora in nuce la Pop Art, che di li’ a poco si diffondera’ anche in Europa. In mostra a Palazzo Sant’Elia anche le immagini di alcuni documenti personali di Andy Warhol: dal passaporto ad una delle sue prime pagelle, il foglio di ricovero ospedaliero dopo l’attentato, alcuni strumenti di lavoro e diversi preziosi libri, come l'”Index Book”, firmati dallo stesso Warhol. In una sala che fa parte del percorso espositivo, verranno proiettati film documentari e video d’arte sull’artista e sulla Factory. Allestito anche un bookshop, che diventa a sua volta, spazio d’arte; e un laboratorio di grafica per i piu’ piccoli, aperto alle scuole. L’Arte di essere famosi” si e’ andato perfezionando ad ogni nuova tappa; la mostra, nel corso degli ultimi dieci anni, ha toccato Montecarlo, Lugano, Andorra, Barcellona, Spoleto, Trieste, Cordoba, Palma de Maiorca, Pescara, Taipei e Kaohsiung nella Repubblica di Taiwan, San Marino, Ascoli Piceno, Aosta, Bologna, Dusseldorf. L’intento della Rosini Gutman Foundation e’ quello di far conoscere Andy Warhol da una prospettiva diversa rispetto ad altre grandi collezioni, focalizzando l’attenzione su opere che rappresentano la parte piu’ intima (per affinita’), e piu’ vicina (per estetica), alle sue radici europee, sia dal punto di vista intellettuale che da quello artistico. Un passo in avanti verso l’inquadramento storico e concettuale della Pop Art in Europa e in Italia, dove si salda con forza su spinte gia’ anticipate dal Futurismo.[irp]