Ore 16.58: e’ il momento del silenzio in via D’Amelio, dopo una fitta giornata di iniziative, dichiarazioni e testimonianze, attorno all’albero della pace, l’ulivo giunto da Betlemme e piantato dalla famiglia, voluto soprattutto dalla mamma del giudice. Nell’ora della strage vengono scanditi i nomi di Paolo Borsellino, degli agenti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Per un minuto tutto tace, le note del silenzio, le agende rosse verso il cielo, poi un applauso, lungo come un abbraccio, quasi una carezza alle vittime e alle loro famiglie, compresa Rita Borsellino, testimone instancabile, scomparsa lo scorso ferragosto. Infine, l’Inno d’Italia.E’ l’atmosfera che in questi minuti si vive a Palermo, in via D’Amelio, dove Paolo Borsellino, nel tardo pomeriggio di una domenica d’estate di 27 anni fa, fu ucciso come temeva per mano della mafia. Un’autobomba dilaniò il suo corpo e quello degli uomini della sua scorta. Erano le 16.58 del 19 luglio 1992.
Ventisette anni dopo la strage di via D’Amelio, Palermo ricorda il giudice antimafia e i cinque agenti della polizia di Stato di scorta con una serie d’incontri e appuntamenti. Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, è andato sul luogo della strage per deporre una corona di fiori. “Sentivamo il bisogno di accostarci per qualche minuto davanti a quest’albero di ulivo che simboleggia l’eternità del messaggio che hanno voluto lasciare Paolo Borsellino, la sua scorta e anche Giovanni Falcone e gli uomini che lo accompagnavano e tutti coloro che sono caduti nella trincea della lotta alla mafia – ha detto – è un’iniziativa sobria, breve, semplice come è giusto che sia. Il messaggio che deve passare soprattutto a questi giovani meravigliosi che ho incontrato qua, ai quali dobbiamo spiegare che ognuno di noi è impegnato e deve sentirsi impegnato sul fronte dell’antimafia che non deve essere gridata, non deve essere un passaporto per affrontare con comunità le criticità della vita l’antimafia va praticata giorno dopo giorno nel silenzio del dovere e il dovere si fa sempre in silenzio”.
In diverse parti della città, inoltre, si sono svolte manifestazioni per ricordare le vittime di via d’Amelio. Presente anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. “Ai cittadini che sono qui dico che lo Stato c’è e sta lavorando – ha detto il Guardasiggilli -. La sua voce oggi non è quella del ministro, ma quella delle persone che sono qui e che credono ancora nello Stato dopo tutto quello che hanno subito. Ascoltare le parole dei familiari di chi è morto per servire lo Stato è ascoltare la voce stessa dello Stato, di chi ci crede veramente”. Presente in via D’Amelio anche il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra.
“Sono qui non soltanto per celebrare la memoria di alcuni uomini dello Stato che sono stati trucidati in maniera squallida per volontà, forse, non solo di Cosa Nostra, ma anche per dare il senso di una rottura rispetto al passato – ha detto l’esponente pentastellato -. Questa Commissione antimafia ha deciso di avviare la desecretazione di quanto era coperto da segreto funzionale. Si tratta di 1612 documenti ad oggi ma potrebbero aumentare”. Per nulla politichese, l’affermazione del capo della Polizia. “Se tra di noi qualcuno ha sbagliato, se qualcuno ha tradito per ansia da prestazione o per oscuri progetti, siamo i primi a pretendere la verità – ha tuonato Franco Gabrielli, facendo riferimento ai presunti depistaggi nelle inchieste sulle stragi di mafia -. E non ci si pari dietro a chi non può piu’ parlare e a scorciatoie. Non vogliamo verita’ di comodo”. Ricordiamo che a Caltanissetta tre poliziotti sono imputati per calunnia aggravata dall’aver favorito la mafia.