Re Abdullah di Giordania, Tony Blair, Vladimir Putin, Andrej Babis: sono alcuni dei nomi contenuti nei “Pandora papers”, l’inchiesta sui paradisi fiscali del consorzio giornalistico Icij pubblicata domenica e basata su quasi 12 milioni di documenti. Le rivelazioni riguardano 35 tra attuali ed ex leader mondiali e oltre 300 funzionari pubblici. Il monarca giordano avrebbe speso oltre 80 milioni di dollari in residenze in Gran Bretagna e negli Stati Uniti – gli stessi Paesi che finanziano la Giordania con milioni di euro di aiuti. L’ex premier britannico Tony Blair, insieme alla moglie Cherie, avrebbe acquistato un ufficio a Londra tramite un’azienda off-shore, risparmiandosi circa 400mila euro di tasse. Putin da parte sua avrebbe dei conti segreti a Monaco, mentre il premier ceco Andrej Babis – alle prese con le elezioni politiche la prossima settimana – avrebbe omesso di dichiarare al fisco l’acquisto di due ville nel sud della Francia dal valore di 15 milioni di euro.
Dai documenti emerge anche il nome Corinna Larsen, l’ex amante del re emerito spagnolo Juan Carlos I, che aveva deciso nel 2007 che in caso di sua morte, i manager in Nuova Zelanda di un trust chiamato Peregrine avrebbero consegnato a Juan Carlos I, “il 30% delle entrate del Saudi Hispanic Investment Fund” che l’ex monarca aveva sostenuto per rafforzare i rapporti tra Madrid e Riad e su cui aveva lavorato la stessa Larsen. E’ quanto emerge da documenti non firmati, visti da El Pais, datati 27 marzo 2007, ossia 14 giorni prima che il fondo ispano-saudita venisse registrato a Guernsey, paradiso fiscale delle Isole del Canale della Manica. Ma l’avvocato di Larsen ha definito falsi i documenti emersi nell’ambito dei Pandora Papers.
Secondo l’Icij i “Pandora papers” rappresentano l’inchiesta di maggior respiro sul segreto finanziario internazionale: 11,9 milioni di documenti, frutto del lavoro di oltre 600 giornalisti in 117 Paesi diversi. I meccanismi impiegati per evitare la tassazione nei paesi di origine sono per lo più quelli classici, che prevedono l apertura di società con sede legale nei paradisi fiscali verso le quali far confluire il denaro. I documenti dei Pandora Papers provengono da 14 società internazionali basate non solo alle Isole Vergini britanniche, ma anche a Dubai, Singapore, Panama, Belize e le Seychelles. Interessano 25 anni di transazioni e attività offshore, dal 1996 fino al 2020. Nella documentazione si trovano comunque riferimenti a transazioni effettuate fino a 50 anni fa. Il governo del Regno Unito, intanto, è determinato ad affrontare il problema dei ricchi investitori esteri che acquistano proprietà nel Regno Unito, evitando di pagare le tasse: lo ha affermato oggi il cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, respingendo le accuse su Londra nuova capitale mondiale dell’evasione fiscale.
Il ministro si è espresso dopo che i Pandora Papers hanno rivelato come facoltosi cittadini abbiano legalmente costituito società all’estero per acquistare segretamente proprietà nel Regno Unito. Sunak ha detto al programma Today di BBC Radio 4 che è un problema globale e che “si può fare molto” per contrastare il fenomeno. Alla domanda se sia motivo di vergogna che molte persone definiscano Londra la capitale mondiale dell’evasione fiscale, Sunak ha commentato: “Non penso che sia motivo di vergogna perché in realtà il nostro tracciamento su questo tema è molto forte”. Piuttosto, ha insistito il ministro, il Regno Unito è leader mondiale nel “miglioramento della trasparenza, garantendoci la conoscenza di chi possiede le cose” e nello “scambio di dati tra le autorità fiscali o gli organi di applicazione”.