Il Papa accoglie Virginia Raggi senza sconti né pregiudizi. E’ la sindaca votata dal 57% di cattolici
PRIMA UDIENZA Dopo meno di dieci giorni dall’elezione il primo cittadino di Roma sale domani al palazzo apostolico. Povertà, solidarietà e Giubileo i temi su tavolo
Il nuovo sindaco di Roma viene ricevuta domani dal vescovo di Roma. Dopo meno di dieci giorni dall’elezione al ballottaggio, il 22 giugno, Virginia Raggi sale domani al palazzo apostolico per incontrare per la prima volta Papa Francesco. Il quale apre un’ultima finestra nella sua agenda, dopo un’intensa attività e prima della sospensione delle udienze pubbliche e private nel mese di luglio, a dimostrazione di quanto il successore di Pietro venuto da Buenos Aires tenga ai destini della “sua” città. Pronto ad ascoltare il primo cittadino senza sconti e senza pregiudizi. Se si esclude un incontro di anni fa tra Beppe Grillo e il cardinale Tarcisio Bertone, entrambi liguri – ma era un’altra epoca – per il Vaticano, almeno per ora, il Movimento 5 Stelle è un interlocutore per lo più ignoto. Nella primavera del 2013, del resto, quando i “grillini” erano entrati per la prima volta nel Parlamento italiano, in massa, si faceva fatica a trovare un esponente del M5S con un esplicito retroterra cattolico. Tra le eccezioni Giuseppe D’Ambrosio, famiglia cattolica, ex seminarista, un certo entusiasmo per Papa Francesco – anche il Pontefice, eletto il marzo di quell’anno, era alle prime mosse a Roma – ma anche una notevole autonomia dal magistero, quando ad esempio firmò una proposta di legge per i matrimoni gay: “Le questioni vanno affrontate senza veti o minacce”. I grillini, del resto, raccoglievano – lo rilevava un sondaggio delle Acli – un mero 13,7% di preferenze tra gli elettori cattolici. Tra i parlamentari “cittadini” e la Sede di Pietro non vi era allora nessun particolare motivo di reciproco interesse. Ora è diverso.
Al Campidoglio ha fatto il suo ingresso la sindaca grillina. Votata, secondo un sondaggio Ipsos riportato dalla Radio vaticana, dal 57% degli elettori cattolici (15 punti percentuali in più di Roberto Giachetti, al 43%, dieci punti in meno dell’elettorato romano complessivo, che al ballottaggio ha scelto Raggi con il 67% delle preferenze). E tra le due sponde del Tevere, non da oggi, prelati ed emissari pentastellati si osservano, si studiano, si annusano, per stabilire, se non un “entente cordiale”, una positiva collaborazione, oggi nella città del Papa, domani chissà. L’Osservatore Romano, voce ufficiosa del Palazzo Apostolico, ha accolto l’elezione di Virginia Raggi con un misto di riconoscimento per l’indiscutibile del M5S e cautela sul futuro. “Successo clamoroso” della grillina a Roma, “ancora più sorprendente” la vittoria di Chiara Appendino a Torino, ha scritto il foglio vaticano, riconoscendo, in generale, che il M5S, “in questo frangente”, è stato “abile nel calamitare al contempo tutto il malcontento locale, come a Roma, e tutto il malcontento nei confronti di Roma, come a Torino”. Sulla capacità di governare realtà complessa come la capitale d’Italia, insomma, nessun pregiudizio, né negativo né positivo. Lo stesso attendismo mostrato mesi fa dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che, interpellato dai cronisti a margine di un convegno, si limitò ad augurare “successo” a Virginia Raggi con un sorriso più criptico che caloroso. Di certo c’è che nei mesi scorsi, prima ancora che si dimettesse Ignazio Marino, Marcello De Vito, capogruppo al consiglio comunale, Gianluca Perilli, capogruppo alla Regione Lazio, e Roberta Lombardi, parlamentare laziale con un ruolo-chiave anche nella consiliatura appena avviata, incontrarono il responsabile del Giubileo, mons. Rino Fisichella.
La squadra dei pentastellati non si mostra insomma impreparata alla gestione dell’ultimo scorcio dell’anno santo che, voluto da Papa Francesco, si concluderà il prossimo 20 novembre. Di certo, ancora, c’è che nel corso del tempo il voto grillino si è maggiormente definito, radicato. E seppure non si possa fare un collegamento diretto con il voto negativo dei parlamentari del M5S sulla legge sulle unioni civili, si è scoperto più cattolico degli esordi. Su scala nazionale, ad esempio, secondo i dati di una recente indagine di Eumetra Monterosa si definisce “cattolico praticante” il 43% degli elettori per il partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, una percentuale non molto inferiore a quella del Pd, della Lega o di Forza Italia. Di certo, ancora, non sono passate inosservati, Oltretevere, i bellicosi propositi di Virginia Raggi candidata di “far pagare l’Ici alla Chiesa”, sebbene le reazioni, nel Palazzo apostolico, oscillano tra chi sottolinea che anche il Papa lo pensa (e lo ha detto), chi rivendica che la Chiesa già paga l’Ici, chi ricorda che le modifiche normative, già abbondanti in materia, sono di competenza nazionale, non comunale: nessuna reazione, ad ogni modo, mostra particolare allarme. In Vaticano, in generale, dove pure non tutti i prelati la pensano allo stesso modo, il movimento 5 Stelle è guardato quando con simpatia, quando con diffidenza, comunque con attenzione, come avviene da sempre nei confronti di chi va al potere al di qua del Tevere.
Il primo impegno pubblico della neo-sindaca, ad ogni modo, il giorno stesso dell’insediamento, Virginia Raggi ha preso parte al “Giubileo per chi lavora nelle istituzioni” (in realtà un evento che, al Laterano, con il Papa aveva poco a che fare). Segno di una certa trepidazione che ha il nuovo prima cittadino di incontrare la carismatica figura di Papa Francesco. Tanto da ottenere, già domani alle 10.30, prima ancora di aver completato la giunta, l’udienza privata dal primo Pontefice latino-americano della storia. Il quale sembra mantenere una certa distanza dalla politica italiana. Ma anche un’occhio attento a quello che accade nella “sua” città. In particolare quando si tratta di questioni che gli stanno a cuore come i poveri e le periferie, gli immigrati e le vittime della crisi economica, la vita turbolenta di una metropoli e coloro che rischiano di rimanere indietro, a partire dai giovani disoccupati e dagli anziani soli. Papa Francesco accolse con cordialità anche Ignazio Marino. La prima udienza finì con il sindaco e il vescovo di Roma quasi avvinghiati in un abbraccio, come mostrarono le foto diffuse dall’Osservatore Romano. Poi i rapporti, forse per l’insistenza, forse per l’imperizia di Marino, si sono guastati. Fino al famoso benservito di Jorge Mario Bergoglio che, sul volo di ritorno da Philadelphia, esclamò: “Non l’ho invitato io, chiaro?”, certo non allungando, così, la vita dell’amministrazione del sindaco “marziano”. Nessuno sconto, insomma, nessun pregiudizio. C’è da giurare che Papa Francesco avrà lo stesso atteggiamento nei confronti di Virginia Raggi.