Cinque nuovi cardinali, nessun italiano. Verso successore di Bagnasco

Due prelati sono europei, uno africano, uno asiatico e il quinto salvatoregno

bagnasco

Papa Francesco ha annunciato oggi a sorpresa i nomi di cinque nuovi cardinali, che provengono due dall’Europa, e sono l’arcivescovo di Barcellona Juan Jose’ Omella e il vescovo di Stoccolma Anders Arborelius (era il primo vescovo svedese cattolico e ora sara’ anche il primo cardinale scandinavo della storia); uno dall’Africa, l’arcivescovo di Bamako in Mali’ Jean Zerbo, uno dall’Asia, il vicario apostolico di Paksa in Laos Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun; uno infine dal Salvador ed e’ Gregorio Rosa Chavez, il primo vescovo ausiliare a diventare cardinale lasciando fuori dal Sacro Collegio il suo ordinario. Ma Rosa Chavez e’ un personaggio cosi’ autorevole e rappresentativo che l’arcivescovo di San Salvador, monsignor Jose’ Luis Escobar de Alas, non potra’ che gioire. D’altra parte l’attuale titolare dell’arciodiocesi del martire Romero non ha che 59 anni, mentre Rosa Chavez ne compira’ presto 75. “Desidero annunciare – ha spiegato Bergoglio ai fedeli di piazza San Pietro – che mercoledi’ 28 giugno terro’ un Concistoro per la nomina di cinque nuovi Cardinali. La loro provenienza da diverse parti del mondo manifesta la cattolicita’ della Chiesa diffusa su tutta la terra e l’assegnazione di un titolo o di una diaconia nell’Urbe esprime l’appartenenza dei Cardinali alla diocesi di Roma che, secondo la nota espressione di S. Ignazio, ‘presiede alla carita” di tutte le Chiese”. “Giovedi’ 29 giugno, Solennita’ dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, concelebrero’- ha aggiunto Francesco – la S. Messa con i nuovi Cardinali, con il Collegio Cardinalizio, con i nuovi Arcivescovi Metropoliti, i Vescovi e alcuni presbiteri. Affidiamo i nuovi Cardinali alla protezione dei Santi Pietro e Paolo, affinche’ con l’intercessione del Principe degli Apostoli, siano autentici servitori della comunione ecclesiale e con quella dell’Apostolo delle genti, siano annunciatori gioiosi del Vangelo nel mondo intero e, con la loro testimonianza ed il loro consiglio, mi sostengano piu’ intensamente nel mio servizio di Vescovo di Roma, Pastore universale della Chiesa.

Con la nomina di questi cinque nuovi porporati, i cardinali elettori in un eventuale conclave salgano a 121, uno in piu’ della soglia massima stabilita dal beato Paolo VI. Per rientrare nel tetto dei 120 bisognera’ attendere il 3 febbraio 2018 quando il cardinale Antonio Maria Veglio’ compira’ 80 anni e perdera’, come previsto, il diritto di eleggere il Papa. Cresce l’attesa, intanto, per le votazioni all’Assemblea Cei che martedi’ prossimo dovra’ eleggere la terna per le successione del cardinale Angelo Bagnasco (foto), che sabato poi ricevera’ una visita di ringraziamento di Papa Francesco a Genova, cosi’ come oggi il Papa ha inteso ringraziare il cardinale vicario uscente Agostino Vallini recandosi a Acilia alla chiesa di cui e’ titolare. Le voci piu’ accreditate parlano insistentemente come nuovo presidente Cei del cardinale Gualtiero Bassetti, ex vice presidente per il Centro Italia. Bassetti per alcuni e’ il candidato del Papa e certamente all’episcopato italiano e’ ben nota la stima che Bergoglio nutre per il cardinale di Perugia a cui, nel suo primo concistoro, ha imposto la berretta rossa ed al quale ha affidato le meditazioni della Via Crucis del Venerdi’ Santo al Colosseo del 2016 dopo averlo scelto proprio al posto di Bagnasco tra i membri della Congregazione per i vescovi. Un ruolo fondamentale che puo’ sembrare un’investitura.

Ma “contro” Bassetti gioca il fattore eta’, essendo gia’ in proroga dopo il recente 75esimo compleanno. La presidenza e’ infatti quinquennale e dunque concluderebbe il mandato a 80 anni compiuti. Gli altri due “candidati naturali” dovrebbero essere i vice presidenti del Nord, il vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla, teologo ed ex ausilare di Tettamanzi a Milano, e quello del centro, Mario Meini. Monsignor Brambilla e’ un apprezzato teologo, ex ausiliare di Milano. A completare la terna dovrebbe essere, infine, monsignor Meini, uomo mite e molto stimato, negli ultimi giorni il suo nome ha guadagnato consensi togliendo, sempre se non ci saranno sorprese dell’ultim’ora, il posto nella terna al cardinale di Firenze Giuseppe Betori che da mesi sembrava molto accreditato nell’episcopato italiano. Il suo essere stato segretario generale della Cei negli anni di Camillo Ruini e’ visto sia come un punto a suo favore, sia come un punto a suo danno. Anche se Betori, pur venendo da stagioni ecclesiali molto diverse da quelle di Bergoglio, si e’ saputo porre subito in sintonia con Francesco. Ma ci sono – nelle voci della vigilia – anche due possibili outsider: monsignor Matteo Zuppi, arcivescovo “di strada” a Bologna, una personalita’ che ricorda molto quella dell’arcivescovo Bergoglio a Buenos Aires, ma proviene dalle fila di un movimento, la Comunita’ di Sant’Egidio, e monsignor Filippo Santoro, che Benedetto XVI nel 2011 ha richiamato in Italia dal Brasile, quando era vescovo di Petropolis dopo essere stato ausiliare di Rio de Janeiro: molto attivo nella pastorale sociale, per la sua vicinanza agli operai dell’Ilva i vescovi italiani lo hanno votato alla guida della Commissione per la pastorale sociale ed il lavoro, un incarico che lo ha posto in vista e che ora potrebbe rappresentare il trampolino di lancio.