“Prima di tutto voglio ringraziarvi per questa giornata di lavoro, per me è stato troppo forte, troppo forte…”. Ha detto Papa Francesco conversando con i giornalisti a bordo dell’aereo che da Lesbo lo ha riportato a Roma in compagnia di 12 rifugiati siriani. “Non c’è alcuna speculazione politica perché gli accordi tra la Grecia e la Turchia io non li conoscevo bene, li ho visti sui giornali. Il mio viaggio è stato umanitario”, ha aggiunto il Papa. “Dopo quello che ho visto, che voi avete visto, in quel campo rifugiati, c’era da piangere. Ho portato dei disegni per farveli vedere. Che cosa vogliono i bambini? Pace. E’ vero che nel campo hanno corsi di educazione, ma che cosa hanno visto quei bambini… Ecco un disegno dove si vede un bambino che annega. Questo lo hanno nel cuore, oggi davvero c’era da piangere. Hanno in memoria questo. Uno ha disegnato il sole che piange. Ma se il sole è capace di piangere anche a noi una lacrima ci farà bene”.
Francesco ha spiegato che non distingue il dramma di chi fugge la guerra da quello di chi fugge la miseria perché “tutti e due sono effetto di sfruttamento”. Io, ha detto il Papa, “inviterei i trafficanti di armi – in Siria ad esempio, chi dà le armi a diversi gruppi – e li inviterei a passare una giornata in quel campo profughi. Credo che per loro sarà salutare”. Quanto ai 12 rifugiati portati in Italia, “faccio un plagio – ha detto il Papa – e rispondo con una frase non mia. Avevano domandato a Madre Teresa di Calcutta: perché tanto sforzo e tanto lavoro solo per accompagnare le persone a morire? E lei: è una goccia d’acqua nel mare, ma dopo questa goccia il mare non sarà lo stesso. È un piccolo gesto ma quei piccoli gesti che dobbiamo fare tutti noi uomini e donne per tendere la mano a chi ha bisogno”. Red. Cro.