Papa battezza 28 bimbi. E alle mamme: se figli hanno fame allattate pure

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Sono tanti, ben 28 – 13 bambine e 15 bambini, tutti figli o nipoti di dipendenti vaticani -, i neonati che papa Francesco battezza nel suo quarto appuntamento del pontificato con la festa del Battesimo di Gesù e la relativa messa nella Cappella Sistina. E sotto le mirabili volte affrescate da Michelangelo la voce dei piccoli si sente. “E’ incominciato il concerto!”, scherza il Pontefice sui loro vagiti. “E’ perché i bambini si trovano in un posto che non conoscono – osserva con la sua bonarietà quasi da semplice parroco -, si sono alzati prima del solito. Incomincia uno, dà la nota e poi gli altri ‘scimmiottano’… Alcuni piangono semplicemente perché ha pianto l’altro”. Poi fa uno dei suoi collegamenti che non mancano di toccare il cuore dei fedeli: “Gesù ha fatto lo stesso, sapete? A me piace pensare che la prima predica di Gesù nella stalla è stata un pianto”. L’attestato di empatia del Papa verso neonati e genitori va anche oltre. “Siccome la cerimonia è un po’ lunga – ammette -, qualcuno piange per la fame. Se è così, voi mamme allattateli pure, senza paura, con tutta normalità. Come la Madonna allattava Gesù…”. E così, con tutta naturalezza, pur nella maestà della Sistina, Bergoglio infrange ancora una volta il tabù di chi vorrebbe vietare alle mamme d’allattare in pubblico. Francesco amministra con evidente affetto, spesso sorridendo, il rito battesimale.

Davanti a lui, per ricevere l’acqua benedetta, sfilano uno dopo l’altro i vari Cecilia, Melissa, Mariasole, Isabel, Gaja, Filippo, Alessandro, Alissia, Tommaso, Federico, Elena. Anche una Hilary, una Aurora e un Enea. Persino un Gregorio Pio Charbel Michele col suo carico di nomi. Tra i 28, naturalmente, non mancano almeno tre Francesco. “Cari genitori – dice il Papa nell’omelia interamente ‘a braccio -, voi avete chiesto per i vostri bambini la fede, che sarà data nel Battesimo. Ciò significa vita di fede, perché la fede va vissuta; camminare sulla strada della fede e dare testimonianza della fede”. Per Bergoglio, “la fede non è recitare il Credo la domenica, quando andiamo a messa: non è solo questo. La fede è credere quello che è la Verità: Dio Padre che ha inviato suo Figlio e le Spirito che ci vivifica”. Ma la fede “è anche affidarsi a Dio, e questo voi dovete insegnare loro, con il vostro esempio, con la vostra vita”. La fede è anche “luce”, simboleggiata nel rito dalla candela accesa, perché “illumina il cuore, fa vedere le cose con un’altra luce”. “La Chiesa – ribadisce – dà la fede ai vostri figli con il Battesimo, e voi avete il compito di farla crescere, custodirla, e che divenga testimonianza per tutti gli altri, per tutti noi: anche per noi preti, sacerdoti, vescovi, tutti”.

Tra meno di una settimana, sabato 14 il Papa battezzerà altri neonati: nella cappella di Santa Marta un gruppo di bimbi nati ad Amatrice e Accumoli dopo il sisma del 24 agosto. Intanto ieri, rivela all’Angelus, “ho battezzato un giovane catecumeno”. Sempre all’Angelus dice che “lo stile missionario dei discepoli di Cristo” è “annunciare il Vangelo con mitezza e fermezza, senza gridare, senza sgridare qualcuno, senza arroganza o imposizione”: “La vera missione non è mai proselitismo ma attrazione a Cristo con la nostra testimonianza”. Alla fine il suo pensiero è ancora di solidarietà. Va all’ emergenza freddo e ai senzatetto cui, tramite l’elemosiniere mons. Konrad Krajewski, ha aperto non stop le porte dei dormitori, e a chi non vuole spostarsi distribuito sacchi a pelo ‘termici’ e fornito le auto dell’Elemosineria per trovarvi riparo di notte. “In questi giorni di tanto freddo penso e vi invito a pensare a tutte le persone che vivono per la strada, colpite dal freddo e tante volte dall’indifferenza – afferma -. Purtroppo, alcuni non ce l’hanno fatta. Preghiamo per loro e chiediamo al Signore di scaldarci il cuore per poterli aiutare”.