Papa: Brexit volontà del popolo, ora responsabilità e convivenza. La tre giorni in Armenia di Francesco

IL VIAGGIO ECUMENICO Il Pontefice, che già in Argentina aveva un cordiale rapporto con la locale diaspora armena, incontrerà i discendenti di alcuni superstiti del “Metz Yeghern”

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papaereoL’uscita britannica dall’Unione europea (Brexit) “è la volontà espressa dal popolo” che “richiede una grande responsabilità” per il bene sia del popolo del Regno Unito che per la convivenza del popolo europeo. Lo ha detto Papa Francesco sul volo verso l’Armenia. “E’ stata la volontà espressa dal popolo – ha detto Francesco a quanto riportato sul sito Vatican Insider – e questo chiede a tutti noi una grande responsabilità per garantire il bene del popolo del Regno Unito e anche il bene e la convivenza di tutto il continente europeo”. Sullo storico accordo di due giorni fa a Cuba tra guerriglieri delle Farc e governo colombiano, il Papa ha detto: “Sono felice di questa notizia che mi è arrivata ieri. Più di cinquant`anni di guerra, di guerriglia, tanto sangue versato! È stata una bella notizia, mi auguro che i paesi che hanno lavorato per fare la pace siano garanti, diano la garanzia che questo vada avanti”. Intanto, l’aereo Alitalia con a bordo Papa Francesco è atterrato a Yerevan. Inizia così il viaggio in Armenia del Santo Padre che si concluderà domenica. Un viaggio al quale la Santa Sede attribuisce anche un forte valore ecumenico. Il Pontefice, che già in Argentina aveva un cordiale rapporto con la locale diaspora armena, incontrerà i discendenti di alcuni superstiti del “Metz Yeghern”, lo sradicamento sanguinoso subito dagli armeni nell`impero ottomano nel 1915, o “genocidio” con un termine contestato dalla Turchia.

739-Armenia-634“La vostra storia e le vicende del vostro amato popolo suscitano in me ammirazione e dolore”, ha detto il Papa in un video-messaggio agli armeni prima di partire. “Ai ricordi dolorosi non permettiamo di impadronirsi del nostro cuore”, ha proseguito Francesco – che peraltro concluderà il viaggio al monastero di Khor Virap, vicino al confine con la Turchia, liberando due colombe in direzione del monte Ararat, dove secondo la Bibbia approdò Noè dopo il diluvio universale – invitando a seguire l`esempio di Noè, “che dopo il diluvio non si stancò di guardare verso il cielo e di liberare più volte la colomba, finché una volta essa ritornò a lui, portando una tenera foglia di ulivo”. Domani, 25 giugno, Francesco volerà (con Karekin II) in aereo a Gymuri, seconda città più popolosa in Armenia colpita da un violento sisma a fine anni Ottanta, dove celebrerà la messa – l`unica messa pubblica del viaggio – visiterà un orfanotrofio e pranzerà con le suore che lo gestiscono, e nel pomeriggio visiterà la cattedrale armeno apostolica delle Sette Piaghe e la cattedrale armeno cattolica dei Santi Martiri. In serata, di nuovo a Yerevan, l`incontro ecumenico e la preghiera per la pace, l`evento per il quale è prevista la maggiore partecipazione, con diverse decine di migliaia di persone. Sempre domani, sabato 25, come aveva già fatto Giovanni Paolo II, la mattina il Papa visiterà il memoriale del “Metz Yeghern”, il Tzitzernakaberd Memorial Complex. Il Papa, affiancato dal Catholicos, incontrerà un gruppo di bambini che portano ricordi del 1915, poi entrerà nella camera centrale dove si trova la fiamma perenne, e lì Francesco reciterà una preghiera di intercessione in italiano, poi insieme agli altri il “Padre nostro”.

papa padre lombardiViene poi piantata e annaffiata una pianta e infine Francesco incontrerà una decina di discendenti da perseguitati armeni a suo tempo accolti a Castel Gandolfo da Benedetto XV. Il 12 aprile 2015 il Papa aveva presieduto a San Pietro una cerimonia nel centenario del “Metz Yeghern” citando la dichiarazione comune firmata a Etchmiadzin nel 2001 da Giovanni Paolo II e Karekin II, parlò del “primo genocidio del XX secolo”, usando un termine, “genocidio” appunto, contestato dalla Turchia, che in seguito richiamò per diversi mesi ad Ankara il proprio ambasciatore presso la Santa Sede. “La parola Metz Yeghern è anche più forte di quello che dice la parola genocidio”, ha detto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, “e io preferisco usare questa parola proprio per non essere intrappolato dalle domande che non fanno che ruotare attorno all`uso di una parola. Nessuno di noi nega che ci siano stati massacri orribili, lo sappiamo molto bene e lo riconosciamo, e andiamo al memoriale per ricordarlo, ma non vogliamo fare di questo una trappola di discussione politico-sociologico perché andiamo alla sostanza”. Anche la mancanza di una dichiarazione congiunta, inizialmente prevista dal programma, sarebbe dovuta al fatto che Santa Sede e Chiesa armena non hanno trovato un accordo sulle vicende del 1915. Il genocidio non è però l`unico tema al centro del viaggio del Papa. Incastrata tra Caucaso e Medio Oriente, a metà strada tra le steppe dell’Asia centrale e Mediterraneo, l`Armenia è un crocevia geopolitico importante. Tanto più per il Papa che, a settembre, proseguirà il suo viaggio nel Caucaso recandosi in Georgia e Azerbaigian. Con quest`ultimo l`Armenia è di fatto ancora in guerra per il controllo del territorio del Nagorno-Kharabakh, popolato totalmente da armeni ma situato all’interno dei confini azeri. Anche il confine occidentale, con la Turchia, è chiuso.

Al confine meridionale, infine, con la Siria, giunge un fiume di profughi. La presenza di Bergoglio a Yerevan e le colombe liberate verso il monte che si trova in territorio turco vuole essere, in questo senso, un segno di pace nella regione. Ma anche un gesto di vicinanza nei confronti di una minoranza cristiana, erede del popolo dell`arca, che per prima scelse il cristianesimo come religione di Stato. Una testimonianza di unità tra cattolici e ortodossi da questo angolo di mondo così carico di suggestioni ha per la Santa Sede un valore fondamentale in un`epoca attraversata da guerre, migrazioni e tensioni geopolitiche fin dentro l`Unione europea. “Attendo di riabbracciare il mio Fratello Karekin – ha detto il Papa nel video-messaggio agli armeni – e, insieme con lui, dare rinnovato slancio al nostro cammino verso la piena unità. Lo scorso anno, da diversi Paesi, siete venuti a Roma, e presso la tomba di San Pietro abbiamo pregato tutti insieme. Ora – conclude il Papa – vengo nella vostra terra benedetta per rafforzare la nostra comunione, avanzare sulla via della riconciliazione e lasciarci animare dalla speranza”. Domenica 26 giugno, terzo e ultimo giorno della visita, l`incontro del Papa con i 14 vescovi cattolici armeni nel Palazzo apostolico ad Etchmiadzin e la partecipazione alla divina liturgia nella Cattedrale armeno apostolica. Dopo il pranzo, l`incontro con i delegati e benefattori della Chiesa armena apostolica. Nel programma attualmente “non è prevista firma di una dichiarazione congiunta”. Prima del rientro in Vaticano il Papa pregherà nel monastero di Khor Virap, luogo del pozzo in cui, secondo la tradizione, fu tenuto imprigionato per 12 anni Gregorio l`Illuminatore, fondatore del cristianesimo in Armenia. Qui Francesco libererà delle colombe in direzione del monte Ararat. In serata, infine, la cerimonia di congedo e alle 20,45 l`arrivo previsto a Roma.