Tra Papa Francesco e Sergio Mattarella – che domani lo accogliera’ al Quirinale – c’e’ una evidente intesa personale e una comunanza di vedute. Ed anche di stile, a cominciare dal rifiuto dell’ostentazione del ruolo come testimoniano le auto (normali) delle quali si servono rinunciando alle limousine. Papa e Presidente sembrano proprio due personalita’ fatte per andare d’accordo. Cosi’ come appare evidente la simpatia con la quale si guardano i due colli principali di Roma: Quirinale e Vaticano. L’ottica comune e’ quella del servizio ai deboli e della vicinanza al popolo (non a caso Mattarella il 2 giugno era nei Giardini per stare con la gente, come fa Papa Francesco ogni mercoledi’ in piazza San Pietro). Per questo e’ probabile che sbocci tra loro quell’amicizia personale che lego’ alcuni tra i predecessori: Wojtyla a Pertini (che si consolido’ poi in numerosi incontri, alcuni dei quali informali, ad esempio sulle piste da sci dell’Adamello) e a Ciampi (al punto che furono frequenti i loro incontri di mattina presto, per la messa e una rapida colazione nell’Appartamento alla Seconda Loggia del Palazzo apostolico in Vaticano. Mai pero’, anche a causa delle gia’ precarie condizioni di salute del Papa polacco, i due si videro nella sede della presidenza della Repubblica italiana. Sara’ proprio un commosso Ciampi, vestito di nero, a esprimere dal suo studio alla Vetrata, poco dopo le 22.00 del 2 aprile 2005, il lutto del popolo italiano per la scomparsa di Giovanni Paolo II. E sara’ sempre lui a omaggiare per primo, il giorno seguente, la salma del Papa composta nella Sala Clementina. E Benedetto XVI a Giorgio Napolitano, con un’intesa intellettuale con il piu’ grande teologo vivente della quale giustamente il presidente emerito della Repubblica puo’ andare fiero. Piu’ volte, spesso a margine dei concerti cui entrambi partecipavano, Napolitano si soffermava sugli appelli e le riflessioni di Benedetto XVI sulla crisi dell’Europa e del mondo occidentale. E il grande affetto che ancora li lega e’ stato testimoniato l’11 febbraio 2013 dalla profonda commozione del presidente della Repubblica italiana nel commentare la storica rinuncia al Soglio del Pontefice tedesco.
La stessa ammirazione Mattarella l’ha espressa pubblicamente per Bergoglio. “Sono entusiasta di Papa Francesco”, ha detto il Capo dello Stato rispondendo a Buenos Aires alla domanda di un giovanissimo allievo della scuola italiana Cristoforo Colombo a Buenos Aires che e’ curioso di sapere cosa ne pensi del Pontefice. “Potrei parlarne a lungo, ma per riassumere – ha continuato Mattarella parlando con i ragazzi italo-argentini – vi dico che sono entusiasta del Papa e in piu’ sottolineo che e’ un altro degli elementi che unisce argentini e italiani. E il cardinale Bergoglio era il vescovo di Buenos Aires e, diventando Papa, e’ ora vescovo di Roma ed e’ amato moltissimo”. Il capo dello Stato ha anche aggiunto che il Pontefice “sta diventando sempre di piu’ un punto di riferimento nel mondo che crea fiducia soprattutto nei giovani”. In sintonia con il presidente, Papa Francesco piu’ volte ha fatto una distinzione tra due diversi approcci alla politica: quella che e’ mera gestione del consenso, pronta a piegarsi alla convenienza del momento e quella che si pone al servizio del bene comune. “Mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella politica con la maiuscola!”, ha detto all’Azione Cattolica. “Credo – si e’ spiegato in ottobre con i suoi confratelli gesuiti – che la politica in generale, la grande politica, si sia sempre piu’ degradata nella piccola politica. Non soltanto nella politica partitica di ogni Paese, ma nelle politiche settoriali dentro uno stesso continente”. Mattarella condivide anche l’opinione un po’ spietata di Francesco, per il quale oggi “mancano quei grandi politici che erano capaci di mettersi sul serio in gioco per i loro ideali e non temevano ne’ il dialogo ne’ la lotta, ma andavano avanti, con intelligenza e con il carisma proprio della politica. La politica e’ una delle forme piu’ alte della carita’. La grande politica. E su questo credo che le polarizzazioni non aiutino: invece cio’ che aiuta, nella politica, e’ il dialogo”.
SESTO PAPA A SALIRE AL QUIRINALE DAL 1870
Dopo il grande gelo tra i due principali Colli di Roma, Quirinale e Vaticano, che dal 1870 – quando Pio IX perse insieme all’intero Stato Pontificio anche la sua residenza estiva, il Quirinale, dove peraltro si era svolto il Conclave che lo aveva eletto – si protrasse fino al 1939, cioe’ alla visita di pio XII a Vittorio Emanuele III anche nel tentativo di convincerlo a lasciare l’Italia fuori dalla guerra che stava per iniziare, tutti i 6 Papi che da allora si sono succeduti Papi sono andati al Quirinale in visita di Stato al Presidente della Repubblica. Ma dopo la visita del 28 dicembre 1939 di Pio XII bisogno’ aspettare 24 anni perche’ l’11 maggio 1963, Giovanni XXIII fosse il primo Papa a fare visita alle autorita’ italiane dopo la nascita della Repubblica, incontro’ al Quirinale il presidente Antonio Segni. L’anno successivo, l’11 gennaio, Paolo VI fece visita allo stesso Antonio Segni e, il 21 marzo 1966, al presidente Giuseppe Saragat. Segui’ un altro lungo intervallo, fino al 2 giugno 1984, quando Giovanni Paolo II si reco’ in visita da Sandro Pertini, al quale fu legato da un’intensa amicizia personale, che produsse numerosi incontri informali, anche sulle piste da sci dell’Adamello. Il 18 gennaio 1986, lo stesso Giovanni Paolo II ando’ al Quirinale per incontrare Francesco Cossiga, e il 20 ottobre 1998, Oscar Luigi Scalfaro. Il 24 giugno 2005, Benedetto XVI incontro’ al Quirinale il presidente Carlo Azeglio Ciampi (ed e’ rimasto celebre il siparietto tra la signora Franca e il Papa tedesco sul ‘bel’ segretario Georg Gaenswein) e il 4 ottobre 2008 il presidente Giorgio Napolitano, allora al suo primo mandato.
Anche Francesco e’ gia’ salito una volta al Quirinale, il 14 novembre 2013, quando fu accolto da Napolitano, rieletto nell’aprile precedente.