“Ho sentito il bisogno di essere vicino alle popolazioni colpite dal terremoto” e “non sono venuto prima per non creare problemi. Non volevo dare fastidio”. Con queste parole Papa Francesco, si è rivolto ai cittadini di Amatrice, dove questa mattina alle 9.10 si è recato in visita privata. Bergoglio ha scelto il giorno della festa di San Francesco d’Assisi per visitare le popolazioni colpite dal sisma lo scorso 24 agosto. Il Santo Padre è accompagnato dal vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili. Il Pontefice è entrato nella scuola, poi ha visitato la “zona rossa” del paese, quella chiusa per motivi di sicurezza. Francesco è stato accolto dagli studenti delle elementari e delle medie che gli hanno donato alcuni disegni. Il Papa li ha abbracciati e salutati uno ad uno e si è intrattenuto con loro ad ascoltare i racconti dei ragazzi. “La presenza del Papa e’ un messaggio importante, porta speranza e rinascita – ha detto il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi -. Sono forte ma ogni tanto la forza viene meno e una pacca sulla spalla aiuta. Aspettero’ Francesco a Pasqua perche’ il mio sogno e’ che quel giorno ci siano le case e la ripresa di tutte le attivita’, un segno importante per il mio Comune che ha pagato un tributo elevatissimo”.
Lasciata Amatrice, Papa Farncesco si e’ recato alla Residenza Sanitaria Assistenziale San Raffaele Borbona di Rieti, che accoglie ospiti non autosufficienti e non assistibili a domicilio ai quali saranno erogate prestazioni sanitarie, socio assistenziale, di recupero funzionale e di mantenimento. La struttura ospita 60 malati cronici. Già domenica scorsa, durante la conferenza stampa nel volo Baku-Roma, il Papa Francesco aveva detto che questa visita l’avrebbe fatta “privatamente, da solo, come sacerdote, come vescovo, come Papa. Ma da solo. Così voglio farla. E vorrei essere vicino alla gente”. Anche nell’Angelus del 28 agosto scorso, il Santo Padre aveva espresso la sua “vicinanza spirituale agli abitanti del Lazio, delle Marche e dell’Umbria, duramente colpiti dal terremoto di questi giorni. Penso in particolare alla gente di Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto, Norcia. Ancora una volta dico a quelle care popolazioni che la Chiesa condivide la loro sofferenza e le loro preoccupazioni. Preghiamo per i defunti e per i superstiti. Cari fratelli e sorelle, appena possibile anch’io spero di venire a trovarvi, per portarvi di persona il conforto della fede, l’abbraccio di padre e fratello e il sostegno della speranza cristiana”.