Cronaca

Papa Francesco apre la Porta della speranza nel carcere di Rebibbia: un Giubileo per i più emarginati

In un evento unico nella storia della cristianità, Papa Francesco ha aperto la seconda Porta Santa del Giubileo 2025 nel carcere romano di Rebibbia, segnando un momento di profonda speranza e comunione con i detenuti di tutto il mondo. Questa apertura, avvenuta nel giorno di Santo Stefano, il primo martire della Chiesa cattolica, sottolinea l’impegno del Papa verso i più emarginati della società.

Un messaggio di speranza ai detenuti

Il Santo Padre ha dichiarato: “Ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui, in un carcere. Ho voluto che tutti noi avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore per capire che la speranza non delude, non delude mai.” Queste parole risuonano come un messaggio di conforto e incoraggiamento non solo per i detenuti di Rebibbia ma per tutti coloro che vivono in situazioni di reclusione globale. Il Pontefice è stato accolto da figure di rilievo come il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il capo dimissionario del Dap Giovanni Russo.

Durante l’omelia nella cappella del carcere, Papa Francesco ha ulteriormente sottolineato il concetto di speranza: “Non bisogna perdere la speranza. La speranza non delude mai. La speranza è come un’ancora e bisogna tenere in mano la corda che la regge, anche se questa corda è difficile, ci fa male alle mani.” Ha esortato i presenti a “spalancare le porte del cuore”, un gesto simbolico che invita alla riflessione personale e alla condivisione.

Doni simbolici e richiamo alla pace

In segno di apprezzamento e comunione, i detenuti di Rebibbia hanno omaggiato il Papa con doni significativi. Gli uomini del Nuovo Complesso hanno offerto una riproduzione in miniatura della porta della Chiesa del Padre Nostro, realizzata con legni di barconi di migranti nel laboratorio “Metamorfosi”. Le donne di Rebibbia femminile hanno donato un cesto con prodotti artigianali, mentre l’Amministrazione Penitenziaria ha presentato un dipinto di Cristo salvifico creato da Elio Lucente, ex poliziotto penitenziario.

Nel suo discorso dall’Angelus, Papa Francesco ha anche richiamato l’attenzione sulla condizione dei cristiani perseguitati in varie parti del mondo, ricordando la figura di Santo Stefano come esempio di amore e perdono persino nei confronti dei propri persecutori. Ha invitato alla preghiera per la pace in regioni afflitte da conflitti come Ucraina, Gaza, Israele e Myanmar, sottolineando che “basta colonizzare i popoli con le armi” e spingendo per il disarmo e la lotta contro fame, malattie e lavoro minorile.

Pubblicato da
Enzo Marino