Papa Francesco in queste ore è protagonista (suo malgrado) di polemiche sul tema dell’omosessualità e dei seminari. Al centro delle discussioni quello che il pontefice avrebbe detto nel corso dell’ora e mezza circa di incontro a porte chiuse con i vescovi italiani lunedì 20 maggio scorso in occasione dell’apertura dei lavori della 79.ma Assemblea della Cei in Vaticano. Ad innescare la “bomba” mediatica, deflagrate a sette giorni dall’accaduto, alcune indiscrezioni del sito Dagospia che ha citato anonimi testimoni di quell’incontro nel quale Francesco avrebbe usato anche il non proprio ortodosso termine di “frociaggine” per esprimere la sua contrarietà e la messa in guardia sull’ammissione dei giovani aspiranti sacerdoti nei seminari. Parole che poi avrebbero trovato conferma da altre (e sempre anonime) fonti.
Questa posizione che avrebbe assunto il Papa, contrasta con la celebre affermazione di Francesco nel 2013: “Chi sono io per giudicare?”. Tuttavia, già nel 2005, una “Istruzione” della Congregazione per l’Educazione cattolica “circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri” parlava di non poter essere ammessi “coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay”.
Istruzione confermata nel 2016 da Papa Francesco con la Ration Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis dal titolo “Il Dono della vocazione presbiterale”. In pratica le linee guida fondamentali dei seminari di tutto il mondo preparata dalla Congregazione per il Clero e che al numero 199 stabiliva che in relazione alle persone con tendenze omosessuali che si accostano ai Seminari, o che scoprono nel corso della formazione tale situazione, in coerenza con il proprio Magistero, “la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay. Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne. Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che possono derivare dall’Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate”.
In altre parole, la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al seminario e agli ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay. La questione rimane oggetto di dibattito, ma il Papa ha chiaramente ribadito la sua posizione contro l’ammissione di aspiranti sacerdoti omosessuali nei seminari. Le reazioni ufficiali sono ancora in attesa, ma il caso continua a suscitare interesse e discussione.